Sentenza Sentenza Cassazione Penale n. 47783 del 19/11/2015
Penale Sent. Sez. 2 Num. 47783 Anno 2015
Presidente: GENTILE MARIO
Relatore: GALLO DOMENICO
SENTENZA
Sul ricorso proposto da
Matlhoti Yassine, nato a La Marsa (Tunisia) il 19/12/1986
avverso la sentenza 19/6/2013 del Tribunale di Lucca, sezione penale;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Domenico Gallo;
udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale,
Paola Filippi, che ha concluso per l’inammissibilità del ricorso;
RITENUTO IN FATTO
1.
Con sentenza in data 19/6/2013, il Tribunale di Lucca applicava, ex
art. 444 c.p.p., a Matlhoti Yassine la pena di anni due, mesi due di
reclusione ed €. 400,00 di multa per i reati di rapina impropria e lesioni
personali.
2.
Avverso tale sentenza propone ricorso l’imputato deducendo:
a) vizio della notifica del decreto di rinnovazione della citazione a giudizio;
b) mancanza ed illogicità della motivazione della sentenza.
1
Data Udienza: 19/11/2015
CONSIDERATO IN DIRITTO
1.
Il ricorso è inammissibile.
3.
Preliminarmente va rilevato che l’imputato è comparso in udienza ed ha
proc. assistito dal proprio difensore che nulla ha obiettato circa la regolarità della
notifica. Di conseguenza, trattandosi di una eventuale nullità relativa, la stessa
deve ritenersi sanata ex art. 184, comma 1, cod. proc. pen.
4.
Le parti, una volta intervenuto l’accordo e la ratifica del giudice non
possono più recedere dal patteggiamento e non possono proporre eccezioni o
censure in ordine al merito delle valutazioni sottese al prestato consenso, o ad
eventuali nullità verificatesi nella fase procedimentale, alla sussistenza ed alla
soggettiva attribuzione del fatto, all’applicazione e comparazione delle
circostanze, all’entità e modalità di applicazione della pena (Cass. Sez. I,
Sentenza n. 6898/1997 e n. 6545/1998).
3.
L’applicazione concordata della pena presuppone la rinuncia a fare valere
qualunque eccezione di nullità, anche assoluta diversa da quelle attinenti alla
richiesta di patteggiamento ed al consenso ad essa prestato (Cass. 5^ 1.4.99 n.
7262). Le parti che sono pervenute all’applicazione della pena su loro richiesta
non possono proporre in sede di legittimità questioni incompatibili con la richiesta
di patteggiamento formulata per il fatto contestato e per la qualificazione
giuridica risultante dalla contestazione; l’accusa, come giuridicamente qualificata,
non può essere rimessa in discussione (Cass. 6″ 2.3.99 n. 2815, ud. 21.1.99, rv.
213471). Occorre, poi, rilevare che l’obbligo di motivazione da parte del giudice è
assolto con la semplice affermazione dell’effettuata verifica e positiva valutazione
dei termini dell’accordo intervenuto tra le parti (Cass. 28.2.00, P.M. in proc.
Cricchi) e quindi dell’effettuato controllo degli elementi di cui all’art. 129 cod.
proc. pen. conformemente ai criteri di legge. Inoltre è pacifico che: “in tema di
patteggiamento, qualora sia concordata la misura finale di una pena, oggetto del
controllo affidato al giudice è la pena finale così concordata, in quanto
esprimente la sostanziale volontà delle parti, indipendentemente da eventuali
errori nei calcoli intermedi.” (Cass. Sez. 5, Sentenza n. 5054 del 21/10/1999 Cc.
formulato personalmente la richiesta di applicazione della pena ex art. 444 cod.
(dep. 11/11/1999 ) Rv. 216373; Sez. 6, Sentenza n. 1705 del 06/05/1999 Cc.
(dep. 16/06/1999) Rv. 214742).
4.
Nel caso di specie il giudice ha correttamente adempiuto all’obbligo della
motivazione nei termini di cui sopra.
5.
Ai sensi dell’articolo 616 cod. proc. pen., con il provvedimento che
condannato al pagamento delle spese del procedimento, nonché – ravvisandosi
profili di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità –
al
pagamento a favore della Cassa delle ammende di una somma che, alla luce del
dictum della Corte costituzionale nella sentenza n. 186 del 2000, si stima equo
determinare in euro 1.500,00.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle
spese processuali e della somma di euro1.500,00 alla Cassa delle ammende.
Così deciso, il 19 novembre 2015
Il Consigliere estensore
Il Presidente
dichiara inammissibile il ricorso, l’imputato che lo ha proposto deve essere