Sentenza Sentenza Cassazione Penale n. 47436 del 10/11/2015
Penale Ord. Sez. 7 Num. 47436 Anno 2015
Presidente: CAMMINO MATILDE
Relatore: ALMA MARCO MARIA
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
• MHAIDAR Mohamed, nato in Marocco il giorno 18/9/1979;
avverso la sentenza n. 366/2015 in data 10/4/2015 del Giudice per le indagini
preliminari presso il Tribunale di Verona;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita la relazione svolta in camera di consiglio dal relatore dr. Marco Maria
ALMA;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Il G.I.P. presso il Tribunale di Verona, con sentenza in data 10/4/2015, applicava
nei confronti di MHAIDAR Mohamed la pena concordata dalle parti ex art. 444
c.p.p., in relazione ai reati di cui agli artt. 628, commi 1 e 2, cod. pen. e 527,
comma 2, cod. pen.
Propone ricorso per cassazione l’imputato, deducendo il seguente motivo:
violazione di legge e vizio di motivazione con riferimento all’omessa valutazione
della sussistenza di eventuali cause di non punibilità ex art. 129 cod. proc. pen.
Il ricorso è inammissibile per manifesta infondatezza atteso che, contrariamente
a quanto asserito apoditticamente dal ricorrente, nella sentenza è contenuta la
disamina relativa all’insussistenza delle cause di proscioglimento ex art. 129 cod.
proc. pen.
E’ principio costantemente affermato dalla Suprema Corte, in tema di
patteggiamento, che il giudizio negativo circa la ricorrenza di una delle ipotesi di
cui al citato art. 129 c.p.p. deve essere accompagnato da una specifica
Data Udienza: 10/11/2015
Alla inammissibilità del ricorso consegue la condanna del ricorrente al pagamento
delle spese processuali, nonché, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., valutati i profili di
colpa nella determinazione della causa di inammissibilità emergenti dal ricorso
(Corte cost. 13 giugno 2000, n. 186), al versamento della somma, che si ritiene
equa, di euro millecinquecento a favore della cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle
spese processuali e al versamento della somma di euro millecinquecento alla
cassa delle ammende.
Così dedso in Roma2i1 10 novembre 2015.
motivazione soltanto nel caso in cui dagli atti o dalle deduzioni delle parti
emergano concreti elementi circa la possibile applicazione di cause di non
punibilità, dovendo, invece, ritenersi sufficiente, in caso contrario, una
motivazione consistente nell’enunciazione – anche implicita – che è stata
compiuta la verifica richiesta dalle legge e che non ricorrono le condizioni per la
pronuncia di proscioglimento ex art. 129 c.p.p.” (Sez. U, n. 10372 del
27/09/1995, Serafino, Rv. 202270; da ultimo, Sez. 1, n. 4688 del 10/01/2007,
Brendolin, Rv. 236622). Nel caso di specie la sentenza impugnata si è attenuta
correttamente al suddetto principio escludendo espressamente la sussistenza di
una delle cause di cui all’art. 129 c.p.p.