Sentenza Sentenza Cassazione Penale n. 4177 del 07/10/2014


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Penale Sent. Sez. 5 Num. 4177 Anno 2015
Presidente: LOMBARDI ALFREDO MARIA
Relatore: MICCOLI GRAZIA

SENTENZA

sul ricorso proposto da:
NARCISI ANTONIO N. IL 27/05/1975
avverso la sentenza n. 81/2013 CORTE APPELLO di LECCE, del
05/07/2013
visti gli atti, la sentenza e il ricorso
udita in PUBBLICA UDIENZA del 07/10/2014 la relazione fatta dal
Consigliere Dott. GRAZIA MICCOLI
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott.
che ha concluso per

Udito, per la parte civile, l’Avv
Udit i difensor Avv.

Data Udienza: 07/10/2014

,

Il Procuratore Generale della Corte di Cassazione, dott. Eduardo Vittorio SCARDACCIONE, ha
concluso chiedendo il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza impugnata la Corte d’appello di Lecce, in data 5 luglio 2013, confermava la
sentenza del Tribunale di Lecce – sezione distaccata di Campi Salentina, con la quale Antonio
NARCISI era stato condannato alla pena di giustizia per il reato di cui agli artt. 582 e 583 cod.
pen. commesso in danno di Fabio Chiarelli (fatto commesso in data 14 marzo 2006).
2.

Propone ricorso l’imputato, con atto sottoscritto dal suo difensore, deducendo la violazione

nel caso di specie non vi sia alcun indebolimento di un organo, giacché le lesioni hanno solo
provocato l’avulsione di un dente senza incidere sull’apparato masticatorio della persona
offesa.

CONSIDERATO IN DIRITTO
Il ricorso è infondato.
La Corte territoriale ha, con valutazioni esenti da vizi logici e di merito, compiutamente
risposto alla stessa doglianza del ricorrente proposta in appello.
Dopo aver dato atto delle risultanze processuali in base alle quali è risultata provata la lesione
della “completa avulsione traumatica di un incisivo superiore” riportata dalla persona offesa, la
Corte d’Appello ha evidenziato le ragioni di diritto secondo le quali la suddetta lesione è
riconducibile in una delle aggravanti di cui all’art. 583 cod. pen..
Ed invero, ritiene il Collegio, che una menomazione anche minima, purché apprezzabile, della
potenzialità di un organo, sicuramente sussistente nel caso, come quello in esame, della
rottura di un incisivo, appare sufficiente per aversi indebolimento permanente dell’organo della
masticazione ai sensi dell’art. 583, comma primo, n. 2 cod. pen..
Tale valutazione, peraltro, si colloca in un recente alveo giurisprudenziale, secondo cui, in tema
di lesioni personali, deve ritenersi immune da censure la sentenza di merito che ha ravvisato
l’aggravante dell’indebolimento permanente di un senso o di un organo in ipotesi di
sublussazione e successiva devitalizzazione di un dente in conseguenza della condotta lesiva
posta in essere dall’imputato (Sez. 5, n. 27986 del 05/02/2013 – dep. 26/06/2013, M, Rv.
256357; Sez. 5, 04/07/2011, n. 42114, B.).
La stessa giurisprudenza, in caso analogo a quello in esame, ha precisato che integra la
fattispecie criminosa di cui all’art. 583, comma primo, n. 2 cod. pen., anche l’avulsione di un
solo dente incisivo, in quanto occorre far riferimento alla naturale funzionalità dell’organo
indipendentemente dalla possibile applicazione di una protesi dentaria. (Sez. 2, n. 32586 del
03/06/2010 – dep. 01/09/2010, Ben Ali, Rv. 247979).
E giurisprudenza risalente di questa Corte ha pure ritenuto che l’ulteriore indebolimento di un
organo, la cui funzione sia già limitata a causa di precedente anomalia, costituisce causa per
ritenere la sussistenza dell’aggravante di cui al n 2 del primo comma dell’art 583 cod pen.
(fattispecie in tema di perdita di due denti incisivi in apparato masticatorio già mancante di due
2

di legge con riferimento al riconoscimento dell’aggravante di cui all’art. 583 cod. pen, sebbene

canini) (Sez. 4, n. 1993 del 15/10/1974 – dep. 20/02/1975, PARME, Rv. 129327).

P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali.
Così deciso in Roma, il 7 ottobre 2014
Il Presidente

re estensore

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