Sentenza Sentenza Cassazione Penale n. 37150 del 15/05/2018


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Penale Ord. Sez. 4 Num. 37150 Anno 2018
Presidente: IZZO FAUSTO
Relatore: TORNESI DANIELA RITA

ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
SANTANA LEBRON RHADAMES ALBERTO nato il 22/03/1979

avverso la sentenza del 19/12/2017 del GIUDICE UDIENZA PRELIMINARE di BUSTO
ARSIZIO

udita la relazione svolta dal Consigliere DANIELA RITA TORNESI;

Data Udienza: 15/05/2018

RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO

1. Con sentenza emessa in data 19 dicembre 2017 il giudice per le
indagini preliminari del Tribunale di Busto Arsizio applicava a Santana Lebron
Rhadames Alberto, ai sensi dell’art. 444 cod. proc. pen., su accordo delle parti,
la pena di anni tre, mesi sei e giorni 20 di reclusione ed Euro 12.000,00 di multa
per il reato di cui all’art. 73, comma 1, d.P.R. n. 309/1990.

mezzo del difensore di fiducia, avverso la predetta sentenza denunciando il vizio
di violazione di legge e il vizio motivazionale in ordine al mancato riconoscimento
del quinto comma dell’art. 73 del d.P.R. n. 309/1990.

3. Si premette che, in base all’art. 448, comma 2 bis cod. proc. pen.,
come introdotto dall’art.1, comma 50, della legge 23 giugno 2017, n. 103, in
vigore dal 3 agosto 2017, il ricorso avverso la sentenza di patteggiamento è
proponibile solo per motivi attinenti all’espressione della volontà dell’imputato, al
difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, all’erronea qualificazione
giuridica del fatto e all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.
La sentenza che recepisce l’accordo fra le parti va considerata
sufficientemente motivata con una succinta descrizione del fatto (deducibile dal
capo d’imputazione), con l’affermazione della correttezza della qualificazione
giuridica di esso, con il richiamo all’art. 129 c.p.p., per escludere la ricorrenza di
alcuna delle ipotesi ivi previste, con la verifica della congruità della pena
patteggiata ai fini e nei limiti di cui all’art. 27 Cost. (Sez. 4, n. 34494 del
13/07/2006, P.G. in proc. Koumya, Rv. 234824).
La richiesta consensuale di applicazione della pena si traduce in una scelta
processuale che implica la rinuncia ad avvalersi della facoltà di contestare
l’accusa i cui termini formali e sostanziali sono stati inequivocabilmente
«accettati» dalle parti.

4. Orbene ciò premesso, si osserva che la sentenza impugnata ha ratificato,
apprezzando la congruità della concordata pena, un accordo sanzionatorio delle
parti che, in difetto di patenti illegalità, non può essere caducato.
Si soggiunge che, secondo la giurisprudenza di legittimità (tra le altre, Sez.
7, n. 39600 del 10/09/2015, Rv. 264766), con riguardo all’istituto in esame, la
possibilità di ricorrere per cassazione deducendo l’erronea qualificazione giuridica
del fatto contenuto in sentenza è limitata ai casi in cui tale qualificazione risulti,
con indiscutibile immediatezza, palesemente eccentrica rispetto al contenuto del

2. Santana Lebron Rhadames Alberto propone ricorso per cassazione, a

capo di imputazione; ipotesi, questa, certamente non ricorrente nel caso dì
specie.

5. Alla presente declaratoria di inammissibilità

de plano ai sensi dell’art.

610, comma 5 bis, cod. proc. pen., segue, per legge, la condanna del ricorrente
al pagamento delle spese processuali ed al versamento alla cassa delle
ammende della somma di euro quattromila che si reputa equa avuto riguardo al

P.Q.M.

Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle
spese processuali e della somma di euro quattromila in favore della cassa delle
ammende.
Così deciso il 15 maggio 2018

Il Consigliere estensore
Danr Rita Tornesi

rimedio esperito per ragioni non consentite dalla legge.

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