Sentenza Sentenza Cassazione Penale n. 31255 del 14/07/2015


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Penale Sent. Sez. 4 Num. 31255 Anno 2015
Presidente: BRUSCO CARLO GIUSEPPE
Relatore: ZOSO LIANA MARIA TERESA

SENTENZA

sul ricorso proposto da:
ORTIZ GRISALES LUIS FERNANDO N. IL 20/04/1963
ROJAS HERNANDEZ JOHN JAIRO N. IL 19/08/1972
METERON BELALCAZAR RONALD RODRIGO N. IL 11/07/1980
avverso la sentenza n. 1829/2014 CORTE APPELLO di BRESCIA, del
15/10/2014
visti gli atti, la sentenza e il ricorso
udita in PUBBLICA UDIENZA del 14/07/2015 la relazione fatta dal
Consigliere Dott. LIANA MARIA TERESA ZOSO
-eu\Udito il Procuratore Generale in persona del Dott.
b ;o o AAAL.,0 rt61’D
che ha concluso per

Udito, per la parte civile, l’Avv
Udit i difensor Avv.
,

Data Udienza: 14/07/2015

RITENUTO IN FATTO

1.La corte di appello di Brescia, con sentenza in data 15 ottobre 2014, riformava parzialmente
la sentenza in data 20 gennaio 2014 del GUP del tribunale di Brescia con cui, per quanto qui
ancora interessa, Materon Belalcazar Ronald Rodrigo, Ortiz Grisales Luis Fernando e Rojas
Hernandez John Jairo erano stati condannati, il primo alla pena di anni otto, mesi otto e giorni
dieci di reclusione ed euro 44.000 di multa, il secondo alla pena di anni due, mesi nove e giorni

reclusione ed euro 16.000 di multa. In particolare, era emerso dalle indagini esperite che
esisteva un ramificato sodalizio criminoso dedito al traffico internazionale di stupefacenti che
vedeva un ruolo di spicco in Materon Belalcazar e nel socio Mieles Meza Alberto Jesus, i quali
organizzavano viaggi di corrieri che trasportavano notevoli quantitativi di cocaina dalla
Colombia all’Italia. Il luogo di occultamento della sostanza stupefacente era l’appartamento di
tale Cardona Ospina Liliana Patricia ed il luogo di approdo dei corrieri e di recupero della
sostanza era l’hotel Benedetta di Brescia, di cui era titolare Pinzon Rojas Zulma. Tra i
destinatari della cocaina era stato individuato Attanasio Enrico. Le indagini si erano sviluppate
essenzialmente attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche nonché a mezzo dei
conseguenti servizi di osservazione controllo che avevano consentito di pervenire a sequestri di
cocaina. La corte d’appello riduceva la pena inflitta a Ortiz Grisales Luis Fernando ad anni due,
mesi otto e giorni venti di reclusione ed euro 12.600 di multa, ritenendo che l’aumento in
continuazione per il reato di cui al capo 36 della rubrica dovesse essere limitato ad un mese di
reclusione ed euro 900,00 di multa. Nel resto la corte territoriale confermava la sentenza
impugnata.
2. Avverso la sentenza della corte d’appello proponevano ricorso per cassazione Materon
Belalcazar Ronald Rodrigo, Ortiz Grisales Luis Fernando e Rojas Hernandez John Jairo.
3. Materon Belalcazar Ronald Rodrigo svolgeva due motivi di doglianza.
3.1. Con il primo motivo deduceva vizio di motivazione relativamente alla ritenuta
responsabilità per il reato di cui al capo 6 della rubrica in quanto la corte d’appello, per
affermare la responsabilità del prevenuto in ordine a tale reato, aveva richiamato i diversi fatti
la cui valenza probatoria supportava il reato ascritto al capo 4 ma non quello ascritto al capo 6.
3.2. Con il secondo motivo deduceva vizio di motivazione derivante da travisamento della
prova in relazione al reato di cui al capo 33, afferente la cessione di 50 g di cocaina ad
Attanasio Enrico avvenuta il 24 novembre 2009. La corte d’appello aveva affermato che la
responsabilità dell’imputato emergeva chiaramente dalle dichiarazioni rese sul punto da
Attanasio Enrico. In realtà l’Attanasio, nell’interrogatorio del 16 aprile 2013, aveva dichiarato
che, in ordine al contestato acquisto di 50 g di cocaina, egli non aveva mai preso la sostanza
indicata.
4. Ortiz Grisales Luis Fernando svolgeva un solo motivo di gravame con il quale deduceva
illogicità della motivazione relativamente alla ritenuta responsabilità per i reati di cui ai capi 35
1

dieci di reclusione ed euro 14.000 di multa, ed il terzo alla pena di anni tre e mesi quattro di

e 36 della rubrica in quanto la corte d’appello era pervenuta alla conferma della sentenza di
condanna sulla base di conversazioni telefoniche non sostenute da elementi obiettivi né da
riscontri. In particolare, non erano state individuate le fonti di approvvigionamento della
sostanza che si assumeva acquistata e poi ceduta né erano stati escussi gli eventuali
acquirenti; inoltre né sulla persona del ricorrente né presso la sua abitazione erano state
rinvenute tracce di sostanze stupefacenti.
5. Rojas Hernandez John Jairo svolgeva anch’egli un solo motivo di ricorso deducendo

quanto la corte d’appello aveva richiamato le conversazioni telefoniche indicate dal giudice di
primo grado e, per relationem,

la motivazione da questi resa senza considerare che il

coinvolgimento del Rojas era stato ritenuto sulla scorta del mero richiamo ad un altro
precedente episodio di importazione di sostanze stupefacente che aveva avuto come
protagonisti Mieles, Materon o Osifo e le cui analogie facevano presupporre che l’episodio in
contestazione avesse avuto ad oggetto l’introduzione in Italia di 1 kg di cocaina. Peraltro lo
stralcio di una conversazione telefonica intercorsa tra Pacero e Mieles non alludeva ad alcun
trasporto di stupefacente, contrariamente a quanto affermato dalla corte territoriale, ed era
stato travisato, altresì, il contenuto della telefonata del 24 ottobre 2009 tra Mieles e Materon
laddove il primo aveva alluso al fatto che Patty (Cardona Ospina Liliana Patricia ) avrebbe
dovuto essere disponibile a ricevere lo stupefacente poiché non era stato fatto riferimento
alcuno alla data in cui ella avrebbe dovuto rendersi disponibile per l’eventuale detenzione della
droga. Ed era stato travisato, altresì, il contenuto di altra telefonata intercorsa in pari data tra
Mieles, in attesa del Rojas presso l’aeroporto di Verona, e Pacero nella quale quest’ultimo si
era scusato con il suo interlocutore perché non era in grado di spiegare la motivazione del
ritardo del Rojas. Dal tenore della conversazione si evinceva che il Mieles era presente
all’aeroporto di Verona solo per fare una cortesia al Pacero e, se il Mieles realmente avesse
dovuto attendere la consegna di stupefacente, non solo avrebbe prolungato l’attesa ma non
avrebbe successivamente concordato l’appuntamento con il Rojas presso la stazione ferroviaria
di Desenzano del Garda, dato

o
5se-L514 luogorsottoposto a frequenti controlli da parte delle

forze dell’ordine. La trascuratezza con cui era stato condotto l’incontro tra Mieles e Rojas
evidenziava che l’oggetto di esso non poteva essere lo scambio dello stupefacente indicato nel
capo d’imputazione. Inoltre non si comprendeva come il Rojas avrebbe potuto trasportare la
droga perché, se avesse ingerito un chilo di cocaina mediante ovuli, si sarebbero verificate le
problematiche connesse all’espulsione di essi mentre, qualora tale stupefacente fosse stato
occultato nel bagaglio, sarebbe stato impossibile eludere i controlli presenti in aeroporto.

CONSIDERATO IN DIRITTO

1. Osserva la corte che il primo motivo di ricorso svolto da Materon Belalcazar Ronald Rodrigo
è infondato ed ai limiti della inammissibilità.
2

violazione di legge e vizio di motivazione in relazione al reato di cui al capo 6 della rubrica in

Invero il ricorrente censura l’interpretazione resa dalla corte d’appello del contenuto delle
telefonate oggetto di intercettazione scambiate tra Mieles e Pacero il 20.10.2009 ( nella quale
si faceva riferimento ad una nuova ed imminente spedizione di stupefacente ), il 23.10.2009 (
con cui Pacero avvisava Mieles dell’arrivo del Rojas il giorno successivo ), il 24.10.2009 ( per
avere notizie sull’arrivo del Rojas ), di quelle scambiate tra Rojas e Miele il 24.10.2009 ( con
cui il primo riferiva al secondo di essere giunto all’aeroporto di Bergamo invece che a quello di
Verona ) ed il 25.10.2009 ( con cui Rojas avvisava Mieles di essere alla stazione di Desenzano

confermava la avvenuta consegna della droga ). Ma le censure si riducono alla prospettazione
di una lettura soggettivamente orientata del materiale probatorio alternativa a quella fatta
motivatamente propria dai giudici di merito nel tentativo di sollecitare la corte di legittimità ad
una rivisitazione degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione o all’autonoma
adozione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei medesimi, che invece le
sono precluse ai sensi della lett. e) del citato art. 606. Ciò premesso, e ricordato che in sede di
legittimità è possibile prospettare una interpretazione del significato di una intercettazione
diversa da quella proposta dal giudice di merito solo in presenza del travisamento della prova,
ovvero nel caso in cui il giudice di merito ne abbia indicato il contenuto in modo difforme da
quello reale e la difformità risulti decisiva ed incontestabile (Sez. 5, n. 7465 del 28/11/2013 dep. 17/02/2014, Napoleoni e altri, Rv. 259516; Sez. 6, n. 11189 del 8 marzo 2012, Asaro,
Rv. 252190), deve comunque evidenziarsi come, in merito ai colloqui intercorsi tra Mieles,
Pacero e Rojas, i giudici di merito hanno seguito un ragionamento rigoroso e pienamente
giustificato dall’oggettivo contenuto delle telefonate intercettate, avendo la corte territoriale
dato conto anche delle conversazioni intercettate il 31.10.2009, da cui si evinceva che lo
stupefacente era stato consegnato a Cardona Ospina Liliana Patricia mentre, dopo quella del
24.10.2009, nessun’altra consegna risultava essere stata effettuata.
Dunque la motivazione dei giudici di merito in ordine alla ritenuta responsabilità del prevenuto
per il reato ascritto al capo 6 della rubrica appare esaustiva ed esente da vizi logici mentre il
riferimento alle modalità analoghe adottate dagli imputati per la commissione del diverso reato
ascritto al capo 4 costituisce non già il cardine del castello probatorio ma un elemento
marginale considerato ad ulteriore riprova del fatto.
2. Il secondo motivo di ricorso proposto da Materon Belalcazar Ronald Rodrigo è parimenti
infondato. Invero il ricorrente assume che la corte d’appello avrebbe fondato il giudizio di
colpevolezza in ordine al reato di cui al capo 33 della rubrica sulle dichiarazioni rese da
Attanasio Enrico, così travisando la prova in quanto l’Attanasio aveva negato di aver acquistato
la quantità di 50 grammi di cocaina dal Materon il 24.11.2009. Ora, va rilevato che la corte
d’appello ha equivocato laddove, ai righi 24 e 25 della pagina 102 della sentenza, ha fatto
riferimento a chiare dichiarazioni rese sul punto dall’Attanasio poiché, diversamente, ai righi 26
e 27 della pagina 101 ha dato conto del fatto che il tribunale aveva considerato come
l’Attanasio avesse negato di aver ricevuto la sostanza stupefacente ritenendo tale
3

come convenuto ) e di quelle scambiate tra Mieles e Materon il 25.10.2009 ( da cui si

dichiarazione non credibile perché smentita dal contenuto delle conversazioni intercettate, che
rivelavano l’accordo intervenuto tra il Materon e l’Attanasio ed il disappunto manifestato in
seguito dal Materon alla sua convivente per non essere stato pagato. Tuttavia la corte
d’appello, nel prosieguo della motivazione, ha espresso piena condivisione del giudizio di
colpevolezza dato dal tribunale richiamando nuovamente il contenuto delle intercettazioni, per
il che la sentenza appare esaustivamente e logicamente motivata, dovendosi considerare come
mero errore espositivo, che non mina la completezza e logicità della motivazione nel suo

3. Il ricorso svolto da Ortiz Grisales Luis Fernando è infondato ed ai limiti della inammissibilità.
Invero il ricorrente introduce nuovamente questioni di merito che già sono state valutate dalla
corte territoriale la quale, con motivazione esaustiva ed esente da vizi logici, ha dato conto del
fatto che la responsabilità del prevenuto per il reato di cui al capo 35 della rubrica ( cessione di
grammi 150 di cocaina a soggetto ignoto il 30.11.2009 ) si evinceva dal tenore inequivoco
della conversazione intrattenuta con Condoleo Luigi, nel corso della quale l’Ortiz aveva
affermato di aver venduto” centocinquanta pezzi di quella a trenta ed a trentatre “. Peraltro,
osservava la corte, l’imputato non aveva negato l’addebito ma si era limitato a dichiarare che
era sua intenzione collaborare, senza tuttavia dare corso a tale intento. Con riguardo al reato
di cui al capo 36, la corte d’appello ha considerato, analogamente, come dalla conversazione
intercorsa il 15.12.2009 tra l’imputato e Luli Lorenc fosse emerso che il primo aveva ceduto al
secondo 50 grammi di cocaina, tanto che il Lulic si era doluto della cattiva qualità della
sostanza.
4.

Anche il ricorso svolto da Rojas Hernandez John Jairo è infondato ed ai limiti della

inammissibilità. Valgono qui le considerazioni svolte con riguardo al primo motivo di ricorso
proposto da Materon Belalcazar Ronald Rodrigo, trattandosi di questioni in parte sovrapponibili
che riguardano la medesima imputazione. Quanto sostenuto dal ricorrente, secondo cui
l’illogicità della motivazione deriverebbe dal fatto che le modalità dello svolgimento dei fatti
inducevano a ritenere l’inverosimiglianza del trasporto e della consegna di sostanza
stupefacente, si tratta di una interpretazione alternativa che non vale a disarticolare l’intero
ragionamento svolto dal giudicante e non determina al suo interno radicali incompatibilità, così
da vanificare o da rendere manifestamente incongrua o contraddittoria la motivazione. Basti
considerare che la mancata attesa ad oltranza del Rojas da parte del Mieles presso l’aeroporto
di Verona ben poteva essere dipesa da varie ragioni, come la constatazione che non erano
previsti altri arrivi dalla Spagna, e che l’incontro fissato presso la stazione di Desenzano sul
Garda non assume valenza univoca nel senso di escludere l’avvenuta cessione di stupefacente.
I ricorsi vanno, dunque, rigettati, con conseguente condanna dei ricorrenti al pagamento delle
spese processuali.

P. Q. M.

4

complesso, il riferimento alle dichiarazioni rese dall’Attanasio.

rigetta i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali.

Così deciso il 14.7.2015.

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