Sentenza Sentenza Cassazione Penale n. 28455 del 22/04/2016
Penale Ord. Sez. 7 Num. 28455 Anno 2016
Presidente: GRILLO RENATO
Relatore: LIBERATI GIOVANNI
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
SABA MONICA N. IL 31/01/1984
avverso la sentenza n. 4586/2015 TRIBUNALE di CAGLIARI, del
14/10/2015
dato avviso alle parti;
sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. GIOVANNI LIBERATI;
Data Udienza: 22/04/2016
RITENUTO IN FATTO
Con sentenza pronunciata ex art. 444 cod. proc. pen., il Tribunale di Cagliari ha
applicato a Monica Saba la pena da questa richiesta, per il reato di cui all’art. 73, comma
1, d.P.R. 309/90.
Avverso la sentenza, la Saba ha proposto ricorso per cassazione, chiedendone
l’annullamento e lamentando carenza di motivazione circa l’insussistenza di cause di
proscioglimento ex art. 129 cod. proc. pen.
CONSIDERATO IN DIRITTO
La ricorrente si limita, infatti, a lamentare, senza alcun concreto riferimento critico
alla motivazione della sentenza impugnata e omettendo di formulare motivi specifici,
mancanza di motivazione circa l’insussistenza di cause di proscioglimento
ex art. 129
cod. proc. pen.
Deve, peraltro, richiamarsi il costante orientamento di questa Corte, secondo cui
l’obbligo della motivazione, imposto al giudice dagli artt. 111 Cost. e 125, comma 3, cod.
proc. pen. per tutte le sentenze, non può non essere conformato alla particolare natura
giuridica della sentenza di patteggiamento, rispetto alla quale, pur non potendo ridursi il
compito del giudice a una funzione di semplice presa d’atto del patto concluso tra le
parti, lo sviluppo delle linee argomentative della decisione è necessariamente correlato
all’esistenza dell’atto negoziale con cui l’imputato dispensa l’accusa dall’onere di provare i
fatti dedotti nell’imputazione. Ne consegue che il giudizio negativo circa la ricorrenza di
una delle ipotesi di cui all’art. 129 cod. proc. pen. deve essere accompagnato da una
specifica motivazione soltanto nel caso in cui dagli atti o dalle deduzioni delle parti
emergano concreti elementi circa la possibile applicazione di cause di non punibilità,
dovendo, invece, ritenersi sufficiente, in caso contrario, una motivazione consistente
nell’enunciazione – anche implicita – che è stata compiuta la verifica richiesta dalle leggi
e che non ricorrono le condizioni per la pronuncia di proscioglimento ex art. 129 cod.
proc. pen. (ex plurimis, Sez. 3, 29 maggio 2012, n. 36610; Sez. 3, 22 settembre 1997,
n. 2932; Sez. un. 27 settembre 1995, n. 10372; Sez. un., 27 marzo 1992, n. 5777).
Tale orientamento trova applicazione anche nel caso di specie, in cui la
motivazione della sentenza circa l’insussistenza di cause di proscioglimento ex art. 129
cod. proc. pen., appare, in ogni caso, sufficiente, perché richiama gli atti di indagine, ed
in particolare il verbale di arresto e gli atti a questo allegati, evidenziando l’inesistenza di
elementi valutabili a favore della ricorrente.
Il ricorso, conseguentemente, deve essere dichiarato inammissibile.
Tenuto conto della sentenza 13 giugno 2000, n. 186, della Corte costituzionale e
rilevato che, nella fattispecie, non sussistono elementi per ritenere che «la parte abbia
proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di
1
Il ricorso è inammissibile.
inammissibilità», alla declaratoria dell’inammissibilità medesima consegue, a norma
dell’art. 616 cod. proc. pen., l’onere delle spese del procedimento nonché quello del
versamento della somma, in favore della Cassa delle ammende, equitativamente fissata
in C 2.000,00.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese
processuali e della somma di C 2.000,00 in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 22 aprile 2016
Il Consigliere estensore