Sentenza Sentenza Cassazione Penale n. 23119 del 28/02/2014


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Penale Ord. Sez. 7 Num. 23119 Anno 2014
Presidente: FIALE ALDO
Relatore: GAZZARA SANTI

ORDINANZA

sul ricorso proposto da:
ALLERUZZO MICHELE N. IL 30/09/1982
avverso la sentenza n. 1950/2013 TRIBUNALE di MESSINA, del
11/09/2013
dato avviso alle parti;
sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. SANTI GAZZARA;

Data Udienza: 28/02/2014

Ritenuto:
– che con la sentenza in epigrafe segnata, il Tribunale di Messina ha applicato, su richiesta delle
parti, la pena di anni 1, mesi 8 di reclusione ed euro 3.000,00 di multa, nonché la pena accessoria
del divieto di accesso ai luoghi ove si svolgono manifestazioni sportive, per la durata di anni 1 e
mesi 6, a carico di Michele Alleruzzo, imputato dei reati ex artt. 73, co. I bis, d.P.R. 309/90, e art. 6
bis L. 401/89;

della pena sull’accordo delle parti, ai sensi dell’art. 444 c.p.p., è inammissibile l’impugnazione
diretta a contestare la sussistenza del fatto, la sua soggettiva attribuzione, i termini fattuali
dell’imputazione, l’entità della pena applicata o le modalità della sua determinazione (Cass.
21.11.1997, P.M. in proc. Autiero; sez. un. 3.12.1999, Fraccari); né può riconoscersi alla parte un
concreto interesse a dedurre su tali punti la mancanza o l’insufficienza della motivazione, dal
momento che la statuizione del giudice coincide esattamente con la volontà pattizia (cass.
1.12.1993, Vitolano);
-che il ricorso per cassazione proposto dalla difesa del prevenuto in punto di carenza di
motivazione, ai fini dell’applicazione dell’art. 129 c.p.p., risulta inammissibile perché il relativo
motivo di gravame appare comunque sprovvisto della necessaria concretezza per una declaratoria
immediata di non punibilità, mentre, in ogni caso la sentenza si palesa sufficientemente motivata in
ordine alla inapplicabilità della disposizione citata, da cui è chiaramente desumibile la insussistenza
di cause di non punibilità;
– che va dichiarata l’inammissibilità del ricorso con le conseguenze di legge;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al
versamento della somma di euro 1.000,00 alla cassa delle ammende.
Così deliberato in camera di consiglio il 28/2/2014.

-che secondo il consolidato indirizzo interpretativo di questa Corte, nell’ipotesi di applicazione

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