Sentenza Sentenza Cassazione Penale n. 22790 del 06/02/2013
Penale Ord. Sez. 7 Num. 22790 Anno 2013
Presidente: SIOTTO MARIA CRISTINA
Relatore: CASSANO MARGHERITA
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
GIOIA GIOVANNI N. IL 09/04/1967
avverso l’ordinanza n. 9/2011 GIP TRIBUNALE di RIMINI, del
21/12/2011
dato avviso alle parti;
sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. MARGHERITA
CASSANO;
Data Udienza: 06/02/2013
Ritenuto in fatto.
Con ordinanza emessa il 21 dicembre 2011 il giudice per le indagini preliminari
del Tribunale di Rimini, in funzione di giudice dell’esecuzione, rigettava la richiesta
avanzata da Giovanni Gioia, volta ad ottenere l’applicazione della disciplina della
continuazione ex art. 671 c.p.p. in relazione alle sentenze pronunziate nei suoi
preordinazione criminosa.
Avverso tale ordinanza ha proposto ricorso per cassazione personalmente Gioia,
il quale lamenta violazione di legge e vizio di motivazione in relazione all’omesso
riconoscimento della continuazione in sede esecutiva.
Osserva in diritto.
Il ricorso è manifestamente infondato.
Lo stesso, più che individuare singoli aspetti del provvedimento impugnato da
sottoporre a censura, tende a provocare una nuova, non consentita valutazione delle
circostanze di fatto, in quanto tali insindacabili in sede di legittimità. L’ ordinanza
impugnata, peraltro, ha correttamente valutato il contenuto delle diverse sentenze e,
all’esito della compiuta disamina delle stesse, ha, con motivazione congrua,
adeguata e priva di erronea applicazione della legge penale e processuale, illustrato
le ragioni di fatto — in quanto tali insindacabili in sede di legittimità – ostative al
riconoscimento della continuazione
Alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso consegue di diritto la condanna
del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in mancanza elementi atti ad
escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, al
versamento a favore della cassa delle ammende di una sanzione pecuniaria che pare
congruo determinare in euro mille, ai sensi dell’ art. 616 c.p.p.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle
spese processuali e della somma di euro mille in favore della cassa della ammende.
Così deciso in Roma, in camera di consiglio, il 6 febbraio 2013.
confronti, ritenendo insussistenti i presupposti di un’unica e originaria