Sentenza Sentenza Cassazione Penale n. 20818 del 17/04/2018
Penale Sent. Sez. 5 Num. 20818 Anno 2018
Presidente: MICCOLI GRAZIA
Relatore: SCORDAMAGLIA IRENE
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
FERRARI ANGELO nato il 23/02/1949 a NAPOLI
avverso la sentenza del 16/06/2016 del TRIBUNALE di NAPOLI
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere IRENE SCORDAMAGLIA
Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore OLGA MIGNOLO
che ha concluso per
Il Proc. Gen. conclude per l’inammissibilita’
Udito il difensore
Data Udienza: 17/04/2018
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
1. Con la sentenza impugnata il Tribunale di Napoli, in funzione di giudice di appello, ha
confermato la pronuncia del Giudice di Pace di Napoli, emessa in data 20 novembre 2015,
limitatamente alla dichiarazione di responsabilità di Ferrari Angelo per il delitto di minaccia
commesso in danno di Scognamiglio Francesco profferendo all’indirizzo di questi l’espressione:
«Vieni fuori che ti faccio vedere io».
2. Avverso la sentenza ricorre personalmente l’imputato, deducendo errata applicazione
rilevando, con il primo motivo, come vi sia stata una controversa ricostruzione del fatto in ordine
alla frase effettivamente pronunciata, essendo stata questa diversamente percepita dalla parte
offesa e dalle altre persone presenti; con il secondo motivo, come la frase attribuitagli non
contenga alcuna minaccia di un male ingiusto e, come, in ogni caso, nessuna valutazione circa
la sua effettiva idoneità intimidatoria sia stata compiuta nel provvedimento impugnato.
3. Il ricorso è inammissibile.
3.1. Il primo motivo sviluppa, invero, una censura relativa alla valutazione delle prove non
deducibile in sede di legittimità, salvo che il giudice censurato non sia incorso in un travisamento
delle stesse. Vizio, questo, che tuttavia, nel caso censito, non è stato dedotto con la necessaria
specificità e, comunque, nel rispetto del principio di autosufficienza del ricorso per cassazione.
3.2. La doglianza sollevata con il secondo motivo è, invece, manifestamente infondata.
L’idoneità intimidatoria della frase pronunziata «Vieni fuori che ti faccio vedere io» deve,
infatti, essere valutata con riferimento al concreto contesto di riferimento. In tal senso si è
espressa questa Suprema Corte allorché ha affermato che: <