Sentenza Sentenza Cassazione Penale n. 20272 del 17/04/2018
Penale Ord. Sez. 7 Num. 20272 Anno 2018
Presidente: GALLO DOMENICO
Relatore: RAGO GEPPINO
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
GABOR COSMIN IANCÚ nato il 16/07/1996
avverso la sentenza del 14/07/2016 del GIP TRIBUNALE di PERUGIA
dato avviso alle parti;
sentita la relazione svolta dal Consigliere GEPPINO RAGO;
Data Udienza: 17/04/2018
FATTO e DIRITTO
1.
Gabor Cosmin Iancu, a mezzo del proprio difensore, ha
proposto ricorso per cassazione contro la sentenza in epigrafe con la
aveva applicato la pena concordata con il P.M. deducendo la violazione
dell’art. 129 cod. proc. pen. in relazione alla mancata motivazione in
ordine alla sussistenza di cause di non punibilità;
2. La censura è manifestamente infondata.
Quanto alla violazione dell’art. 129 cod. pen., questa Corte, ha
reiteratamente affermato che, in funzione della particolarità del rito e
della centralità dell’atto negoziale che lo caratterizza – fermo restando
che alla parte è preclusa la possibilità di contestare, con i motivi di
impugnazione, i termini fattuali dell’imputazione (SSUU 20/1999) occorre una specifica indicazione di tutti gli elementi strutturali della
motivazione «soltanto nel caso in cui dagli atti o della deduzioni delle
parti emergano concreti elementi circa la possibile applicazione di cause
di non punibilità, dovendo invece ritenersi sufficiente in Caso contrario,
una motivazione consistente nella enunciazione anche implicita che è
stata compiuta la verifica richiesta della legge e che non ricorrono le
condizioni per la pronuncia di proscioglimento ex art 129 cpp»: SS.UU.
5777/1992. Sulla base di tali principi deve ritenersi che il giudice ha
operato il doveroso controllo sull’insussistenza delle condizioni ex art
129 cpp., rilevando che dagli atti, analiticamente indicati, non
risultavano elementi evidenti che potessero portare ad una pronuncia di
proscioglimento, ai fatti era stata data la corretta qualificazione giuridica
e la pena era congrua. Tanto basta per, ritenere adempiuto all’obbligo di
motivazione richiesto sul punto.
3. In conclusione, l’impugnazione deve ritenersi inammissibile a
norma dell’art. 606/3 c.p.p, per manifesta infondatezza: alla relativa
declaratoria consegue, per il disposto dell’art. 616 c.p.p., la condanna
1
quale il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Perugia gli
del ricorrente al pagamento delle spese processuali, nonché al
versamento in favore della Cassa delle Ammende di una somma che,
ritenuti e valutati i profili di colpa emergenti dal ricorso, si determina
equitativamente in € 3.000,00.
DICHIARA
inammissibile il ricorso e
CONDANNA
il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di €
3.000,00 in favore della Cassa delle Ammende.
Roma 17/04/2018
IL PRESIDENTE
D
IL CONSIGLIERE EST.
G. Rago
enico Gallo
P.Q.M.