Sentenza Sentenza Cassazione Penale n. 18377 del 19/12/2017


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Penale Ord. Sez. 7 Num. 18377 Anno 2018
Presidente: PALLA STEFANO
Relatore: PEZZULLO ROSA

ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
CIARCIA WALTER nato il 07/09/1988 a RAGUSA

avverso la sentenza del 20/01/2017 del TRIBUNALE di RAGUSA
dato avviso alle parti;
sentita la relazione svolta dal Consigliere ROSA PEZZULLO;

Data Udienza: 19/12/2017

Fatto e diritto

1. Ciarcià Walter ricorre avverso la sentenza di cui in epigrafe, emessa ai sensi degli artt.
444 e ss. c.p.p., con la quale è stata applicata nei suoi confronti la pena di mesi 8 di
reclusione per il reato di cui all’art. 337 c.p. e 582, 585 in relazione all’art. 576 comma I n. 2
c.p. .
Deduce l’imputato la ricorrenza del vizio di cui all’art. 606, primo comma, lett. e) c.p.p. per
violazione dell’obbligo di motivazione .

destituite di specificità, oltre che manifestamente infondate o per altro verso inammissibili,
atteso che il giudice, nell’applicare la pena concordata, si è, da un lato, adeguato a quanto
contenuto nell’accordo tra le parti e, dall’altro, ha escluso che ricorressero i presupposti dell’art.
129 c.p.p. Tale motivazione, avuto riguardo alla speciale natura dell’accertamento in sede di
applicazione della pena su richiesta delle parti, appare pienamente adeguata ai parametri
richiesti per tale genere di decisioni, secondo la costante giurisprudenza di legittimità (v., tra le
altre, Sez. un., 27 marzo 1992, Di Benedetto; Sez. un., 27 settembre 1995, Serafino; Sez.
un., 25 novembre 1998, Messina).
Più volte questa Corte ha evidenziato come nel giudizio definito ex art. 444 cod. proc. pen.
sia è inammissibile per genericità l’impugnazione nella quale sia stata lamentata la mancata
verifica o comunque l’omissione di motivazione in ordine alla sussistenza di cause di non
punibilità, ove la censura non sia accompagnata dalla indicazione specifica delle ragioni che
avrebbero dovuto imporre al giudice l’assoluzione o il proscioglimento ai sensi dell’art. 129 cod.
proc. pen. (Sez. 3, n. 1693 del 19/04/2000; Sez.6 n. 250 del 30/12/2014). Invero il giudice del
patteggiamento deve, nei limiti di una motivazione semplificata della sentenza, indicare le ragioni
dell’accoglimento dell’accordo e dare conto dell’accertamento sull’assenza di cause di non punibilità,
sull’esatta qualificazione del fatto, sulla correttezza della valutazione delle circostanze e
sull’adeguatezza della pena. (arg. ex

Sez.

4, n. 31392 del 21/04/2010), ragioni queste

esattamente indicate nella sentenza impugnata.
3. Alla inammissibilità del ricorso consegue ex art. 616 c.p.p. la condanna del ricorrente al
pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende che, in
ragione delle questioni dedotte, si stima equo determinare in C 2000,00.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il

ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese

processuali e al versamento della somma di duemila euro alla cassa delle ammende.
Così deciso il 19.12.2017

2. Osserva il Collegio che il ricorso è inammissibile apparendo le doglianze proposte del tutto

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