Sentenza Sentenza Cassazione Penale n. 12159 del 04/12/2013


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Penale Ord. Sez. 7 Num. 12159 Anno 2014
Presidente: D’ISA CLAUDIO
Relatore: IZZO FAUSTO

ORDINANZA

sul ricorso proposto da:
NASELLI GIUSEPPE N. IL 24/07/1987
avverso la sentenza n. 1325/2012 CORTE APPELLO di CATANIA, del
26/09/2012
dato avviso alle parti;
sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. FAUSTO IZZO;

Data Udienza: 04/12/2013

OSSERVA
1. Con la sentenza in epigrafe, veniva confermava la condanna di NASELLI Giuseppe
per il delitto di cui all’art. 73 T.U. 309 del 1990 (per la detenzione a fini di cessione di
112 involucri contenenti cocaina). Veniva anche confermata la pena irrogata in primo
grado, di anni 4 e mesi 4 di reclusione ed € 18.000= di multa, con la diminuente del
rito abbreviato.

3. Il ricorso è inammissibile.
Con riguardo alla commisurazione della pena ed al diniego dell’attenuante di cui al V
comma dell’art. 73 TU 309\90, le generiche censure del ricorrente in ordine a pretese
carenze motivazionali della sentenza impugnata risultano manifestamente infondate.
Va ricordato che questa Corte ha più volte ribadito che l’attenuante del fatto di lieve
entità deve essere individuata in base ad un’operazione interpretativa che consenta di
rapportare in modo razionale la pena al fatto, tenendo conto del criterio di
ragionevolezza derivante dall’art. 3 Cost., che impone – tanto al legislatore quanto
all’interprete – la proporzione tra la quantità e la qualità della pena e l’offensività del
fatto (Cass. VI, 4194\95, imp. Salmi Ben, rv. 200797).
Nel caso di specie il giudice di merito, con congrua motivazione, ha evidenziato come
la droga detenuto fosse di quantità rilevante ed idonea, quindi, al confezionamento di
numerose dosi, così negando il riconoscimento della attenuante.
Tale valutazione della corte distrettuale è esente da censure, tenuto conto degli
orientamenti di questa Corte regolatrice la quale ha affermato che la circostanza
attenuante speciale del fatto di lieve può essere riconosciuta solo in ipotesi di minima
offensività penale della condotta, deducibile sia dal dato qualitativo e quantitativo, sia
dagli altri parametri richiamati dalla disposizione (mezzi, modalità, circostanze
dell’azione), con la conseguenza che, ove venga meno anche uno soltanto degli indici
previsti dalla legge, diviene irrilevante l’eventuale presenza degli altri (Cass. Sez. Un.
21-9-2000, n. 17).

Sulla base di tali insegnamenti il giudice del merito, a fronte della detenzione di 112
dosi di cocaina, coerentemente ha ritenuto superate le soglie per ritenere il fatto di
minima offensività.
3. Quanto al diniego delle generiche ed alla commisurazione della pena, le censure del
ricorrente in ordine a pretese carenze motivazionali della sentenza impugnata
risultano manifestamente infondate.
Corretti, e insindacabili in sede di legittimità, sono i rilievi fattuali del giudice di merito
(gravità del fatto correlata alla natura e quantità della sostanza ed la precedente
penale) che rendevano l’imputato immeritevole del riconoscimento della attenuante.
Peraltro, la determinazione della misura della pena tra il minimo e il massimo edittale
rientra nell’ampio potere discrezionale del giudice di merito, il quale assolve il suo
compito anche se abbia valutato globalmente gli elementi indicati nell’articolo 133
c.p.. Anzi, non è neppure necessaria una specifica motivazione tutte le volte in cui la
scelta del giudice risulta, come nel caso di specie, contenuta in una fascia medio bassa
rispetto alla pena edittale (cfr. ex plurimis Cass. IV, 20 settembre 2004, Nuciforo, RV
230278).

4. Segue, a norma dell’articolo 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento
delle spese del procedimento ed al pagamento a favore della Cassa delle Ammende,
non emergendo ragioni di esonero, della somma di euro 1000,00 (mille/00), a titolo
di sanzione pecuniaria.

1

2. Propone ricorso per cassazione l’imputato deducendo la violazione di legge e vizio
di motivazione in ordine al mancato riconoscimento della attenuante di cui al V comma
dell’art. 73 cit. ed al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

P.Q.M.
La Corte dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle
spese processuali e, inoltre, al versamento della somma di euro 1000,00 in favore
della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma il 4 dicembre 2013

Il Consigliere esten re

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