Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 9998 del 20/04/2017

Cassazione civile, sez. II, 20/04/2017, (ud. 08/03/2017, dep.20/04/2017),  n. 9998

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MIGLIUCCI Emilio – Presidente –

Dott. ORILIA Lorenzo – Consigliere –

Dott. FEDERICO Guido – rel. Consigliere –

Dott. CRISCUOLO Mauro – Consigliere –

Dott. BESSO MARCHEIS Chiara – Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso 15487-2013 proposto da:

P.A., (OMISSIS), elettivamente domiciliata in ROMA, VIA

DI MONTEVERDE 25, presso lo studio dell’avvocato CRISTIANO VESPRINI,

rappresentata e difesa dall’avvocato PAOLO PANNELLA;

– ricorrente –

contro

T.S.;

– intimato –

avverso la sentenza n. 2058/2013 della CORTE D’APPELLO di ROMA,

depositata il 11/04/2013;

udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del

08/03/2017 dal Consigliere Dott. GUIDO FEDERICO;

udito il P.M. in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott.

SGROI Carmelo che concluso per l’accoglimento del ricorso.

Fatto

RITENUTO IN FATTO

In data 12.10.2000, il Presidente del Tribunale di Roma, nel pronunciare sentenza di separazione giudiziale, assegnava a P.A., affidataria dei figli minori, la casa familiare, di proprietà esclusiva del marito T.S..

Precedentemente, in data 25.2.2000, l’assemblea condominiale aveva deliberato l’esecuzione di importanti lavori sull’edificio, comprendente l’immobile assegnato alla ricorrente, per i quali il T. aveva pagato la somma complessiva di Euro 7.291,08.

Su istanza di quest’ultimo, il Tribunale di Roma, con decreto n. 19486 del 22.7.2002, ingiungeva alla P., in ragione del diritto di abitazione esercitato sull’immobile, la rifusione degli esborsi sostenuti dal T..

Avverso tale provvedimento proponeva opposizione la P., deducendo la natura straordinaria dei lavori e l’applicabilità al caso concreto delle norme sulla locazione.

Il Tribunale di Roma, con la sentenza n. 1500 del 2005, rigettava l’opposizione, sul rilievo che, essendole stato attribuito, in sede di separazione personale, il diritto di abitazione sulla casa familiare di esclusiva proprietà del coniuge T.S., le incombessero le spese di custodia, manutenzione ed amministrazione del bene. Rilevava in proposito che il diritto della T. era riconducibile al diritto reale di abitazione di cui all’art. 1022 c.c., il che comportava che, nella ripartizione degli oneri di ordinaria e straordinaria manutenzione valessero i medesimi criteri stabiliti in materia di usufrutto.

L’impugnazione della P. veniva rigettata dalla Corte di Appello di Roma, con la sentenza n. 2058/2013 dell’11.4.2013.

La Corte d’Appello evidenziava che l’appellante non aveva censurato nè che le spese inerissero ad oneri di ordinaria manutenzione, nè l’applicabilità al caso di specie dell’art. 1022 c.c., con applicazione delle norme sull’usufrutto.

Il motivo di appello, avente ad oggetto l’anteriorità della delibera condominiale e del contratto di appalto rispetto al diritto di abitazione accordatole in sede di separazione, si sostanziava in una “domanda nuova”.

In ogni caso, posto che la P. non aveva impugnato la sussunzione della fattispecie nell’ambito degli artt. 1022 e 1004 c.c., poco rilevava che i lavori fossero stati deliberati prima dell’inizio dì esercizio del suo diritto di abitazione, giacchè ciò che importava era che della situazione avesse beneficiato quale titolare del diritto di abitazione;

Le considerazioni sull’esborso che avrebbe comportato un suo diritto alla ripetizione, erano anch’esse “nuove” e non pertinenti, tanto più che il suddetto diritto di ripetizione era negato in radice proprio dalla disposizione dell’art. 1004 c.c.

Per la cassazione di detta sentenza ha proposto ricorso la P., sulla base di un unico motivo, illustrato da memorie ex art. 378 c.p.c..

T.S. non ha svolto difese.

Diritto

CONSIDERATO IN DIRITTO

Con l’unico, articolato, motivo la ricorrente deduce la violazione degli artt. 81, 100, 183 e 345 c.p.c. (in relazione all’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3), per aver la Corte territoriale configurato come “domanda nuova” la questione concernente l’anteriorità della Delib. condominiale (25 febbraio 2000) e del contratto di appalto (13.5.2000) rispetto al diritto di abitazione accordatole in sede di separazione (12.10.2000), nonostante si trattasse di una delle condizioni dell’azione promossa dal T..

Censura, inoltre, la qualificazione da parte della Corte d’Appello in termini di mera manutenzione ordinaria delle opere per cui è causa, non avendo il giudice considerato che l’obbligo di pagare i contributi per le spese riguardanti opere di ristrutturazione delle parti comuni dell’edificio grava su colui che era proprietario al momento dell’adozione delle delibera di approvazione delle spese stesse.

Il motivo è fondato.

Ed invero la questione relativa alla anteriorità della deliberazione delle opere (oltre che della loro esecuzione) rispetto al provvedimento di assegnazione della ex casa coniugale, in quanto involge la contestazione di un fatto costitutivo del diritto azionato, integra una mera difesa e non costituisce dunque eccezione in senso stretto, con la conseguenza che la parte, contrariamente a quanto affermato dalla Corte d’Appello, non era incorsa in alcuna decadenza processuale e la Corte avrebbe dovuto tenere conto dell’anteriorità della Delib. assembleare – resa il 25 febbraio 2000 – rispetto all’assegnazione della casa coniugale, disposta con provvedimento del Presidente del Tribunale di Roma del successivo 12 ottobre dello stesso anno.

Da ciò discende, secondo il consolidato indirizzo di questa Corte, che grava sul T. l’obbligo di pagamento delle spese suddette e dunque l’infondatezza della domanda di rimborso da costui spiegata nei confronti della P..

Conviene premettere che, secondo il consolidato indirizzo di questa Corte, poichè le spese necessarie per la conservazione ed il godimento delle parti comuni costituiscono l’oggetto di un’obbligazione “propter rem”, la qualità di debitore dipende dalla titolarità del diritto di proprietà o di altro diritto reale sulla cosa, e quindi nel caso di specie dalla data di costituzione del diritto di abitazione (Cass. 23291/2006).

Questa Corte ha altresì affermato che l’obbligazione di ciascun condomino di contribuire alle spese per la conservazione dei beni comuni nasce nel momento in cui è’ necessario eseguire le relative opere (Cass,. 6323/2003), mentre la delibera dell’assemblea di approvazione della spesa rende liquido il debito.

L’anteriorità della delibera condominiale sulle spese oggetto di causa rispetto alla costituzione del diritto di abitazione in capo all’odierna ricorrente, come si è visto rilevabile d’ufficio, esclude dunque che la ricorrente medesima sia tenuta al pagamento delle stesse, dovendo disattendersi la contraria statuizione della Corte d’Appello, secondo cui ciò che rilevava era che di detti lavori quest’ultima abbia beneficiato.

In accoglimento del ricorso la sentenza impugnata va dunque cassata e, poichè non sono necessari ulteriori accertamenti di fatto la causa può essere decisa nel merito, con accoglimento dell’opposizione proposta dall’odierna ricorrente e revoca del decreto ingiuntivo emesso nei suoi confronti.

Considerata la peculiarità della questione e le ragioni della decisione, sussistono i presupposti per disporre l’integrale compensazione tra le parti delle spese dell’intero giudizio.

PQM

La Corte accoglie il ricorso.

Cassa la sentenza impugnata e, decidendo la causa nel merito, in accoglimento dell’opposizione proposta da P.A. avverso il decreto ingiuntivo emesso, su ricorso di T.S., dal Presidente del Tribunale di Roma il 22/7/2002, revoca il decreto opposto.

Dichiara interamente compensate tra le parti le spese dell’intero giudizio.

Cosi deciso Roma, il 8 marzo 2017.

Depositato in Cancelleria il 20 aprile 2017

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