Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 9928 del 27/05/2020

Cassazione civile sez. VI, 27/05/2020, (ud. 14/01/2020, dep. 27/05/2020), n.9928

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA CIVILE

SOTTOSEZIONE L

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CURZIO Pietro – Presidente –

Dott. DORONZO Adriana – rel. Consigliere –

Dott. LEONE Maria Margherita – Consigliere –

Dott. ESPOSITO Lucia – Consigliere –

Dott. PONTERIO Carla – Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso 25823-2017 proposto da:

INPS – ISTITUTO NAZIONALE DELLA PREVIDENZA SOCIALE (OMISSIS), in

persona del Direttore pro tempore, elettivamente domiciliato in

ROMA, VIA CESARE BECCARIA 29, presso la sede dell’AVVOCATURA

dell’Istituto medesimo, rappresentato e difeso dagli avvocati

MARITATO LELIO, SGROI ANTONINO, D’ALOISIO CARLA, DE ROSE EMANUELE;

– ricorrente –

contro

D.M.M.C., elettivamente domiciliata in ROMA, VIA

BARBERINI 47, presso lo studio dell’avvocato PANDOLFO ANGELO, che la

rappresenta e difende unitamente agli avvocati TURSI ARMANDO,

LUCANTONI SILVIA, TURCO MARIALUCREZIA;

– controricorrente –

avverso la sentenza n. 323/2017 della CORTE D’APPELLO di L’AQUILA,

depositata il 27/04/2017;

udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio non

partecipata del 14/01/2020 dal Consigliere Relatore Dott. DORONZO

ADRIANA.

Fatto

RILEVATO IN FATTO

Che:

con sentenza depositata il 27/4/2017, la Corte d’appello dell’Aquila, in riforma della pronuncia di primo grado, ha dichiarato insussistente l’obbligo di D.M.M.C. di iscriversi e versare i contributi presso la Gestione degli esercenti attività commerciali tenuta dall’INPS, in relazione all’attività svolta di produttore diretto o libero di assicurazioni per conto di Alleanza assicurazioni s.p.a.;

avverso la pronuncia l’INPS ha proposto ricorso per cassazione, deducendo due motivi di censura, ai quali ha resistito con controricorso la D.M.;

è stata depositata proposta ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c., ritualmente comunicata alle parti unitamente al decreto di fissazione dell’adunanza in camera di consiglio;

la parte controricorrente ha depositato memoria.

Diritto

CONSIDERATO IN DIRITTO

con il primo motivo, l’INPS denuncia violazione e falsa applicazione del contratto collettivo corporativo 25.5.1939 per la disciplina dei rapporti tra le agenzie, le sub-agenzie e i produttori di assicurazioni e del D L. n. 269 del 2003, art. 44, comma 2, (conv. con mod. in L. n. 326 del 2003), in relazione alla L. n. 613 del 1966, art. 1 e L. n. 160 del 1975, art. 29, e L. n. 662 del 1996, art. 1, comma 202, per avere la Corte di merito ritenuto che l’obbligo di iscrizione presso la Gestione commercianti sussisterebbe soltanto per i produttori il cui rapporto si sia instaurato con un’agenzia di assicurazioni e non anche per coloro che svolgono l’attività in virtù di un rapporto costituito direttamente con la compagnia di assicurazioni;

con il secondo motivo, l’INPS lamenta violazione e falsa applicazione delle medesime disposizioni normative citate per avere la Corte territoriale ritenuto che, in ogni caso, non vi sarebbe possibilità di assimilare la parte odierna controricorrente ai produttori del III o del IV gruppo di cui al contratto collettivo corporativo cit., mancando i relativi presupposti di fatto;

il primo motivo è manifestamente infondato, dovendosi dare continuità al principio secondo cui l’obbligo di iscrizione di cui al citato D.L. n. 269 del 2003, art. 44, comma 2, non include la posizione dei produttori di assicurazione che svolgono la loro attività direttamente per conto delle imprese assicurative, ma solo quella dei produttori collegati ad agenti o subagenti, in quanto il richiamo della norma al contratto collettivo corporativo intercorrente tra produttori ed agenzie e sub-agenzie e la qualità dei soggetti collettivi contraenti è, per la precisione del rinvio, un elemento significativo utilizzato dal legislatore per strutturare la disposizione, che porta ad escludere la correttezza di interpretazioni analogiche (Cass. n. 1768 del 2018; V. Cass. 27/11/2018, n. 30693; Cass. 16/7/2019, n. 19098);

il principio è stato ribadito anche a fronte delle perplessità sollevate da questa Sesta sezione con ordinanza interlocutoria n. 13049 del 2018, essendosi precisato che, ai fini dell’inquadramento previdenziale dei produttori assicurativi diretti, rilevano le concrete modalità di esercizio dell’attività di ricerca del cliente assicurativo, con la conseguenza che l’iscrizione va effettuata presso la Gestione commercianti ordinaria ove tale attività sia svolta dal produttore in forma di impressa e presso la Gestione separata di cui alla L. n. 335 del 1995, art. 2, comma 26, ove l’attività in questione sia esercitata mediante apporto personale, coordinato e continuativo, privo di carattere imprenditoriale, o in forma autonoma occasionale da cui derivi un reddito annuo superiore ad Euro 5.000,00 (Cass. n. 30554 del 2018);

la manifesta infondatezza del primo motivo determina l’assorbimento del secondo, risultando per tabular che l’ulteriore argomento dei giudici territoriali volto ad escludere la sussistenza dei presupposti di fatto per l’inquadramento della parte odierna controricorrente nell’ambito dei produttori del III o del IV gruppo di cui al contratto collettivo corporativo cit. è stato rassegnato soltanto per completezza ed essendo consolidato il principio di diritto secondo cui, se e vero che quando una decisione di merito si fondi su distinte ed autonome rationes decidendi, ognuna delle quali è da sola sufficiente a sorreggerla, il ricorrente in sede di legittimità ha l’onere a pena d’inammissibilità del ricorso, di impugnarle (fondatamente) tutte, non potendo altrimenti pervenirsi alla cassazione della sentenza, non è meno vero che, una volta rigettato o dichiarato inammissibile il motivo che investe una delle argomentazioni a sostegno della sentenza impugnata, diventano inammissibili, per difetto di interesse, i restanti motivi, atteso che, quand’anche essi dovessero risultare fondati, non potrebbe comunque giungersi alla cassazione della sentenza impugnata, che rimarrebbe pur sempre ferma sulla base della ratio ritenuta corretta (Cass. nn. 12372 del 2006 e, da ult., 26315 del 2018; Cass. n. 19098/2019, cit.);

il ricorso, pertanto, deve essere rigettato;

sussistono i presupposti per la compensazione delle spese del presente giudizio, in considerazione del contrasto esistente nella giurisprudenza di merito al tempo della proposizione del ricorso per cassazione (cfr. Cass. n. 30554 del 2018, cit.);

sussistono i presupposti per il versamento, da parte del ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso.

P.Q.M.

La Corte rigetta il ricorso e compensa le spese.

Ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1-quater, dà atto della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento da parte del ricorrente dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso a norma dello stesso art. 13, comma 1 -bis, se dovuto.

Così deciso in Roma, nell’adunanza camerale, il 14 gennaio 2020.

Depositato in Cancelleria il 27 maggio 2020

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