Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 9464 del 21/04/2010

Cassazione civile sez. lav., 21/04/2010, (ud. 16/03/2010, dep. 21/04/2010), n.9464

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE LAVORO

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SCIARELLI Guglielmo – Presidente –

Dott. D’AGOSTINO Giancarlo – rel. Consigliere –

Dott. MAMMONE Giovanni – Consigliere –

Dott. CURZIO Pietro – Consigliere –

Dott. BALLETTI Bruno – Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

sentenza

sul ricorso 32361-2006 proposto da:

I.N.P.S. – ISTITUTO NAZIONALE DELLA PREVIDENZA SOCIALE, in persona

del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato in

ROMA, VIA DELLA FREZZA 17, presso l’Avvocatura Centrale

dell’Istituto, rappresentato e difeso dagli avvocati RICCIO

ALESSANDRO, VALENTE NICOLA, PATTERI ANTONELLA, giusta mandato in

calce al ricorso;

– ricorrente –

contro

C.M., elettivamente domiciliata in ROMA, PIAZZA DELLA

LIBERTA’ 13, presso lo studio dell’avvocato SIVIERI ORLANDO, che la

rappresenta e difende unitamente agli avvocati RAGGI CARLO, RAGGI

RANIERO, giusta mandato a margine del controricorso;

– controricorrente –

avverso la sentenza n. 806/2005 della CORTE D’APPELLO di GENOVA,

depositata il 25/11/2006 R.G.N. 494/04;

udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del

16/03/2010 dal Consigliere Dott. GIANCARLO D’AGOSTINO;

udito l’Avvocato PULLI CLEMENTINA per delega RICCIO ALESSANDRO;

udito il P.M. in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott.

DESTRO Carlo, che ha concluso per il rigetto del ricorso.

 

Fatto

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO

La sig.ra C.M. è stata titolare di pensione di reversibilità del primo marito, P.C., deceduto nel (OMISSIS), quando veniva eseguita la trascrizione del matrimonio canonico contratto con il sig. A.B. il (OMISSIS). L’Inps con nota del 21.12.1998 comunicava alla C. l’indebita percezione delle rate di pensione per il periodo dal 1 gennaio 1984 al 31 agosto 1998 manifestando l’intenzione di voler provvedere al recupero delle somme relative.

Con ricorso del 21.1.2002 al Tribunale di Genova la sig.ra C. chiedeva che venisse accertata la illegittimità del recupero delle somme percepite a titolo di pensione di reversibilità. Nella resistenza dell’Inps il Tribunale, con sentenza del 21 maggio 2003, accoglieva la domanda.

L’appello proposto dall’Inps veniva respinto dalla Corte di Appello di Genova con sentenza n. 806 del 25.11.2005 sul rilievo che la retroattività degli effetti della trascrizione tardiva del matrimonio canonico, desumibile dalla L. 25 marzo 1985, n. 121, art. 8 di ratifica dell’Accordo del 18.2.1984 tra Repubblica italiana e Santa Sede, riguardava esclusivamente i rapporti dei coniugi tra loro e non aveva alcuna incidenza nei confronti dei terzi, quale deve ritenersi l’Inps. Di conseguenza l’Istituto non aveva diritto a ripetere le prestazioni rese in un periodo nel quale permaneva lo status vedovile della C., venuto meno solo al momento della trascrizione nei registri dello stato civile del matrimonio canonico.

Di tale sentenza l’Inps ha chiesto la cassazione deducendo un unico motivo. C.M. ha resistito con controricorso. Entrambe le parti hanno depositato memoria.

Diritto

MOTIVI DELLA DECISIONE

Con l’unico motivo di ricorso, denunciando violazione della L. 25 marzo 1985, n. 121, art. 8, comma 1 e del D.L.Lgt. 18 gennaio 1945, n. 39, l’Inps sostiene che l’art. 8 cit., disponendo che la trascrizione può essere effettuata anche dopo il termine consentito “senza pregiudizio dei diritti legittimamente acquisiti dai terzi”, non ha certo inteso limitare la retroattività degli effetti ai soli rapporti tra i coniugi. La norma fa salvi, infatti, i “diritti” acquisiti dai terzi nel periodo intercorrente dalla celebrazione del matrimonio canonico alla sua trascrizione, ma non esclude che il matrimonio trascritto produca tutti gli effetti derivanti dalla sussistenza della qualità di coniuge sin dalla sua celebrazione, posto che “il matrimonio ha effetti civili dal momento della celebrazione”. In effetti l’Inps nel periodo tra la celebrazione del matrimonio canonico e la sua trascrizione non ha acquistato alcun diritto, ma ha eseguito solo delle prestazioni. Posto che la pensione di reversibilità presuppone lo stato vedovile del beneficiario, una volta che questo stato è venuto meno, viene meno anche il diritto alla prestazione dal momento in cui ha effetto la celebrazione del nuovo matrimonio. Tale momento, per effetto della retroattività della trascrizione, retroagisce ai momento della celebrazione, sicchè da questo momento la pensione non è più dovuta.

Il ricorso è fondato.

La L. 25 marzo 1985, n. 121, art. 8, comma 5 dispone: “Il matrimonio ha effetti civili dal momento della celebrazione, anche se l’ufficiale dello stato civile, per qualsiasi ragione, abbia effettuato la trascrizione oltre il termine prescritto”. Il successivo comma 6 della legge stabilisce: “La trascrizione può essere effettuata anche posteriormente su richiesta dei due contraenti, o anche di uno di essi, con la conoscenza e senza l’opposizione dell’altro, sempre che entrambi abbiano conservato ininterrottamente lo stato libero dal momento della celebrazione a quello della richiesta di trascrizione, e senza pregiudizio dei diritti legittimamente acquisiti dai terzi”.

Il principio desumibile dalle norme citate è che il matrimonio religioso a seguito della trascrizione ha effetti civili dal momento della celebrazione. Detto principio non soffre deroga in caso di trascrizione tardiva (oltre i cinque giorni previsti dal comma 3), restando indifferente che il ritardo sia dipeso da fatto dell’ufficiale di stato civile o da volontà dei coniugi. La retroattività degli effetti civili opera, sia nei confronti dei coniugi che dei terzi, a tutti gli effetti, ma comunque “senza pregiudizio dei diritti legittimamente acquistati dai terzi”.

L’unica limitazione prevista dalla legge alla retroattività degli effetti civili è data dunque dalla salvezza dei “diritti legittimamente acquistati dai terzi” nel periodo intercorrente tra la celebrazione canonica e la trascrizione nei registri dello stato civile in conseguenza dello stato libero dei coniugi risultante dai pubblici registri statali.

La prima conseguenza della retroattività degli effetti della trascrizione tardiva è che l’eventuale stato vedovile di uno o di entrambi i coniugi viene meno dal momento della celebrazione del matrimonio religioso. Non è condivisibile l’affermazione della sentenza impugnata secondo cui lo status vedovile permane sino al momento della trascrizione, che non avrebbe effetto retroattivo in relazione a tale status. Tale affermazione, invero, non trova fondamento alcuno nella lettera della legge, che fa salvi solo i diritti dei terzi; nè tale norma di salvaguardia, espressamente limitata alla tutela dei diritti dei terzi, può estendersi analogicamente allo stato vedovile, come pure sostiene il giudice di appello, trattandosi di norma che fa eccezione alla regola generale e che non può applicarsi oltre i casi in essa considerati (art. 14 disp. gen.).

Neppure ha fondamento la tesi della ricorrente secondo cui la disposizione che “il matrimonio ha effetti civili dal momento della celebrazione”, essendo inserita nell’art. 8 cit., comma 5 troverebbe applicazione soltanto nel caso di trascrizione tardiva per fatto dell’ufficiale dello stato civile, prevista nello stesso comma, e non sarebbe applicabile nell’ipotesi, prevista dal successivo comma 6, della trascrizione tardiva per volontà dei coniugi. In realtà l’uso della congiunzione “anche” adoperata dal legislatore all’inizio del comma 6 lega le due ipotesi, previste dai due diversi commi, al principio comune della retroattività degli effetti della trascrizione; diversamente opinando, ove non vi fosse retroattività, non si comprenderebbe neppure la necessità della salvezza dei diritti dei terzi disposta dal comma 6.

Ulteriore conseguenza della trascrizione tardiva del matrimonio religioso, e della cessazione dello stato vedovile al momento della celebrazione del matrimonio religioso, è il venir meno del diritto del coniuge superstite alla pensione di reversibilità del coniuge defunto, poichè, ai sensi del D.L.Lgt. 18 gennaio 1945, n. 39, art. 3 il diritto alla pensione di reversibilità cessa per sopravvenuto matrimonio.

Per tutte le considerazioni sopra svolte il ricorso dell’Inps deve essere accolto e la sentenza impugnata deve essere cassata. Peraltro, non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto, la causa può essere decisa nel merito con il rigetto della domanda proposta da C.M..

Nulla per le spese dell’intero processo, a norma dell’art. 152 disp. att. c.p.c. nel testo vigente prima delle modifiche apportate dalla L. n. 326 del 2003.

P.Q.M.

La Corte accoglie il ricorso, cassa la sentenza impugnata e decidendo nei merito rigetta la domanda proposta da C.M.. Nulla per le spese dell’intero processo.

Così deciso in Roma, il 16 marzo 2010.

Depositato in Cancelleria il 21 aprile 2010

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