Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 8218 del 11/04/2011

Cassazione civile sez. I, 11/04/2011, (ud. 26/01/2011, dep. 11/04/2011), n.8218

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PROTO Vincenzo – Presidente –

Dott. FELICETTI Francesco – Consigliere –

Dott. RAGONESI Vittorio – Consigliere –

Dott. BISOGNI Giacinto – Consigliere –

Dott. DE CHIARA Carlo – rel. Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

sentenza

sul ricorso proposto da:

FALLIMENTO DELLA HELENA BAR’S S.R.L., in persona del curatore Dott.

B.A., rappresentato e difeso dagli avv.ti Galiena

Alessandro e Leopoldo Conti ed elett.te dom.to presso lo studio del

primo in Roma, Via Salaria n. 300;

– ricorrente –

contro

BANCA CARIGE S.P.A., in persona del rag. O.G.,

rappresentata e difesa dagli avv.ti Ferri Ferdinando e Roberto

Cassinelli ed elett.te dom.ta presso il loro studio in Roma, Via

Pietro Mascagni n. 7;

– resistente –

e contro

BAR GRATTACIELO DI ICARDI ENRICO & C. S.A.S.

– intimata –

avverso la sentenza della Corte d’appello di Genova n. 303/2005,

depositata il 26 marzo 2005;

udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 26

gennaio 2011 dal Consigliere dott. Carlo DE CHIARA;

udito per il ricorrente l’avv. Alessandro GALIENA;

udito per la resistente l’avv. Ferdinando FERRI;

udito il P.M. in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott.ssa

CARESTIA Antonietta, che ha concluso per il rigetto del ricorso.

Fatto

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO

Il fallimento della Helena Bar’s s.r.l. convenne in giudizio davanti al Tribunale di Genova la Banca Carige s.p.a.. Espose che la società in bonis, affittuaria di un’azienda avente ad oggetto l’esercizio di un bar tavola fredda in Genova, locatole dalla Bar Grattacielo di leardi Enrico & C. s.a.s., aveva rivolto alla banca convenuta, con atto del 23 aprile 1996, una proposta di acquisto dell’arredamento e delle attrezzature concesse in leasing dalla banca alla precedente affittuaria Ligur’s Bar s.n.c., al fine di evitarne l’asporto a seguito della rivendica esercitata dalla banca stessa nella procedura fallimentare cui la Ligur’s Bar era stata a sua volta sottoposta; che la banca, manifestata la propria disponibilità, aveva tuttavia preteso di stipulare l’atto di vendita solo allorchè avesse ottenuto dalla proponente il saldo del prezzo, fissato in L. 100.000.000 più IVA; che, dopo aver versato acconti per complessive L. 96.000.000, la Helena Bar’s aveva subito la risoluzione del contratto di affitto e aveva quindi ricevuto una lettera, in data 8 settembre 1997, con cui la banca ipotizzava, per l’eventualità che l’inadempimento persistesse, la risoluzione del rapporto; che la banca aveva infine venduto i beni alla Bar Grattacielo per L. 34.200.000. Tanto premesso, chiese il rimborso degli acconti versati, previa risoluzione per inadempimento della Helena Bar’s del contratto dalla medesima stipulato con la banca, qualificato come preliminare di compravendita; in subordine, per l’eventualità che quell’accordo non fosse qualificato come contratto preliminare bensì come vendita a rate con riserva della proprietà, chiese il rimborso di quanto versato, previa detrazione dell’equo compenso per l’uso dei beni, ai sensi dell’art. 1526 c.c..

La banca resistette deducendo che il contratto di compravendita aveva avuto esecuzione prima della dichiarazione di fallimento della Helena Bar’s. Quest’ultima, infatti, il 19 dicembre 1997 aveva sottoscritto con l’affittante Bar Grattacielo un ulteriore contratto, con cui l’affittante rinunciava al suo credito per canoni insoluti, a fronte dell’impegno dell’affittuaria di restituirle l’azienda, compresi i beni in leasing, e di pagare il dovuto alla banca. Non avendo, invece, la Helena Bar’s provveduto a detto pagamento, era stata la Bar Grattacielo a provvedervi, adempiendo l’obbligazione altrui e surrogandosi nel credito della banca.

Il Tribunale, autorizzata la convenuta a chiamare in garanzia la Bar Grattacielo, che rimase contumace, respinse la domanda. Escluse, infatti, che dall’inadempimento della Helena Bar’s potesse derivare la risoluzione del contratto da essa stipulato con la banca, essendo subentrata nella vendita la Bar Grattacielo, la quale provvide al saldo del dovuto nell’ambito di un’operazione qualificabile come cessione del contratto.

Il fallimento propose appello, cui resistettero sia la banca che la s.a.s. Bar Grattacielo.

La Corte di Genova respinse il gravame, confermando la ricostruzione della vicenda in termini di cessione, tra le società Helena Bar’s e Bar Grattacielo, del contratto di vendita – non importa se preliminare o definitivo – intercorso fra la prima e la banca, che alla cessione aveva aderito accettando il saldo del prezzo eseguito dalla seconda.

Il fallimento ha quindi proposto ricorso per cassazione per un solo, complesso motivo. Nessuna delle intimate ha presentato controricorso.

La sola Banca Carige ha nominato un difensore che ha partecipato alla discussione.

Diritto

MOTIVI DELLA DECISIONE

1. – Con l’unico motivo di ricorso si censura, per violazione di norme di diritto e vizi motivazionali, la ricostruzione dei fatti compiuta dalla Corte d’appello, e in particolare l’individuazione in essi di una vicenda di cessione del contratto intercorso fra la banca e la Helena Bar’s avente ad oggetto i mobili e le attrezzature di cui si è detto.

2. – Il motivo è inammissibile attesa la mancanza di decisività delle censure.

La tesi che emerge dal ricorso è che non vi era stata cessione del contratto perchè in realtà la Bar Grattacielo non aveva fatto altro che adempiere all’obbligazione della Helena Bar’s di pagare il prezzo residuo dei beni surrogandosi nelle ragioni della banca creditrice nei confronti della società debitrice. Se così fosse, però, dovrebbe ugualmente negarsi la fondatezza della domanda del fallimento.

La domanda principale, infatti, è basata sulla risoluzione del contratto tra la Helena Bar’s e la banca per inadempimento della prima. Ma se vi era stato invece – come riconosciuto dallo stesso fallimento -adempimento dell’obbligazione della Helena Bar’s, sia pure da parte del terzo Bar Grattacielo s.a.s., non può aversi comunque risoluzione, come correttamente affermate – su questo specifico aspetto – dalla sentenza del Tribunale confermata in appello.

La domanda subordinata, poi, si basa sulla configurazione del rapporto tra la Helena Bar’s e la banca come contratto di vendita a rate con riserva di proprietà e si sostanzia nella pretesa di rimborso delle rate versate, salvo l’equo compenso per l’uso, ai sensi dell’art. 1526 c.c., Ma anche questa norma presuppone l’inadempimento dell’acquirente, nella specie insussistente, come appena osservato.

3. – L’inammissibilità del motivo comporta il rigetto del ricorso.

Le spese processuali in favore della parte che ha svolto difese in questa sede seguono la soccombenza e vano liquidate come in dispositivo.

P.Q.M.

La corte rigetta il ricorso e condanna il fallimento ricorrente alle spese processuali, liquidate in Euro 1.200,00, di cui 1.000,000 per onorari, oltre spese generali ed accessori di legge, in favore della resistente Banca Carige s.p.a..

Così deciso in Roma, il 26 gennaio 2011.

Depositato in Cancelleria il 11 aprile 2011

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