Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 7912 del 06/04/2011
Cassazione civile sez. I, 06/04/2011, (ud. 10/12/2010, dep. 06/04/2011), n.7912
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE PRIMA CIVILE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. SALME’ Giuseppe – Presidente –
Dott. DI PALMA Salvatore – Consigliere –
Dott. ZANICHELLI Vittorio – Consigliere –
Dott. SCHIRO’ Stefano – rel. Consigliere –
Dott. DIDONE Antonio – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
ordinanza
sul ricorso proposto da:
D.D., domiciliato in Roma, Piazza Cavour, presso la
Cancelleria della Corte di cassazione, rappresentato e difeso
dall’avv. Lojodice Oscar per procura in atti;
– ricorrente –
contro
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA, in persona del Ministro pro tempore,
domiciliato in Roma, via dei Portoghesi 12, presso l’Avvocatura
generale dello Stato, che lo rappresenta e difende per legge;
– controricorrente –
avverso il decreto della Corte d’appello di Lecce in data 4 dicembre
2008, nel procedimento n. 242/08 V.G.;
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio in
data 10 dicembre 2010 dal relatore, cons. Dr. Stefano Schirò;
alla presenza del Pubblico ministero, in persona del sostituto
procuratore generale, dott. FUCCI Costantino che nulla ha osservato.
Fatto
FATTO E DIRITTO
La Corte:
A) rilevato che è stata depositata in cancelleria, ai sensi dell’art. 380 bis c.p.c., la seguente relazione comunicata al Pubblico Ministero e notificata ai difensori delle parti:
“IL CONSIGLIERE RELATORE, letti gli atti depositati;
Ritenuto che:
1. D.D. ha proposto ricorso per cassazione, sulla base di due articolati motivi, avverso il decreto in data 4 dicembre 2008, con il quale la Corte di Appello di Lecce ha respinto il ricorso con il quale egli, ai sensi della L. 24 marzo 2001, n. 89, art. 2 aveva chiesto la condanna del Ministero della Giustizia alla corresponsione di un’equa riparazione per i danni sofferti in relazione alla irragionevole durata del processo da lui promosso in materia di lavoro, per il pagamento di differenze asseritamente dovute a titolo di indennità di disoccupazione agricola, con ricorso del 14 settembre 2005 e definito il 4 marzo 2008;
1.1. il Ministero della Giustizia ha resistito con controricorso;
Osserva:
2. la Corte di appello di Lecce ha respinto ricorso, rilevando che la durata del giudizio doveva ritenersi congrua, essendosi il giudizio concluso in tre anni; la Corte di merito affermava inoltre la durata del processo non aveva provocato alcuna ripercussione negativa nei confronti del ricorrente, attesa la irrilevante entità della pretesa azionata;
il ricorrente censura il decreto impugnato, proponendo due articolati motivi di ricorso, con i quali si critica la decisione, da un lato, per avere la Corte territoriale ritenuta congrua la durata di tre anni del giudizio presupposto e, dall’altro, per avere la stessa Corte escluso il danno non patrimoniale in considerazione della irrilevante entità della pretesa azionata;
3. il primo motivo appare manifestamente infondato, in quanto l’affermazione che il processo della specie si è svolto in un arco temporale da ritenersi ragionevole è conforme ai criteri stabiliti dalla giurisprudenza CEDU e da quella nazionale per la determinazione della ragionevole durata del processo, secondo i quali il limite massimo di ragionevole durata del processo di primo grado è di circa tre anni (Cass. 2008/14); restano assorbite le censure sollevate dal ricorrente con il secondo motivo;
4. alla stregua delle considerazioni che precedono e qualora il collegio condivida i rilievi in precedenza formulati, si ritiene che il ricorso possa essere trattato in camera di consiglio ai sensi degli artt. 375 e 380 bis c.p.c.”;
B) osservato che non sono state depositate conclusioni scritte o memorie ai sensi dell’art. 380 bis c.p.c. e che, a seguito della discussione sul ricorso tenuta nella camera di consiglio, il collegio ha condiviso le considerazioni esposte nella relazione in atti;
ritenuto che, in base alle considerazioni che precedono, il ricorso deve essere rigettato e che le spese del giudizio di cassazione, da liquidarsi come in dispositivo, seguono la soccombenza.
P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento in favore del Ministero della Giustizia delle spese del giudizio di cassazione, che si liquidano in Euro 800,00, oltre alle spese prenotate a debito.
Così deciso in Roma, il 10 dicembre 2010.
Depositato in Cancelleria il 6 aprile 2011