Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 7851 del 03/04/2014


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Civile Ord. Sez. 6 Num. 7851 Anno 2014
Presidente: CURZIO PIETRO
Relatore: GARRI FABRIZIA

ORDINANZA
sul ricorso 14467-2012 proposto da:
MINISTERO DELLA SALUTE 6047640584) in persona del
Ministro pro tempore, elettivamente domiciliato in ROMA, VIA DEI
PORTOGHESI 12, presso l’AVVOCATURA GENERALE DELLO
STATO, che lo rappresenta e difende, ope legis;
– ricorrente contro
BARBIERI ROSALBA, elettivamente domiciliata in ROMA, presso la
CORTE DI CASSAZIONE, rappresentata e difesa dall’avvocato
PINDINELLO ROSALBA, giusta delega a margine del controricorso;

controrícorrente

avverso la sentenza n. 419/2012 della CORTE D’APPELLO di
LECCE del 6.2.2012, depositata il 12/03/2012;

Data pubblicazione: 03/04/2014

udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del
25/02/2014 dal Consigliere Relatore Dott. FABRIZIA GARRI;
udito per la controricorrente l’Avvocato Rosalba Pindinello che si
riporta agli scritti.
FATTO E DIRITTO

l’appello proposto dal Ministero della Salute ed ha confermato la
sentenza di primo grado che ha riconosciuto il diritto della Barbieri ad
ottenere la rivalutazione, sulla base degli indici Istat, anche
dell’indennità integrativa speciale, con decorrenza dal 1.1.96,
costituente parte dell’indennizzo di cui alla L. n. 210 del 1992 di cui
godeva.
Avverso detta sentenza il Ministero propone ricorso con un unico
motivo.
La Barbieri resiste con controricorso.
Tanto premesso si osserva che il ricorso appare manifestamente
infondato, conformemente alla giurisprudenza di questa Corte (v. da
ultimo, Cass. nn. 29080/2011,29914/2011, 10769/2012).
Anteriormente era stato affermato (Cass. n. 21703 del 13/10/2009,
disattendendo il precedente orientamento di cui a Cass. n. 15894 del
2005) che “in materia di danni da vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni
od emodetivati, la rivalutazione annuale non si applica all’indennità
integrativa speciale, prevista dalla L. 25 luglio 1992, n. 210, art. 2,
comma 2, sia perché il legislatore ne ha espressamente stabilito il
riconoscimento solo per l’indennizzo, autonomamente disciplinato
dall’art. 2 cit., comma 1 (così come modificato dalla L. 25 luglio 1997,
n. 238), sia perché l’indennità integrativa speciale ha proprio la
funzione di attenuare od impedire gli effetti della svalutazione

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Con la sentenza impugnata la Corte d’appello di Lecce, ha respinto

monetaria, per cui è ragionevole che ne sia esclusa normativamente la
rivalutabilità”.
L’infondatezza della pretesa era stata poi confermata dalla successiva
sentenza n. 22112 del 2009, che si era data carico di risolvere il
contrasto.

del 2010, si è disposto che “la L. 25 febbraio 1992, n. 210, art. 2,
comma 2 e successive modifiche, si interpreta nel senso che la somma
corrispondente all’importo della indennità integrativa speciale non è
rivalutato secondo il tasso di inflazione”.
La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 293 del 2011, ha dichiarato
l’illegittimità costituzionale del D.L. 31 maggio 2010, n. 78, art. 11,
commi 13 e 14, ritenendo tale disciplina non conforme al canone di
ragionevolezza.
La Corte Costituzionale ha affermato, con detta sentenza: “Va premesso
che, come questa Corte ha già chiarito, la menomazione della salute conseguente a
trattamenti sanitari può determinare, oltre al risarcimento del danno in base alla
previsione dell’art. 2043 c.c., il diritto ad un equo indennizzo, in forza dell’art. 32
in collegamento con l’art. 2 Cost., qualora il danno, non derivante da fatto illecito,
sia conseguenza dell’adempimento di un obbligo legale, come la sottoposizione a
vaccinazioni obbligatorie (fattispecie alla quale è stato assimilato il caso in cui il
danno sia derivato da un trattamento sanitario che, pur non essendo giuridicamente
obbligatorio, sia tuttavia, in base ad una legge, promosso dalla pubblica autorità in
vista della sua diffusione capillare nella società: sentenza n. 27 del 1998); nonché il
diritto, qualora ne sussistano i presupposti a norma dell’art. 2 Cost. e dell’art. 38
Cost., comma 2, a misure di sostegno assistenziale disposte dal legislatore
nell’ambito della propria discrezionalità (sentenze n. 342 del 2006, n. 226 del
2000 e n. 118 del 1996). La situazione giuridica di coloro che, a seguito di
trasfusione, siano affetti da epatite è riconducibile all’ultima delle ipotesi ora
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Con il D.L. n. 78 del 2010, art. 11, comma 13 convertito in L. n. 122

indicate. E il legislatore, nell’esercizio dei suoi poteri discrezionali, è intervenuto con
la L n. 210 del 1992, prevedendo (tra l’altro) un indennizzo consistente in una
misura di sostegno economico, fondato sulla solidarietà collettiva garantita ai
cittadini, alla stregua dei citati arti. 2 e 38 Cost., a fronte di eventi generanti una
situazione di bisogno (sentenza n. 342 del 2006, punto 3 del Considerato in

predisposti nel settore (sentenza n. 28 del 2009). Le scelte del legislatore,
nell’esercizio dei suoi poteri di apprezzamento della qualità, della misura, della
gradualità e dei modi di erogazione delle provvidenze da adottare, rientrano nella
sfera della sua discrezionalità. Tuttavia, compete a questa Corte verificare che esse
non siano affette da palese arbitrarietà o irrazionalità, ovvero non comportino una
lesione della parità di trattamento o del nucleo minimo della garanzia (sentenze n.
342 del 2006 e n, 226 del 2000).
Ciò posto, si deve rilevare che con la L 24 dicembre 2007, n. 244, art. 2, comma
363 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato
— Legge Finanziaria 2008), è stato disposto che “L’indennizzo di cui alla L 29
ottobre 2005, n. 229, art. 1 è riconosciuto, altresì, ai soggetti affetti da sindrome
da talidomide, determinata dalla somministrazione dell’omonimo farmaco, nelle
forme dell’amelia, deltemimelia, della focomelia e della macromelia”. La L 29
ottobre 2005, n. 229, art. 1 rinvia, a sua volta, ai soggetti di cui alla L n. 210
del 1992, art. 1, comma 1 e disciplina l’ulteriore indennizzo ai medesimi
«Imitante, determinandone importo e modalità di erogazione (comma 1). Il comma
4 della norma statuisce che “L’intero importo dell’indennizzo,stabilito ai sensi del
presente articolo, è rivalutato annualmente in base alla variazione degli indici
ISTAT”. Per il richiamo effettuato dalla L n. 24 del 2007 all’intero L n. 229
del 2005, art. 1 anche quest’ultima disposizione si applica all’indennizzo
riconosciuto ai soggetti affitti da sindrome da talidomide. Del resto, il regolamento
di esecuzione della L n. 244 del 2007, art. 2, comma 363, recato dal D.M. 2
ottobre 2009, n. 163 ribadisce nell’art. 1, comma 4, che l’importo dell’indennizzo
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diritto), misura che trova fondamento nella insufficienza dei controlli sanitari

suddetto “è interamente rivalutato annualmente in base alla variazione degli indici
ISTAT.
Orbene, come già chiarito da questa Corte, non è ravvisabile irrazionale disparità
di trattamento dei soggetti danneggiati in modo irreversibile da emotrasfusioni
rispetto a quanti abbiano ricevuto una menomazione permanente alla salute da

entrare in una visione unilicattice (sentenza n. 423 del 2000 e ordinanza n. 522
del 2000). Non altrettanto, però, può dirsi per la situazione delle persone a ette da
sindrome da talidomide. Invero, la ratio del beneficio concesso a tali persone è da
ravvisare nell’immissione in commercio del detto farmaco in assenza di adeguati
controlli sanitari sui suoi effetti, sicché esso ha fondamento analogo, se non identico,
a quello del beneficio introdotto dalla L n. 210 del 1992, art. 1, comma 3. Nella
sindrome da talidomide, come nelf epatite post-trasfusionale, i danni irreversibili
subiti dai pazienti sono derivati da trattamenti terapeutici non legalmente imposti e
neppure incentivati e promossi dall’autorità nell’ambito di una politica sanitaria
pubblica. Entrambe le misure hanno natura assistenziale, basandosi sulla
solidarietà collettiva garantita ai cittadini alla stregua degli arti. 2 e 38 Casi..
In questo quadro non si giustifica, e risulta, quindi, fonte di una irragionevole
disparità di trattamento in contrasto con l’art. 3 Cost., comma 1, la situazione
venutasi a creare, a seguito della normativa censurata, per le persone affette da
epatite post- trasfusionale rispetto a quella dei soggetti portatori della sindrome da
talidomide. A questi ultimi è riconosciuta la rivalutazione annuale dell’intero
indennizzo, mentre alle prime la rivalutazione (sulla base del tasso di inflazione
programmato: L n. 210 del 1992, art. 2, comma 1) è negata proprio sulla
componente diretta a coprire la maggior parte dell’indennizzo stesso, con la
conseguenza, tra l’altro, che soltanto questo rimane esposto alla progressiva erosione
derivante dalla svalutazione. E ciò ad onta delle caratteristiche omogenee come
sopra riscontrate tra i due benefici.

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vaccinazioni obbligatorie, trattandosi di situazioni diverse che non si prestano ad

La tesi della difesa dello Stato, secondo cui essi in realtà resterebbero differenziati
ab origine, “nel senso che il relativo ammontare è comunque diverso”, anche a
prescindere dalla rivalutabilità o meno della componente commisurata alla
indennità integrativa speciale inclusa nella base di calcolo, non può essere condivisa.
Infatti, il diverso ammontare dell’indennizzo attiene alla determinazione del

sono qui in discussione. Esse, comunque, non incidono sulle ragioni unificanti sopra
evidenziate.
Conclusivamente, alla stregua delle esposte considerazioni, deve essere dichiarata
l’illegittimità costituzionale del D.L n. 78 del 2010, art. 11, comma 13
convertito, con modificazioni, dalla L n. 122 del 2010, art. 1, comma 1. La
declaratoria riguarda anche il successivo comma 14, trattandosi di disposizione
strettamente connessa alla precedente, in quanto diretta a regolare gli effetti
intertemporali della norma inteTretativa, della quale,dunque, segue la sorte”
(Corte cost. 293/2011).
Né si può sostenere – come deduce il Ministero – che, essendo stato
individuato – dalla citata pronunzia della Corte Costituzionale – come
tertium comparationis la legge in materia di talidomite n. 244 del 2007, la
decorrenza dell’adeguamento rivalutativo dovrebbe fissarsi dalla data di
entrata in vigore di quest’ultima legge. Non è infatti questo il dictum
della Corte Costituzionale, che invece non ha posto limiti temporali
alla pronunzia di incostituzionalità, e la relativa statuizione non poteva
che competere esclusivamente al Giudice delle leggi. Al contrario, la
Corte ha dichiarato incostituzionale anche il comma 14 dell’art. 1 della
L. n. 122 del 2010 il quale disponeva la cessazione degli effetti di tutti i
provvedimenti emanati al fine di rivalutare l’indennità integrativa
speciale con conseguente conferma della vigenza dell’obbligo ab origine,
e con il solo limite dell’avvenuto passaggio in giudicato di eventuali
pronunce negative. Si tratta di interpretazione che, peraltro, risulta
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quantum e, quindi, risponde a legittime scelte discrezionali del legislatore che non

conforme a principi dettati dall’ordinamento sovranazionale. La Corte
Europea dei Diritti dell’Uomo, proprio esaminando il caso
sottopostole da cittadini italiani che avevano lamentato l’impossibilità
di ottenere un adeguamento annuale della parte complementare di un
assegno di indennizzo pagato a loro seguito contaminazione

emoderivati, con la sentenza non defmitiva del 3 settembre 2013
(ricorso n . 5376/11) nel rilevare che le violazioni dei diritti dei
ricorrenti non riguardavano casi isolati, ma erano il risultato di un
problema sistemico derivante dalla mancanza di volontà delle autorità
di regolare l’ IIS, anche dopo la sentenza della Corte Costituzionale, ha
applicato la procedura della sentenza pilota ed ha preso atto della
necessità urgente di fornire alle persone interessate adeguato
risarcimento a livello nazionale, evidenziando che l’emanazione del
decreto legge n. 78/2010 aveva violato il principio dello stato di diritto
e il diritto di alcune delle ricorrenti ad un equo processo. La Corte
europea ha infatti rilevato che la Corte Costituzionale aveva ritenuto
che le norme del decreto erano in contrasto con la Costituzione
italiana, in quanto avevano determinato una disparità di trattamento tra
diverse categorie di persone beneficiarie dell’indennità prevista dalla
legge n. 210/1992. La sentenza ha poi preso atto dell’impossibilità per i
ricorrenti di giovarsi di tale pronuncia costituzionale, difettando un
rimedio interno di carattere effettivo a tutela degli interessi protetti
idoneo a superare il giudicato formatosi nei loro confronti e
prendendo atto della necessità urgente di fornire alle persone
interessate adeguato risarcimento a livello nazionale, ha invitato lo
Stato Italiano a fissare, entro sei mesi dalla data in cui la decisione
diventerà definitiva, a norma dell’art. 44 comma 2 della Convenzione,
un termine entro il quale si impegna a garantire l’effettiva e rapida
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accidentale a seguito di trasfusioni di sangue o somministrazione di

realizzazione dei diritti in questione, mediante la previsione in favore di
ciascun ricorrente di una somma corrispondente alla i.i.s. rivalutata.
Argomenti ulteriori questi che confermano ulteriormente della
correttezza della interpretazione data da questa Corte agli effetti della
pronuncia della Corte Costituzionale.

recentemente espressi da questa Corte, che “in tema di danni da
trasfusione e somministrazione di emoderivati, l’indennità integrativa
speciale, prevista dall’art. 2, comma 2, della legge n. 210 del 1992, è
soggetta a rivalutazione annuale, in seguito alla sentenza della Corte
costituzionale n. 293 del 2011, che ha dichiarato illegittima l’esclusione
della rivalutazione per violazione del principio di uguaglianza, rispetto
alla disciplina, introdotta con l’art. 2, comma 363, della legge n. 244 del
2007, dei danni da somministrazione di talidomide (Cass. ord. n. 10769
del 27 giugno 2012 e n. 29080 del 27 dicembre 2012 ed ancora ord.
21265/2013).
In conclusione il ricorso del Ministero deve essere rigettato.
Le spese del giudizio vanno regolate secondo il criterio della
soccombenza.
PQM
LA CORTE
Rigetta il ricorso. Condanna il Ministero della Salute al pagamento
delle spese del giudizio che liquida in € 3000,00 per compensi
professionali ed in € 100,00 per esborsi. Oltre agli accessori dovuti per
legge.
Così deciso in Roma 11 25 febbraio 2014
ente

Deve quindi concludersi, in conformità con i principi di diritto

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