Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 7302 del 16/03/2020

Cassazione civile sez. lav., 16/03/2020, (ud. 12/09/2019, dep. 16/03/2020), n.7302

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE LAVORO

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MANNA Antonio – Presidente –

Dott. BERRINO Umberto – rel. Consigliere –

Dott. D’ANTONIO Enrica – Consigliere –

Dott. GHINOY Paola – Consigliere –

Dott. MANCINO Rossana – Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso 15366-2014 proposto da:

M.A., domiciliata in ROMA, PIAZZA CAVOUR, presso la

CANCELLERIA DELLA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE, rappresentata e

difesa dall’avvocato DANTE STABILE, ANNA AMANTEA;

– ricorrente –

contro

I.N.P.S. – ISTITUTO NAZIONALE PREVIDENZA SOCIALE, in persona del

Presidente e legale rappresentante pro tempore, elettivamente

domiciliato in ROMA, VIA CESARE BECCARIA 29, presso l’Avvocatura

Centrale dell’Istituto, rappresentato e difeso dagli avvocati SERGIO

PREDEN, LUIGI CALIULO, ANTONELLA PATTERI, LIDIA CARCAVALLO;

– controricorrente –

avverso la sentenza n. 1501/2013 della CORTE D’APPELLO di SALERNO,

depositata il 02/12/2013 R.G.N. 16/2012.

Fatto

RILEVATO

Che:

la Corte d’appello di Salerno (sentenza del 2.12.2013) ha rigettato l’impugnazione proposta da M.A. avverso la sentenza del giudice del lavoro del Tribunale di Nocera Inferiore che le aveva respinto la domanda volta al riconoscimento dei periodi di godimento del sussidio L. n. 223 del 1991, ex art. 7 ai fini del conseguimento del diritto a pensione ed alla relativa quantificazione, oltre che alla condanna dell’Inps al pagamento delle corrispondenti prestazioni economiche;

a fondamento della decisione la Corte salernitana ha osservato che l’Inps aveva correttamente applicato la norma di cui al D.L. n. 510 del 1996, art. 1, comma 9, convertito nella L. n. 608 del 1996, per effetto della quale i sussidi successivi al 31 luglio 1995 rilevavano ai soli fini dell’acquisizione dei requisiti assicurativi per il diritto al pensionamento;

per la cassazione di tale decisione ricorre M.A. con un solo motivo, cui resiste l’Inps con controricorso;

Diritto

CONSIDERATO

Che:

1. con un solo motivo M.A. denunzia la violazione e falsa applicazione della L. 23 luglio 1991, n. 223, art. 7, comma 9, del D.L. 1 ottobre 1996, n. 510, art. 1, comma 9, convertito, con modificazioni, con la L. 28 novembre, n. 608 e dell’art. 8, comma 19, del D.Lgs. 1 dicembre 1997, n. 468 in relazione all’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3);

2. secondo la ricorrente la questione di diritto da risolvere è quella che attiene all’individuazione dell’ambito di efficacia temporale della norma dettata dal D.L. n. 510 del 1996, art. 1, comma 9, laddove prevede che la contribuzione figurativa accreditata per i sussidi imputati a periodi successivi al 31 luglio 1995 è rilevante solo ai fini dell’accesso al trattamento pensionistico (durata) e non ai fini della misura della prestazione, posto che è suo interesse primario quello di vedersi accreditati i periodi di godimento del sussidio di cui al L. n. 223 del 1991, art. 7, comma 9, anche per i periodi contributivi successivi al 31.7.1995;

3. a tal proposito la ricorrente assume che la Corte di merito non ha considerato che la norma applicata, cioè quella di cui al D.L. n. 510 del 1996, art. 1, comma 9, convertito con L. n. 608 del 1996, non riguarda la presente fattispecie in quanto essa non concerne l’intero settore dell’indennità di mobilità, ma soltanto settori specifici e delimitati (commi 5, 6, 7 e 8), settori che sono individuati dalla circolare n. 221 del 2 agosto 1995 dell’Inps;

4. in particolare, secondo la presente tesi difensiva, dalla lettura di questi ultimi commi si evince che gli stessi fanno esclusivo riferimento ai lavoratori del settore edile che avevano beneficiato solo fino a determinati periodi dei trattamenti speciali di disoccupazione o di proroghe dei trattamenti straordinari di integrazione salariale e la cui posizione non si era potuta sanare per i periodi successivi, stante la mancata conversione dei decreti legge (8 febbraio 1995, n. 31; 7 aprile 1995, n. 105) succedutisi invano nel tempo;

5. da parte sua la difesa dell’Inps obietta che la ricorrente aveva fruito della cigs settore industria per un periodo di dieci anni fino al 31 maggio 1995, così come risultava dall’estratto conto in atti, e che la medesima era stata ammessa ai lavori socialmente utili, ai sensi del D.L. n. 510 del 1996, art. 1, comma 5, il cui comma 9 disponeva che per i periodi successivi al 31.7.1995 i sussidi riconosciuti rilevavano ai soli fini dell’acquisizione dei requisiti assicurativi per il diritto al pensionamento, disposizione, quest’ultima, alla quale l’istituto di previdenza si era attenuto; inoltre, secondo la difesa dell’ente, il D.L. n. 510 del 1996, art. 1, commi 5, 6, 7 e 8, citati dalla controparte, trovano applicazione anche per i lavoratori dell’industria;

6. il motivo è infondato: invero, come questa Corte ha già avuto occasione di statuire (Cass. Sez. Lav., sentenza n. 29942 del 20.11.2018) “La contribuzione figurativa accreditata a favore dei lavoratori socialmente utili titolari di indennità a carico dell’Inps è valorizzabile, a far tempo dal 1 agosto 1995, ai soli fini dell’accesso al trattamento pensionistico e non anche ai fini della misura dello stesso, in virtù di quanto previsto dal D.L. n. 510 del 1996, art. 1, comma 9, conv. in L. n. 608 del 1996”;

7. in effetti, la questione di diritto attiene all’individuazione dell’ambito di efficacia temporale della disposizione dettata dal D.L. n. 510 del 1996, art. 1, comma 9, laddove prevede che la contribuzione figurativa accreditata a favore dei lavoratori socialmente utili, che percepiscono l’indennità a carico dell’Inps, sia valorizzabile solo ai fini dell’accesso al trattamento pensionistico e non ai fini della misura dello stesso;

8. orbene, la L. n. 223 del 1991 (norme in materia di cassa integrazione guadagni, mobilità, trattamenti di disoccupazione, attuazione di direttive della comunità Europea, avviamento al lavoro ed altre disposizioni in materia di mercato del lavoro) all’art. 7 (indennità di mobilità), comma 9, prevedeva che “i periodi di godimento dell’indennità di mobilità ad esclusione di quelli per i quali si fa luogo alla corresponsione anticipata ai sensi del comma 5, sono riconosciuti d’ufficio utili ai fini del conseguimento del diritto alla pensione e ai fini della determinazione della misura della pensione stessa. Per detti periodi il contributo figurativo è calcolato sulla base della retribuzione cui è riferito il trattamento straordinario di integrazione salariale di cui al comma 1. Le somme occorrenti per la copertura della contribuzione figurativa sono versate dalla gestione di cui al comma 11 alla gestione pensionistiche competenti”;

9. successivamente il D.L. n. 510 del 1996, convertito in L. n. 608 del 1996, art. 1, comma 9, ha stabilito che “Per i sussidi di cui ai commi 5, 6, 7 e 8 trovano applicazione le disposizioni in materia di mobilità e di indennità di mobilità, ivi compreso, per i periodi sussidiati sino al 31 luglio 1995, il riconoscimento d’ufficio di cui alla L. 23 luglio 1991, n. 223, art. 7, comma 9. Per i sussidi imputati a periodi successivi a tale data e per quelli di cui al comma 3, il predetto riconoscimento rileva ai soli fini dell’acquisizione dei requisiti assicurativi per il diritto al pensionamento”;

10. dunque, il tenore letterale della norma è chiaro nel fissare il limite del 31/7/1995 per il riconoscimento, anche ai fini della determinazione quantitativa, del diritto al trattamento pensionistico per i lavoratori che godettero dei sussidi introdotti con i commi dal quinto all’ottavo; la norma è altrettanto chiara nello stabilire che per i sussidi imputati a periodi successivi alla data del 31/7/1995 e per quelli di cui al comma 3, vale a dire per quelli riferibili al D.L. n. 299 del 1994, art. 14 (richiamato dal citato D.L. n. 510 del 1996, art. 1, comma 3) riguardante i lavoratori in cassa integrazione o che avevano fruito dell’indennità di mobilità, il predetto riconoscimento rileva ai soli fini dell’acquisizione dei requisiti assicurativi per il diritto al pensionamento;

11. pertanto, il ricorso va rigettato; le spese del presente giudizio, liquidate come da dispositivo, seguono la soccombenza della ricorrente, la quale va altresì condannata, ricorrendone i presupposti, al pagamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso, a norma del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, se dovuto.

P.Q.M.

La Corte rigetta il ricorso. Condanna la ricorrente al pagamento delle spese nella misura di Euro 1200,00, di cui Euro 1000,00 per compensi professionali, oltre spese generali al 15% ed accessori di legge.

Ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1 quater, dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte del ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso, a norma del comma 1-bis dello stesso art. 13, se dovuto.

Così deciso in Roma, il 12 settembre 2019.

Depositato in Cancelleria il 16 marzo 2020

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