Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 6893 del 02/03/2022

Cassazione civile sez. lav., 02/03/2022, (ud. 20/10/2021, dep. 02/03/2022), n.6893

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE LAVORO

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BERRINO Umberto – Presidente –

Dott. MANCINO Rossana – rel. Consigliere –

Dott. CAVALLARO Luigi – Consigliere –

Dott. BUFFA Francesco – Consigliere –

Dott. DE FELICE Alfonsina – Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso 105-2016 proposto da:

POLTRONESOFA’ S.P.A., in persona del legale rappresentante pro

tempore, elettivamente domiciliata in ROMA, PIAZZA CAVOUR 19, presso

lo studio TOFFOLETTO DE LUCA TAMAJO, rappresentata e difesa dagli

avvocati RAFFAELE DE LUCA TAMAJO, VINCENZO LUCIANI, FEDERICA

PATERNO’;

– ricorrente –

contro

I.N.P.S. – ISTITUTO NAZIONALE DELLA PREVIDENZA SOCIALE, in persona

del suo Presidente e legale rappresentante pro tempore, in proprio e

quale mandatario della S.C.C.I. S.P.A. – Società di

Cartolarizzazione dei Crediti I.N.P.S., elettivamente domiciliati in

ROMA, VIA CESARE BECCARIA 29, presso l’Avvocatura Centrale

dell’Istituto, rappresentati e difesi dagli avvocati GIUSEPPE

MATANO, LELIO MARITATO, CARLA D’ALOISIO, ESTER ADA SCIPLINO,

ANTONINO SGROI, EMANUELE DE ROSE;

– controricorrenti –

e contro

I.N.A.I.L. – ISTITUTO NAZIONALE PER L’ASSICURAZIONE CONTRO GLI

INFORTUNI SUL LAVORO, in persona del legale rappresentante pro

tempore, elettivamente domiciliato in ROMA, VIA IV NOVEMBRE 144,

presso lo studio degli avvocati RAFFAELA FABBI, LORELLA FRASCONA’

che lo rappresentano e difendono;

– controricorrente –

e contro

EQUITALIA CENTRO S.P.A.;

– intimata – avverso la sentenza n. 709/2015 della CORTE D’APPELLO di

BOLOGNA, depositata il 19/06/2015 R.G.N. 133/2014;

udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del

20/10/2021 dal Consigliere Dott.ssa MANCINO ROSSANA.

 

Fatto

RILEVATO

CHE:

1. con sentenza n. 709 del 2015, la Corte di Appello di Bologna ha confermato, per quanto in questa sede rileva, la pronuncia di primo grado che aveva respinto l’opposizione svolta dall’attuale parte ricorrente avverso cartelle esattoriali per omissioni contributive per crediti INPS e INAIL, in riferimento alla contestata natura fittizia dei rapporti lavorativi con i venditori coinvolti nell’accertamento ispettivo, costituiti nelle forme dell’associazione in partecipazione;

2. avverso tale pronuncia Poltronesofà s.p.a. ha proposto ricorso per cassazione, deducendo un motivo di censura, successivamente illustrato con memoria;

3. l’INPS, anche quale procuratore speciale della S.C.C.I. s.p.a., e l’INAIL hanno resistito con controricorso.

Diritto

CONSIDERATO

CHE:

4. con l’unico motivo di censura, la ricorrente denuncia violazione e falsa applicazione degli artt. 2549,2553 c.c. e art. 2554 c.c.,, comma 2, per avere la Corte di merito ritenuto, sulla scorta di Cass. n. 1817 del 2013, che la pattuizione contrattuale secondo cui i lavoratori associati avrebbero partecipato ad una quota di utili, determinata in misura variabile, con corresponsione di un fisso mensile quale acconto e con espressa esclusione della partecipazione alle perdite, implicando una sostanziale indipendenza e l’eventuale divergenza tra associante e associato dei vantaggi conseguibili dall’attività d’impresa, costituirebbe smentita per tabulas della ricorrenza della fattispecie legale dell’associazione in partecipazione;

5 al riguardo, questa Corte, precisando il precedente orientamento espresso da Cass. n. 1817 del 2013 (secondo cui la causa del contratto di associazione in partecipazione si connoterebbe per la partecipazione dell’associato al rischio di impresa e alla distribuzione non solo degli utili, ma anche delle perdite), ha affermato che la riconducibìlità del rapporto di lavoro al contratto di associazione in partecipazione con apporto di prestazione lavorativa da parte dell’associato ovvero al contratto di lavoro subordinato con retribuzione collegata agli utili esige un’indagine del giudice di merito volta a cogliere la prevalenza, alla stregua anche delle modalità di attuazione del concreto rapporto, degli elementi che caratterizzano i due contratti, tenendo conto, in particolare, che il primo implica l’esistenza per l’associato di un rischio di impresa che è configurabile pure laddove le parti abbiano escluso la partecipazione alle perdite, poiché in tal caso l’eventuale assenza di utili determina l’assenza di compensi, necessariamente correlati all’andamento economico dell’impresa (così da ult. Cass. n. 26273 del 2020);

7. non diversamente, a ben vedere, ha affermato Cass. n. 20189 del 2015, richiamata dall’INPS nel controricorso, essendosi in quella sede affermato che, ancorché la disciplina dell’art. 2552 c.c. sia derogabile, né l’associante né l’associato possono restare esonerati da “ogni perdita, ossia dal rischio di impresa, in contrasto con l’art. 2549 c.c.”, e non potendo, come detto, ritenersi escluso dal rischio d’impresa chi percepisca compensi correlati all’andamento economico dell’impresa stessa;

8. nel caso di specie, i giudici territoriali, lungi dal condurre l’accertamento di cui dianzi s’e’ detto, hanno erroneamente ricondotto alla (sola) previsione di una mancata partecipazione alle perdite non solo l’insussistenza degli elementi distintivi della causa dell’associazione in partecipazione, ma altresì la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato tra associati e odierna ricorrente, ciò che, viceversa, in mancanza di un accertamento in concreto dei presupposti per l’operatività dell’art. 2094 c.c., non può in alcun modo predicarsi come conseguenza presunta iuris et de iure di una collaborazione in ipotesi non sussumibile nel paradigma dell’associazione in partecipazione (così, proprio con riferimento ad una fattispecie relativa a contratti conclusi dall’odierna ricorrente, Cass. n. 3063 del 2020, che ha cassato App. Ancona n. 923/13, espressamente e adesivamente richiamata a pag. 3 della sentenza impugnata);

9. il ricorso, pertanto, va accolto e, cassata la sentenza impugnata, la causa va rinviata alla Corte d’appello di Bologna, in diversa composizione, che provvederà anche sulle spese del giudizio di cassazione.

P.Q.M.

La Corte accoglie il ricorso. Cassa la sentenza impugnata e rinvia la causa alla Corte d’appello di Bologna, in diversa composizione, che provvederà anche sulle spese del giudizio di cassazione.

Così deciso in Roma, nell’adunanza camerale, il 20 ottobre 2021.

Depositato in Cancelleria il 2 marzo 2022

 

 

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