Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 6886 del 11/03/2020

Cassazione civile sez. I, 11/03/2020, (ud. 17/12/2019, dep. 11/03/2020), n.6886

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CRISTIANO Magda – Presidente –

Dott. FEDERICO Guido – Consigliere –

Dott. FIDANZIA Andrea – Consigliere –

Dott. OLIVA Stefano – Consigliere –

Dott. DELL’ORFANO Antonella – rel. Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso n. 29085-2018 proposto da:

O.G., domiciliato in ROMA, presso la Cancelleria della Corte

di Cassazione, rappresentato e difeso dall’Avvocato PAOLO SASSI

giusta procura speciale estesa in calce al ricorso;

– ricorrente –

contro

MINISTERO DELL’INTERNO, in persona del Ministro pro tempore;

– intimato –

avverso il decreto del TRIBUNALE DI CAMPOBASSO n. 1772/2018,

depositato il 21.8.2018;

Udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del

17.12.2019 dal Consigliere Dott.ssa ANTONELLA DELL’ORFANO.

Fatto

RILEVATO IN FATTO

Che:

O.G. propone ricorso, affidato a tre motivi, per la cassazione del provvedimento indicato in epigrafe, con cui il Tribunale di Campobasso aveva respinto il ricorso presentato contro il provvedimento della Commissione territoriale di diniego della richiesta di protezione internazionale, sub specie di riconoscimento dello status di rifugiato e di protezione sussidiaria, e, in subordine, di protezione umanitaria;

il Ministero dell’Interno è rimasto intimato.

Diritto

CONSIDERATO IN DIRITTO

Che:

1.1. con il primo motivo di ricorso il ricorrente denuncia la violazione e la falsa applicazione del D.Lgs. 28 gennaio 2008, n. 25, art. 8 e del D.Lgs. 19 novembre 2007, n. 251, art. 1, lett. e) e g), artt. 3 e 14 e art. 16, comma 1, lett. b), nonchè l’omesso esame di un fatto controverso e decisivo per il giudizio, lamentando che, nel rigettare la domanda di riconoscimento dello status di rifugiato e della protezione sussidiaria, il Tribunale aveva omesso di rapportare la sua vicenda personale alla documentazione prodotta, avendone escluso la credibilità senza valutare la situazione generale del suo Paese di origine, caratterizzata da insicurezza, diffusione della criminalità organizzata, elevato rischio di attentati terroristici, totale mancanza di presidi di legalità e violazione dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza, nonchè dalle precarie condizioni di vita della popolazione;

1.2. con il secondo motivo il ricorrente censura, prospettando anche in questo caso il vizio di violazione di legge e omesso esame d’un fatto decisivo, il rigetto della domanda di “protezione umanitaria”, argomentando che in Nigeria esiste una grave instabilità politica ed economica e che tale situazione non garantiva al ricorrente la tutela dei diritti fondamentali della persona;

1.3. con il terzo motivo si denuncia violazione di legge censurando il decreto impugnato per aver revocato l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, in virtù della ritenuta infondatezza della domanda, conseguente all’inadempimento del dovere di cooperazione istruttoria ed all’omesso esame delle fonti d’informazione internazionali;

1.4. il ricorso è inammissibile;

1.5. nel caso concreto, il Tribunale ha adeguatamente motivato in ordine alle ragioni per le quali non è credibile la narrazione dell’istante, ed in particolare circa il motivo che lo avrebbe indotto ad abbandonare il Paese di origine – ossia le minacce subite dal padre e da alcuni membri della setta degli (OMISSIS), che avevano già causato la morte della madre e del fratello -, non essendo stato l’istante neppure “in grado di indicare chi fossero gli adepti della setta che doveva temere – al di fuori del padre-, i loro riti o le loro gerarchie, nè come mai siffatti efferati delitti contro la madre ed il fratello non fossero stati da lui denunciati alla Polizia locale che ben poteva prestargli aiuto ed assistenza”;

1.6. il ricorrente censura poi la valutazione delle prove sebbene il Tribunale di Campobasso abbia indicato in modo non generico, in relazione alla fattispecie di cui al D.Lgs. n. 251 del 2007, art. 14, lett. c), le fonti del proprio convincimento circa la situazione sociopolitica della Nigeria, ed in particolare circa l’insussistenza di una situazione di violenza generalizzata nella zona di provenienza del richiedente (Edo State);

1.6. occorre infine rilevare che la revoca dell’ammissione al patrocinio a spese dello Stato adottata con il provvedimento che definisce il giudizio di merito, anzichè con separato decreto, come previsto dal D.P.R. n. 115 del 2002, art. 136, non comporta mutamenti nel regime impugnatorio, che resta quello, ordinario e generale, dell’opposizione prevista dall’art. 170 del cit. D.P.R., dovendosi escludere che la pronuncia sulla revoca, in quanto adottata con il predetto provvedimento, sia per ciò solo impugnabile immediatamente con il ricorso per cassazione, rimedio previsto solo per l’ipotesi contemplata dall’art. 113 del D.P.R. citato (cfr. Cass. nn. 32028/2018, 3028/2018, 29228/2017), il che determina comunque l’inammissibilità della terza censura;

2. il ricorso va dunque dichiarato inammissibile;

3. non vi è luogo a provvedere sulle spese, attesa la mancata costituzione della parte intimata.

P.Q.M.

La Corte dichiara inammissibile il ricorso.

Ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1 quater, si dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento da parte del ricorrente dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato in misura pari a quello per il ricorso, a norma del cit. art. 13, comma 1 bis.

Così deciso in Roma, nella camera di consiglio della Corte di Cassazione, Prima Sezione Civile, il 17 dicembre 2019.

Depositato in Cancelleria il 11 marzo 2020

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