Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 523 del 12/01/2011

Cassazione civile sez. III, 12/01/2011, (ud. 10/11/2010, dep. 12/01/2011), n.523

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI NANNI Luigi Francesco – Presidente –

Dott. SPAGNA MUSSO Bruno – Consigliere –

Dott. SPIRITO Angelo – rel. Consigliere –

Dott. TRAVAGLINO Giacomo – Consigliere –

Dott. D’AMICO Paolo – Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

sentenza

sul ricorso 22148/2006 proposto da:

F.L., (OMISSIS), elettivamente domiciliata in

ROMA, VIA CELIMONTANA 38, presso lo studio dell’avvocato PANARITI

Benito, che la rappresenta e difende unitamente all’avvocato VENERI

MASSIMO giusta delega a margine del ricorso;

– ricorrente –

contro

G.L., (OMISSIS), elettivamente domiciliato in

ROMA, VIA PANAMA 12, presso lo studio dell’avvocato COLARIZI Massimo,

che lo rappresenta e difende unitamente all’avvocato GUARNATI MARIO

VITTORIO giusta delega a margine del controricorso;

– controricorrente –

avverso la sentenza n. 818/2006 del TRIBUNALE di VERONA, Sezione

Terza Civile, emessa il 27/03/2006, depositata il 28/03/2006; R.G.N.

9378/2004.

udita la relazione della causa svolta nella Pubblica udienza del

10/11/2010 dal Consigliere Dott. ANGELO SPIRITO;

udito l’Avvocato Fabrizio MOZZIELLO per delega Massimo COLARIZI;

udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott.

MARINELLI Vincenzo, che ha concluso per l’inammissibilità, rigetto.

La Corte:

Fatto

FATTO E DIRITTO

con la sentenza ora impugnata per cassazione il Tribunale di Verona ha respinto l’opposizione proposta dalla F. avverso l’atto di precetto notificato il 16 luglio 2004, con il quale il G. gli intimava il pagamento di una somma di danaro;

che il ricorso per cassazione della G. si svolge in due motivi e si difende il G. con controricorso;

osserva:

che il ricorso per cassazione, siccome proposto avverso sentenza depositata in data successiva al 2 marzo 2006, è soggetto, quanto alla formulazione dei motivi, al regime dell’art. 366 bis c.p.c.;

che, in particolare, nei casi previsti dall’art. 360, nn. 1, 2, 3 e 4, il motivo deve concludersi, a pena d’inammissibilità, con la formulazione di un quesito di diritto; nel caso dell’art. 360 c.p.c., n. 5, è imposta la chiara indicazione del fatto controverso in relazione al quale la motivazione s’assume omessa o contraddittoria o le ragioni per le quali la dedotta insufficienza della motivazione la rende inidonea a giustificare la decisione;

quanto a quest’ultimo caso, la norma è stata interpretata nel senso che il motivo deve concludersi con un “momento di sintesi che ne circoscriva puntualmente i limiti” (Cass. sez. un. 20603 del 2007);

che, riguardo al ricorso in trattazione, i quesiti non corrispondono al paradigma sopra configurato, risolvendosi in generiche affermazioni di principio, non idonee a prospettare sinteticamente alla Corte la questione in ordine alla quale è chiesta la delibazione;

che, dunque, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna della ricorrente a rivalere la controparte delle spese sopportate nel giudizio di cassazione.

P.Q.M.

Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese del giudizio di cassazione, che liquida in complessivi Euro 2200,00, di cui Euro 200,00 per spese, oltre spese generali ed accessori di legge.

Così deciso in Roma, il 10 novembre 2010.

Depositato in Cancelleria il 12 gennaio 2011

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