Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 4634 del 21/02/2020

Cassazione civile sez. VI, 21/02/2020, (ud. 22/11/2019, dep. 21/02/2020), n.4634

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA CIVILE

SOTTOSEZIONE 2

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDO Luigi Giovanni – Presidente –

Dott. COSENTINO Antonello – Consigliere –

Dott. GRASSO Giuseppe – rel. Consigliere –

Dott. FALASCHI Milena – Consigliere –

Dott. ABETE Luigi – Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso iscritto al n. 5592-2019 R.G. proposto da:

B.R., elettivamente domiciliata in ROMA, VIA GOLAMETTO 4,

presso lo studio dell’avvocato FERDINANDO EMILIO ABBATE, che la

rappresenta e difende unitamente all’avvocato GIOVAMBAITISTA

FERRIOLO;

– ricorrente –

contro

MINISTERO DELLA GIUSTIZIA;

– intimato –

per regolamento di competenza avverso il decreto della CORTE

D’APPELLO di ROMA, depositato il 22/01/2019;

udita la relazione della causa svolta nella Camera di consiglio non

partecipata del 22/11/2019 dal Consigliere Relatore Dott. GIUSEPPE

GRASSO;

lette le conclusioni scritte del Pubblico Ministero, in persona del

Sostituto Procuratore Generale Dott. ALESSANDRO PEPE, che chiede che

la Corte di Cassazione, in Camera di consiglio, rigetti il

regolamento di competenza proposto da Rosanna B., con le

conseguenze di legge.

Fatto

RITENUTO

che per la ricorrente il radicamento di competenza, introdotto dalla L. n. 208 del 2015, deve intendersi nel senso che la competenza a decidere sulla domanda di equa riparazione è della Corte d’appello del distretto in cui ha sede il giudice avanti al quale il processo presupposto ha avuto un qualunque svolgimento, nel caso epilogato, a suo tempo, in una declaratoria di incompetenza della Corte d’appello di Roma, in favore di quella di Perugia, che aveva definito il precedente giudizio per equa riparazione, che qui viene in rilievo quale processo presupposto di un’ulteriore domanda di equo indennizzo.

Diritto

CONSIDERATO

che l’istanza non appare meritevole di accoglimento, in quanto:

– la materia, regolata ratione temporis dalla L. n. 89 del 2001, art. 3, comma 1, siccome modificato dalla L. n. 208 del 2015, entrata in vigore l’1/11/2016, individua il giudice competente a decidere sulla domanda di equa riparazione nella corte d’appello del distretto in cui ha sede il giudice innanzi al quale “si è svolto il primo grado del processo presupposto”;

– con una tale espressione il legislatore ha inteso fare riferimento al giudice che ha conosciuto del processo presupposto, che non può, pertanto, identificarsi con il giudice del luogo ove il processo sia stato solo incardinato, implicando la consapevole riforma legislativa il superamento del criterio di collegamento ancorato al mero inizio del processo, il quale peraltro potrebbe prestarsi a facili distorsioni e abusi (potendosi ipotizzare la volontaria presentazione della domanda presso giudice incompetente, al solo fine di radicarne così la competenza e “sceglierlo”);

– si porrebbe nel nulla la riforma legislativa ove, attraverso una interpretazione riduttiva, e, peraltro, in contrasto con il significato semantico dell’espressione utilizzata dalla legge, non solo il verbo svolgere fosse equiparato, come par ovvio doversi escludere, ai verbi incardinare o iniziare, ma anche reputare soddisfattivo un qualunque svolgimento, anche se attraverso esso il giudice si sia limitato a declinare la propria competenza, senza definire il processo (in senso conforme, ex multis, Cass. n. 16775/019);

– nel caso di specie il giudizio presupposto, con il quale venne esaminata la domanda di equa riparazione, si concluse, come anticipato, presso la Corte d’appello di Perugia, dopo che la Corte romana aveva negato la propria competenza (non rileva se a torto o ragione), con la conseguenza che correttamente la competenza è stata ora declinata dalla Corte di Roma in favore di quella di Perugia; considerato che non v’è luogo a regolamento delle spese essendo rimasta la controparte intimata.

PQM

rigetta l’istanza di regolamento di competenza e conferma la competenza della Corte d’appello di Perugia.

Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio, il 22 novembre 2019.

Depositato in Cancelleria il 21 febbraio 2020

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