Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 4033 del 20/02/2014


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Civile Ord. Sez. 6 Num. 4033 Anno 2014
Presidente: MAMMONE GIOVANNI
Relatore: TRICOMI IRENE

ORDINANZA
sul ricorso 26144-2011 proposto da:
INPS – ISTITUTO NAZIONALE DELLA PREVIDENZA SOCIALE 80078750587
in persona del Presidente e legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato
in ROMA, VIA DELLA FREZZA 17, presso l’AVVOCATURA CENTRALE
DELL’ISTITUTO, rappresentato e difeso dagli avvocati ANTONIETTA CORETTI,
VINCENZO TRIOLO, EMANUELE DE ROSE, VINCENZO STUMPO, giusta
procura in calce al ricorso;

– ricorrente contro
DIOMEDE TERESA;

– intimata avverso la sentenza n. 5466/2010 della CORTE D’APPELLO di BARI del 26.10.2010,
depositata il 02/11/2010;

i

Data pubblicazione: 20/02/2014

udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 16/01/2014 dal

Consigliere Relatore Dott. IRENE TRICOMI.

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FATTO E DIRITTO
Atteso che e’ stata depositata relazione del seguente contenuto.
«Il consigliere relatore osserva quanto segue.
1.La Corte d’Appello di Bari, con la sentenza n. 5466 del 2010, oggetto del
presente ricorso per cassazione, accoglieva l’impugnazione proposta da Diomede Teresa
avverso la sentenza del giudice del lavoro del Tribunale di Bari che aveva rigettato la
domanda volta all’accertamento del diritto alla riliquidazione dell’indennità di
disoccupazione agricola sulla base della retribuzione giornaliera fissata dalla
contrattazione collettiva integrata della Provincia di appartenenza, anziché in base al
salario medio convenzionale rilevato nell’anno 1995 e non più incrementato negli anni
successivi.
2. Per la cassazione della suddetta sentenza ricorre l’INPS prospettando due
motivi di ricorso. L’intimata non ha svolto difese.
3. Con il primo motivo di ricorso è dedotta la violazione e falsa applicazione
dell’art. 18, comma 18, del d.l. n. 98 del 2011, convertito nella legge n. 111/2011.
4. Con il secondo motivo di ricorso è dedotta la violazione degli artt. 44, 49 e 53,
del CCNL operai agricoli e florovivaisti del 1998 in relazione al d.lgs. n. 314 del 1997,
art. 6 comma 4 lett. a), nonché in relazione agli artt. 1362 e 2120 cod. civ., ed alla legge
n. 297 del 1982, art. 4, commi 10 e 11.
5. L’INPS, con i suddetti motivi di ricorso, censura la sentenza per avere
incluso nella retribuzione da prendere a base per la liquidazione dell’indennità di
disoccupazione, anche la voce denominata “quota di TFR”, la quale invece non
dovrebbe esserlo, per avere – contrariamente a quanto affermato la Corte territoriale effettiva natura di retribuzione differita.
6. I suddetti motivi sono manifestamente fondati.
Confermando quanto già ritenuto con la sentenza 9 maggio 2007 n. 10546,
secondo cui ai fini della liquidazione delle prestazioni temporanee in agricoltura,
la nozione di retribuzione – definita dalla contrattazione collettiva provinciale, da
porre a confronto con il salario medio convenzionale ex art. 4 d.lgs. 16 aprile 97 n.
146 – non è comprensiva del trattamento di fine rapporto, questa Corte ha
ulteriormente affermato che “sulla base del suddetto principio, la voce denominata
quota di t.f.r. dai contratti collettivi vigenti a partire da quello del 27.11.1991, va
esclusa dal computo della indennità di disoccupazione, in considerazione della
volontà espressa dalle parti stipulanti, che è vietato disattendere in forza della
disposizione di cui al d.l. 14 giugno 96 n. 318, art. 3, conv. dalla 1. 29 luglio 96, n.
402, a norma del quale, agli effetti previdenziali, [la retribuzione dovuta in base
agli accordi collettivi, non può essere individuata in difformità rispetto a quanto
definito negli accordi stessi. Dovendo escludersi che detta voce abbia natura
diversa rispetto a quella indicata dalle parti stipulanti, non è ravvisabile alcuna
illegittima alterazione degli istituti legali da parte dell’autonomia collettiva” (v.,
ord. n. 18516 del 2011 e numerose altre conformi).
Tale orientamento giurisprudenziale è stato confermato dal legislatore, il
quale con norma interpretativa contenuta nell’art. 18, comma 18, del d.l. 6.07.11
n. 98, convertito dalla legge n. 111 del 2011, prevede che “I art. 4 del decreto
legislativo 16 aprile 1997 n. 146, e l’articolo 01, comma 5, del decreto- legge 10
gennaio 2006 n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006 n. 81,
si interpretano nel senso che la retribuzione, utile per il calcolo delle prestazioni
temporanee in favore degli operai agricoli a tempo determinato, non è comprensiva
della voce del trattamento di fine rapporto comunque denominato dalla
contrattazione collettiva” (citata Cass., ord. n. 18516 del 2011, Cass. n. 200 del 5
3

11 Presidente

gennaio 2011, id n. 11152 del 20 maggio 2011, n. 17832 del 30 agosto 2011, n. 7118
del 10 maggio 2012 e numerose altre conformi).
7.11 ricorso è, dunque, manifestamente fondato e deve essere accolto in
ordine agli stessi.
8. Non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto, ai sensi dell’art.
384, c. 1, cpc può provvedersi nel merito e rigettarsi la domanda iniziale con
riferimento alla inclusione del T.F.R. nella base di calcolo dell’indennità di
disoccupazione».
Il Collegio condivide e fa proprie le considerazioni svolte nella relazione
Pertanto, il ricorso dell’I.N.P.S. va accolto e la sentenza della Corte di appello di
Bari va cassata.
Non essendo necessari ulteriori accertamenti in fatto, la causa può essere decisa
nel merito, col rigetto della domanda iniziale con riferimento alla inclusione del T.F.R.
nella base di calcolo dell’indennità di disoccupazione.
L’esito complessivo della lite e la considerazione relativa alla sopravvenienza
della norma di legge interpretativa citata consigliano l’integrale compensazione tra le
parti delle spese dell’intero processo.
P.Q.M.
La Corte accoglie il ricorso. Cassa la sentenza impugnata quanto all’inclusione
della quota TFR nella indennità di disoccupazione agricola. Compensa tra le parti le
spese dell’intero giudizio.
Così deciso in Roma, il 16 gennaio 2014

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