Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 3095 del 08/02/2013


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Civile Ord. Sez. 6 Num. 3095 Anno 2013
Presidente: BATTIMIELLO BRUNO
Relatore: MAMMONE GIOVANNI

ORDINANZA
sul ricorso 10547-2011 proposto da:
ISTITUTO NAZIONALE DELLA PREVIDENZA SOCIALE —
INPS, (c.f. 80078750587), in persona del Presidente e legale
rappresentante pro lemme, elettivamente domiciliato in Roma, via Della
Frezza n. 17, presso l’Avvocatura centrale dell’Istituto, rappresentato e
difeso dagli Avv. Antonietta Coretti, Vincenzo Triolo, Vincenzo
Stumpo ed Emanuele De Rose per procura in calce al ricorso;

ricorrente

contro
DI GRUMO MATTEO;

– intimato

avverso la sentenza n. 2262/2010 della Corte d’appello di Bari,
depositata in data 26.04.10;
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del
6.12.2012 dal Consigliere dott. Giovanni Mammone;
udito l’Avv. Coretti;
udito il P.M. in persona del Sostituto Procuratore Generale dott.
Giulio Romano.
Ritenuto in fatto e diritto
1.- Di Grumo Matteo, operaio agricolo a. tempo determinato, si
rivolse al giudice deI lavoro di Bari per ottenere il ricalcolo
dell’indennità di disoccupazione agricola percepita per l’anno 2002, ai

Data pubblicazione: 08/02/2013

2.- Rigettata la domanda e proposto appello dal ricorrente, la
Corte d’appello di Bari con sentenza del 26.04.10 accoglieva
l’impugnazione, condannando l’INPS a riliquidare l’indennità di
disoccupazione per l’anno di riferimento, ponendo a base del calcolo il
salario fissato pro tempore dalla contrattazione provinciale, compresa la
c.d. quota di trattamento di fine rapporto, oltre accessori.
3.- Proponeva ricorso per cassazione l’INPS. Non svolgeva
attività difensiva l’assicurato. Il consigliere relatore ai sensi degli artt.
375 e 380 bis c.p.c. ha depositato relazione, che è stata comunicata al
Procuratore generale e notificata ai difensori costituiti assieme
all’avviso di convocazione dell’adunanza.
4.- Con il ricorso per cassazione l’INPS, deducendo violazione
degli artt. 46, 51 e 55 del ceni operai agricoli e florovivaisti del 10.7.02,
in relazione all’art. 6, c. 4, lett. a) del d.lgs. 2.9.97 n. 314 ed agli artt.
1362 c.c. e 4, c. 10 e 11, della 1. 29.5.82 n. 297, contesta la tesi della
Corte d’appello che l’emolumento denominato trattamento di fine
rapporto (t.f.r.) corrisposto agli operai agricoli a tempo determinato
costituisca una componente della retribuzione, come t2le idonea a
determinare la indennità di disoccupazione, e non salario differito,
escluso ai sensi del detto art. 6, c. 4, lett. a) sia dalla base imponibile dei
contributi previdenziali, sia dalla retribuzione utile per il calcolo delle
prestazioni temporanee in agricoltura.
5.- Il ricorso è fondato.
Confermando quanto già ritenuto con la sentenza 9.5.07 n.
10546, secondo cui “ai fini della liquidazione delle prestazioni
temporanee in agricoltura, la nozione di retribuzione – definita dalla
contrattazione collettiva provinciale, da porre a confronto con il salario
medio convenzionale ex art. 4 d.lgs. 16.4.97 n. 146 – non comprende il
trattamento di fine rapporto”, questa Corte ha ulteriormente affermato
che “sulla base del suddetto principio, la voce denominata quota di
t.f.r. dai contratti collettivi vigenti a partire da quello del 27.11.1991, va
esclusa dal computo della indennità di disoccupazione, in
considerazione della volontà espressa dalle parti stipulanti, che è
vietato disattendere in forza della disposizione di cui al d.l. 14.6.96 n.
318, art. 3, conv. dalla 1. 29.7.96, n. 402, a norma del quale, agli effetti
previdenziali, la retribuzione dovuta in base agli accordi collettivi, non
può essere individuata in difformità rispetto a quanto definito negli
accordi stessi. Dovendo escludersi che detta voce abbia natura diversa
35. INPS c. Di Grumo Matteo (10547/11 r.g.)

-2-

sensi dell’art. 4 del d.lgs. 16.4.97 n. 146, in relazione alla retribuzione
fissata dalla contrattazione integrativa collettiva della provincia, anziché
in base al salario medio convenzionale rilevato nell’anno 1995 e non
più incrementato.

6.- Tale orientamento giurisprudenziale è stato confermato dal
legislatore il quale con norma interpretativa contenuta nel di 6.07.11
n. 98 (conv. dalla 1. 15.07.11 n. 111), il quale all’art. 18 prevede che
“l’art. 4 del decreto legislativo 16 aprile 1997 n. 146, e l’articolo 1,
comma 5, del decreto- legge 10 gennaio 2006 n. 2, convertito, con
modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006 n. 81, si interpretano nel
senso che la retribuzione, utile per il calcolo delle prestazioni
temporanee in favore degli operai agricoli a tempo determinato, non è
comprensiva della voce del trattamento di fine rapporto comunque
denominato dalla contrattazione collettiva” (c. 18).
7.- Il ricorso è, dunque, fondato e deve essere accolto, con
conseguente cassazione della sentenza impugnata. Non essendo
necessari ulteriori accertamenti di fatto, ai sensi dell’art. 384, c. 1, c.p.c.
può provvedersi nel merito e rigettarsi la domanda.
8.- In ragione dell’intervento della legge di interpretazione
autentica, che ha sopito ogni divergenza, sussistono giusti motivi per
procedere alla compensazione delle spese dell’intero giudizio.
Per questi motivi
La Corte accoglie il ricorso, cassa l’impugnata sentenza e,
provvedendo nel merito, rigetta la domanda quanto alla richiesta di
computo della quota di trattamento di fine rapporto nella base di
calcolo dell’indennità di disoccupazione, compensando le spese
dell’intero giudizio.
Così deciso in Roma il 6 dicembre 2012
Il Presidente

rispetto a quella indicata dalle parti stipulanti, non è ravvisabile alcuna
illegittima alterazione degli istituti legali da parte dell’autonomia
collettiva” (v. Cass. 5.01.11 n. 202 e numerose altre conformi).

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