Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 30885 del 22/12/2017
Civile Ord. Sez. 6 Num. 30885 Anno 2017
Presidente: ARMANO ULIANA
Relatore: SCRIMA ANTONIETTA
ORDINANZA
sul ricorso 27620-2016 proposto da:
AZIENDA SANITARIA LOCALE SALERNO C.F./P.I.0471800650, in
persona del direttore generale e legale rappresentante pro tempore,
domiciliata in ROMA piazza Cavour presso la Cancelleria della Corte di
Cassazione, rappresentata e difesa dagli avvocati EMMA TORTORA, e
WALTER MARIA RAMUNNI;
– ricorrente contro
DE CESARE VINCENZO, elettivamente domiciliato in ROMA, CORSO
VITTORIO EMANUELE II n.154, presso lo studio dell’avvocato
VINCENZO SPARANO, rappresentato e difeso da sé medesimo;
– controricorrente avverso la sentenza n. 4152/2016 del GIUDICE DI PACE di SALERNO,
depositata il 5/09/2016;
Data pubblicazione: 22/12/2017
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio non
partecipata del 25/10/2017 dal Consigliere Dott. ANTONIETTA
SCRIMA.
FATTI DI CAUSA
L’Azienda Sanitaria Locale di Salerno ha proposto ricorso per
sentenza del Giudice di pace di Salerno n. 4152/2016, depositata il 5
settembre 2016, con la quale è stata rigettata l’opposizione proposta
dalla medesima Azienda nei confronti dell’avv. Vincenzo De Cesare e
avverso il d.i. n. 745/2015, emesso da Giudice di pace di Salerno e
con il quale era stato ingiunto il pagamento della somma di euro
115,21, oltre interessi, a titolo di spese e competenze in favore del
predetto legale, quale procuratore nella procedura esecutiva RGE
4939/2013, a seguito di dichiarazione di incapienza.
Ha resistito l’avv. Vincenzo De Cesare con controricorso illustrato
da memoria.
La proposta del relatore è stata comunicata alle parti, unitamente
al decreto di fissazione dell’adunanza in camera di consiglio, ex art.
380 bis cod. proc. civ..
RAGIONI DELLA DECISIONE
1.
Il Collegio ha disposto la redazione dell’ordinanza con
motivazione semplificata.
2. Il ricorso è inammissibile.
Ed invero, come questa Corte ha già avuto da tempo modo di
affermare più volte, a seguito dell’entrata in vigore, in data 2 marzo
2006, del d.lgs. 2 febbraio 2006, n. 40, mentre le sentenze
pronunciate entro tale data dal Giudice di pace in cause a decisione
secondo equità sono rimaste assoggettate al precedente regime di
impugnazione, quelle pronunciate nello stesso tipo di cause dopo tale
data sono state rese impugnabili con appello, anche se emesse in
giudizi iniziati in precedenza (art. 1 e art. 27, comma 1, del decreto).
Ric. 2016 n. 27620 sez. M3 – ud. 25-10-2017
-2-
cassazione, basato su due motivi e illustrato da memoria, avverso la
Ne consegue che tutte le sentenze del Giudice di pace (siano esse
pronunciate secondo equità o secondo diritto) che non siano state
pubblicate entro la data di entrata in vigore del citato decreto
legislativo, ma successivamente, come nel caso in esame, sono
suscettibili solo di appello e l’eventuale circostanza che siano
pronunciate a decisione secondo equità rileva unicamente quanto ai
motivi per cui ne è ammessa l’impugnazione, che, nel caso indicato
cassazione (v. in particolare, Cass., sez. un. 18/1/2008, n. 27339;
Cass., ord., 24/04/2008, n. 10774 e successive conformi).
Ai sensi dell’art. 339 cod. proc. civ., nella formulazione
applicabile, ratione temporis, al caso all’esame, quindi, la sentenza
del Giudice di Pace di Salerno n. 4152/2016, pubblicata in data 5
settembre 2016, non è impugnabile con ricorso per cassazione, ma
con l’appello dinanzi al giudice individuato ai sensi dell’art. 341 cod.
proc. civ..
3. L’esame di ogni ulteriore questione proposta dalle parti resta
assorbito.
4. Le spese seguono la soccombenza e si liquidano come in
dispositivo, tenuto conto della nota spese allegata alla memoria del
controricorrente, il quale nulla ha chiesto a titolo di esborsi.
5.
Va dato atto della sussistenza dei presupposti per il
versamento, da parte della ricorrente, ai sensi dell’art. 13, comma 1-
quater, d.P.R. 30 maggio 2002 n. 115, nel testo introdotto dall’art. 1,
comma 17, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, di un ulteriore
importo a titolo di contributo unificato, in misura pari a quello dovuto
per il ricorso, a norma del comma 1-bis dello stesso art. 13.
P.Q.M.
La Corte dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente
al pagamento, in favore del controricorrente, delle spese del presente
giudizio di legittimità, che liquida in euro 645,00 per compensi, oltre
Ric. 2016 n. 27620 sez. M3 – ud. 25-10-2017
per ultimo, sono solo quelli per cui era prima ammesso il ricorso per
alle spese forfetarie nella misura del 15% ed agli accessori di legge;
ai sensi dell’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 30 maggio 2002 n.
115, nel testo introdotto dall’art. 1, comma 17, della legge 24
dicembre 2012, n. 228, dà atto della sussistenza dei presupposti per
il versamento, da parte della ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo
comma 1-bis dello stesso art. 13.
Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio della Sezione Sesta
Civile – 3 della Corte Suprema di Cassazione, il 25 ottobre 2017.
di contributo unificato, pari a quello dovuto per il ricorso, a norma del