Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 3002 del 03/02/2017


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Cassazione civile, sez. VI, 03/02/2017, (ud. 14/10/2016, dep.03/02/2017),  n. 3002

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA CIVILE

SOTTOSEZIONE 2

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MANNA Felice – Presidente –

Dott. D’ASCOLA Pasquale – Consigliere –

Dott. ORILIA Lorenzo – rel. Consigliere –

Dott. CORRENTI Vincenzo – Consigliere –

Dott. SCALISI Antonino – Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso 20297-2015 proposto da:

B.D., R.G., in qualità di procuratore

generale di G.A., rappresentati e difesi dagli avv.ti

VINCENZO RICCARDI e CLEMENTINA DI ROSA giusta procura speciale in

calce al ricorso ed elettivamente domiciliati in Roma presso Corte

Suprema di Cassazione;

– ricorrenti –

contro

MINISTERO ECONOMIA FINANZE;

– intimato –

avverso il decreto della CORTE D’APPELLO di ROMA, depositato il

30/01/2015;

udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del

14/10/2016 dal Consigliere Dott. LORENZO ORILIA;

udito il difensore.

Fatto

RITENUTO IN FATTO

1 Con decreto 30.1.2015 la Corte d’Appello di Roma ha respinto i ricorsi proposti nel 2011 da B.D. e G.A. per ottenere l’equa riparazione per la durata irragionevole di un giudizio amministrativo promosso innanzi al TAR Campania nel 1992 e definito il 28.10.2010.

Per giungere a tale soluzione la Corte territoriale ha rilevato che il momento a partire dal quale va calcolata la ragionevole durata risiede in quello in cui è presentata l’istanza di prelievo: di conseguenza, dovendosi computare il dies a quo dal 7.10.2008 e 2.1.2009 (data della presentazione delle istanze di prelievo, rispettivamente per B. e G.), il termine ragionevole di tre anni non era trascorso.

2 Per la cassazione di tale decreto ricorrono la il B. e R.G. (quest’ultimo in qualità di procuratore generale della G.) sulla base di sette motivi.

Il Ministero dell’economia e delle Finanze non ha svolto difese in questa sede.

Diritto

CONSIDERATO IN DIRITTO

1.1 Col primo motivo si deduce violazione del D.L. n. 112 del 2008, art. 54 come modificato dall’all. 4 D.Lgs. n. 104 del 2010; L. n. 89 del 2001, art. 2, comma 2; L. n. 1034 del 1981, art. 21 bis; D.Lgs. n. 104 del 2010, art. 81; L. n. 205 del 2000, art. 9, comma 2, art. 6, par. 1 CEDU, art. 47 Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, art. 13 cedu, Trattato di Lisbona 1.19.2009 ex art. 6 e artt. 2 e 24 Cost. Ci si duole in particolare della individuazione, da parte della Corte d’Appello, del dies a quo per calcolare la durata ragionevole del processo in caso di deposito dell’istanza di prelievo.

1.2 Con il secondo motivo deduce ancora violazione delle medesime disposizioni sotto altri profili.

1.3 Col terzo motivo si deduce ancora violazione degli art. 6, par. 1 CEDU, art. 47 Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, art. 13 CEDU, Trattato di Lisbona 1.12.2009 ex art. 6 TUE e artt. 2 e 24 Cost.

1.4-1.5-1.6 Col quarto, quinto e sesto motivo si deduce ancora, sotto vari profili, violazione del D.L. n. 112 del 2008, art. 54 come modificato dall’all. 4 D.Lgs. n. 104 del 2010; L. n. 89 del 2001, art. 2, comma 2 bis; L. n. 1034 del 1981, art. 21 bis; D.Lgs. n. 104 del 2010, art. 81; L. n. 205 del 2000, art. 9, comma 2, art. 6, par. 1 CEDU, art. 47 Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, art. 13 cedu, Trattato di Lisbona 1.19.2009 ex art. 6 e artt. 2 e 24 Cost.

1.7 Col settimo motivo si deduce infine l’omessa, insufficiente o contraddittoria motivazione circa un fatto controverso e decisivo per il giudizio.

2. – Il primo motivo è fondato e assorbe gli altri.

Il fatto che ai sensi del D.L. n. 112 del 2008, art. 54, comma 2, come modificato dall’art. 3, comma 23, dell’allegato 4 al D.Lgs. n. 104 del 2010, nei giudizi pendenti – come nel caso in esame alla data del 16 settembre 2010 la presentazione dell’istanza di prelievo condizioni la proponibilità della domanda di indennizzo anche per il periodo anteriore alla presentazione medesima (Cass. n. 3740/13), non significa che detta istanza costituisca, per una sorta di fictio iuris limitata ai fini applicativi della L. n. 89 del 2001, il momento a partire dal quale assume rilievo la pendenza giudiziale e si debba calcolare, di riflesso, la durata ragionevole.

Al contrario, detta norma ha una lettura più semplice e binaria, nel senso che senza l’istanza di prelievo la domanda di equa riparazione, non può essere proposta nè per il periodo anteriore nè per quello successivo, mentre una volta proposta l’istanza, la domanda stessa è proponibile senz’alcuna limitazione.

Accertatane la presentazione nel giudizio presupposto, l’istanza di prelievo assolve ed esaurisce la propria funzione di presupposto processuale del procedimento di equa riparazione, nel quale le condizioni di fondatezza della domanda sono costituite da altro, quale la durata eccedente, il patema d’animo connesso e l’inesistenza di cause di esclusione del diritto positivizzate dall’art. 2, comma 2-quinquies Legge Pinto o altrimenti enucleate dal sistema in via pretoria (v. Sez. 6 2, Sentenza n. 13554 del 01/07/2016 Rv. 640246).

Essendosi la Corte distrettuale discostata da tale interpretazione del D.L. n. 112 del 2008, art. 54 il decreto impugnato va cassato con rinvio ad altra sezione della Corte d’appello di Roma, che nel provvedere ad un nuovo esame di merito si atterrà al principio di diritto formulato ai sensi dell’art. 384 c.p.c., comma 1: “il D.L. n. 112 del 2008, art. 54, comma 2, come modificato dall’art. 3, comma 23, dell’allegato 4 al D.Lgs. n. 104 del 2010, in base al quale nei giudizi pendenti alla data del 16 settembre 2010 la presentazione dell’istanza di prelievo condiziona la proponibilità della domanda di indennizzo anche per il periodo anteriore alla presentazione medesima, non implica che detta istanza costituisca il momento a partire dal quale assume rilievo la pendenza giudiziale e si debba calcolare, di riflesso, la durata ragionevole. Al contrario, l’istanza di prelievo una volta presentata assolve ed esaurisce la propria funzione di presupposto processuale del procedimento di equa riparazione, mentre ai fini del computo della durata ragionevole occorre aver riguardo all’intera durata del processo e non solo a quella successiva all’istanza predetta”.

Il giudice di rinvio provvederà anche sulle spese del giudizio di legittimità.

PQM

accoglie il ricorso e cassa il decreto impugnato con rinvio ad altra sezione della Corte d’appello di Roma, che provvederà anche sulle spese del giudizio di cassazione.

Così deciso in Roma, il 14 ottobre 2016.

Depositato in Cancelleria il 3 febbraio 2017

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