Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 29346 del 28/12/2011
Cassazione civile sez. II, 28/12/2011, (ud. 16/11/2011, dep. 28/12/2011), n.29346
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SECONDA CIVILE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. ODDO Massimo – Presidente –
Dott. PICCIALLI Luigi – Consigliere –
Dott. NUZZO Laurenza – Consigliere –
Dott. PETITTI Stefano – Consigliere –
Dott. GIUSTI Alberto – rel. Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
sentenza
sul ricorso proposto da:
D.A.M.G., rappresentata e difesa, in forza di
procura speciale a margine del ricorso, dall’Avv. D’ACUNTI Carlo
Mario, elettivamente domiciliata nel suo studio in Roma, Viale delle
Milizie, n. 9;
– ricorrente –
contro
MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, in persona del Ministro pro
tempore, rappresentato e difeso, per legge, dall’Avvocatura Generale
dello Stato, e presso gli Uffici di questa domiciliato in Roma, Via
dei Portoghesi, n. 12;
– controricorrente –
e contro
CONSOB – COMMISSIONE PER LE SOCIETA’ E LA BORSA, in persona del
legale rappresentante pro tempore, rappresentata e difesa, in virtù
di procura speciale a margine del controricorso, dagli Avv. Giovanni
Arieta, Fabio Biagianti e Maria Letizia Ermetes, elettivamente
domiciliata nello studio del primo in Roma, Viale Carso, n. 71;
– controricorrente –
avverso il decreto della Corte d’appello di Roma in data 26 ottobre
2005 (cron. 7789).
Udita, la relazione della causa svolta nell’udienza pubblica del 16
novembre 2011 dal Consigliere relatore Dott. Alberto Giusti;
uditi gli Avv. Carlo Mario D’Acunti, Giovanni Arieta, Fabio Biagianti
e Maria Letizia Ermetes;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore
Generale Dott. GOLIA Aurelio, che ha concluso per l’accoglimento del
ricorso.
Fatto
RITENUTO IN FATTO
che la Corte d’appello di Roma, con decreto reso pubblico mediante deposito in cancelleria il 26 ottobre 2005, ha dichiarato inammissibile l’opposizione promossa da D.A.M.G. avverso il provvedimento emesso dal Ministero dell’economia e delle finanze in data 11 febbraio 2005, prot. n. 14605, con cui era stato ingiunto il pagamento di una sanzione amministrativa pecuniaria per violazione di norme legislative e regolamentari in materia di intermediazione finanziaria alla Banca Nazionale del Lavoro s.p.a.
(di seguito BNL), con obbligo di regresso nei confronti della stessa D.A., nella qualità di responsabile del Servizio di auditing finanza della BNL;
che la Corte d’appello ha ritenuto la carenza di legittimazione attiva dell’opponente, rilevando che, in materia di sanzioni amministrative per violazione della disciplina in materia di intermediazione finanziaria, l’esponente aziendale, autore materiale dell’illecito, difetta di un interesse giuridico attuale e concreto alla rimozione del provvedimento impugnato, emesso nei confronti di un soggetto diverso;
che per la cassazione del decreto della Corte d’appello la D. A. ha proposto ricorso, con atto notificato il 5 luglio 2006, sulla base di tre motivi;
che il Ministero e la CONSOB hanno resistito con separati atti di controricorso;
che in prossimità dell’udienza la D.A. e la CONSOB hanno depositato memorie illustrative.
Diritto
CONSIDERATO IN DIRITTO
che il Collegio ha deliberato l’adozione di una motivazione semplificata;
che con tutti e tre i motivi la ricorrente si duole che la Corte d’appello di Roma abbia ritenuto la D.A. priva di un interesse giuridico attuale e concreto alla rimozione del provvedimento sanzionatorio, individuando nella Banca, destinataria dell’ingiunzione, l’unica legittimata all’opposizione;
che a tal fine la ricorrente prospetta: con il primo motivo, violazione di legge (D.Lgs. 24 febbraio 1998, n. 58, art. 195, della L. 24 novembre 1981, n. 689, artt. 18 e 24, art. 100 cod. proc. civ. e art. 24 Cost.) e vizio di motivazione soltanto apparente su un punto decisivo della controversia; con il secondo mezzo, violazione di legge (art. 111 Cost.) e, ancora, vizio di motivazione soltanto apparente su un punto decisivo della controversia; con il terzo motivo, violazione di legge (art. 111 Cost., del D.Lgs. 24 febbraio 1998, n. 58, art. 195, art. 100 cod. proc. civ., artt. 24 e 25 Cost., L. 7 agosto 1990, n. 241) e vizio di motivazione soltanto apparente su un punto decisivo della controversia;
che i motivi – i quali, stante la loro connessione, possono essere esaminati congiuntamente – sono ammissibili, giacchè rientranti nei limiti del sindacato proprio del ricorso straordinario, e fondati, giacchè in tema di sanzioni amministrative per violazione delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, l’obbligatorietà dell’azione di regresso prevista dal D.Lgs. n. 58 del 1998, art. 195, comma 9, nei confronti del responsabile, comporta, anche in ragione dell’efficacia che nel relativo giudizio è destinata a spiegare la sentenza emessa nei confronti della società o dell’ente cui appartiene, che, anche qualora l’ingiunzione di pagamento sia emessa soltanto nei confronti della persona giuridica, alla persona fisica autrice della violazione deve essere riconosciuta un’ autonoma legittimazione ad opponendoci, che le consenta anche di proporre separatamente opposizione (Cass., Sez. Un., 30 settembre 2009, n. 20929);
che pertanto, in base a tale principio, costituente ormai diritto vivente e che il Collegio fa proprio e condivide, il decreto impugnato deve essere cassato;
che non sussistendo i presupposti per una decisione nel merito da parte di questa Corte, la causa deve essere rinviata ad altra sezione della Corte d’appello di Roma;
che il giudice del rinvio provvederà anche sulle spese del giudizio di cassazione.
P.Q.M.
La Corte accoglie il ricorso; cassa il decreto impugnato e rinvia la causa, anche per le spese del giudizio di cassazione, ad altra sezione della Corte d’ appello di Roma.
Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio della Sezione Seconda Civile della Corte Suprema di Cassazione, il 16 novembre 2011.
Depositato in Cancelleria il 28 dicembre 2011