Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 27967 del 21/12/2011
Cassazione civile sez. trib., 21/12/2011, (ud. 27/10/2011, dep. 21/12/2011), n.27967
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE TRIBUTARIA
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. LUPI Fernando – Presidente –
Dott. D’ALONZO Michele – Consigliere –
Dott. MERONE Antonio – Consigliere –
Dott. BERNARDI Sergio – Consigliere –
Dott. DI IASI Camilla – rel. Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
ordinanza
sul ricorso 20255-2007 proposto da:
G.R., elettivamente domiciliato in ROMA VIA GASPERINA
188, presso lo studio dell’avvocato VERRECCHIA RENE’, che lo
rappresenta e difende, giusta delega in calce;
– ricorrente –
contro
AGENZIA DELLE ENTRATE in persona del Direttore pro tempore,
elettivamente domiciliato in ROMA VIA DEI 366 PORTOGHESI 12, presso
l’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO, che lo rappresenta e difende ope
legis;
– controricorrente –
e contro
AGENZIA DELLE ENTRATE UFFICIO DI ROMA (OMISSIS);
– intimato –
avverso la sentenza n. 25/2007 della COMM. TRIB. REG. di ROMA,
depositata il 24/04/2007;
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del
27/10/2011 dal Consigliere Dott. CAMILLA DI IASI;
Preso atto che il P.G. non ha formulato osservazioni sulla relazione
ex art. 380 bis c.p.c. notificatagli
Fatto
FATTO E DIRITTO
1. G.R. propone ricorso per cassazione nei confronti dell’Agenzia delle Entrate (che resiste con controricorso) e avverso la sentenza con la quale, in controversia concernente impugnazione di avvisi di accertamento per Irpef e Ilor relativi agli anni 1995 e 1996 nonchè avviso di rettifica della dichiarazione Iva per l’anno 1996, la C.T.R. Lazio riformava la sentenza di primo grado che, previa riunione, aveva accolto i ricorsi del contribuente.
2. L’unico motivo di ricorso (col quale si deduce violazione di norme di diritto nonchè vizio di motivazione) è inammissibile per omessa proposizione del quesito di diritto prescritto dalla prima parte dell’art. 366 bis c.p.c. per i casi di denuncia di uno dei vizi di cui all’art. 360 c.p.c., comma 1, nn. da 1 a 4 nonchè per mancanza della indicazione prevista dalla seconda parte dell’art. 366 bis c.p.c., a norma del quale il motivo di censura ex art. 360 c.p.c., n. 5 deve contenere una indicazione che, pur libera da rigidità formali, si deve concretizzare nella esposizione chiara e sintetica del fatto controverso e decisivo in relazione al quale la motivazione si assume omessa o contraddittoria, essendo peraltro da evidenziare che, secondo la giurisprudenza di questo giudice di legittimità, l’onere di indicare chiaramente tale fatto ovvero le ragioni per le quali la motivazione è viziata deve essere adempiuto non già e non solo illustrando il relativo motivo di ricorso, ma anche formulando, al termine di esso, una indicazione riassuntiva e sintetica, che costituisca un “quid pluris” rispetto all’illustrazione del motivo, e che consenta al giudice di valutare immediatamente l’ammissibilità del ricorso (v. cass. n. 8897 del 2008).
E’ appena il caso di sottolineare che l’indicazione de qua deve sempre avere ad oggetto (non più un “punto” o una questione ma) un fatto preciso, inteso sia in senso naturalistico che normativo, ossia un fatto “principale” o eventualmente anche “secondario”, purchè controverso e decisivo, e che nella specie manca non solo una indicazione costituente un quid pluris rispetto alla illustrazione del motivo, ma manca altresì l’individuazione di un fatto preciso rispetto al quale la motivazione risulti omessa nonchè l’evidenziazione della carattere decisivo e della natura controversa del medesimo.
Il ricorso deve essere pertanto dichiarato inammissibile. Le spese seguono la soccombenza.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente alle spese del presente giudizio di legittimità che liquida in Euro 3.000,00 oltre spese prenotate a debito.
Così deciso in Roma, il 27 ottobre 2011.
Depositato in Cancelleria il 21 dicembre 2011