Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 27475 del 02/12/2020

Cassazione civile sez. trib., 02/12/2020, (ud. 23/06/2020, dep. 02/12/2020), n.27475

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TRIBUTARIA

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VIRGILIO Biagio – Presidente –

Dott. PERRINO Angelina Maria – Consigliere –

Dott. TRISCARI Giancarlo – Consigliere –

Dott. ARMONE Giovanni Maria – Consigliere –

Dott. MELE Francesco – rel. Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso 23218-2014 proposto da:

F.C., M.G., elettivamente domiciliati in

ROMA VIA VAL D’ALA 36, presso lo studio dell’avvocato BIAGIO BELLO,

rappresentati e difesi dall’avvocato ALESSANDRO ZECCARDO;

– ricorrenti –

contro

AGENZIA DELLE ENTRATE, in persona del Direttore pro 2020 tempore,

elettivamente domiciliata in ROMA VIA DEI 1529 PORTOGHESI 12, presso

l’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO, che la rappresenta e difende;

– controricorrente –

e contro

AGENZIA DELLE ENTRATE DIREZIONE PROVINCIALE DI AVELLINO;

– intimata –

avverso la sentenza n. 3778/2014 della COMM. TRIB. REG. della

Campania, SEZ. DIST. di SALERNO, depositata il 14/04/2014;

udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del

23/06/2020 dal Consigliere Dott. FRANCESCO MELE.

Per la cassazione della sentenza della commissione tributaria

regionale della Campania sezione staccata di Salerno n. 3778/2014,

depositata il 14.4.2014.

Udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del

23 giugno 2020 dal relatore, cons. Francesco Mele.

 

Fatto

RILEVATO

che:

– A seguito di controllo dell’azienda agricola D.M. s.a.s. di D.M.R. era emerso che l’impresa di costruzioni di M.V.L. aveva emesso fattura di Euro 80.000,00 oltre IVA per lavori appaltati con contratto del (OMISSIS) e che la medesima non aveva presentato la dichiarazione dei redditi per l’anno 2005; all’esito di detta attività, l’Agenzia delle Entrate emetteva avvìso di accertamento imposte IVA, IRPEF e IRAP, avverso il quale F.C. e M.G., quali eredi di M.V.L., proponevano ricorso, che – nel giudizio così instaurato e nel contraddittorio tra le parti – era accolto dalla commissione tributarla provinciale di Avellino con sentenza, che, a sua volta, gravata di appello da parte dell’Ufficio, era riformata dalla CTR con la menzionata sentenza, per la cassazione della quale parte contribuente propone ricorso affidato a due motivi, al quale resiste con controricorso l’Agenzia delle Entrate.

Diritto

CONSIDERATO

che:

– I motivi, che costituiscono il ricorso, recano: 1) “Vizio ex art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3, per violazione ed errata applicazione delle norme di diritto dell’art. 2702 c.c., degli artt. 214,215 e 216 c.p.c. e del D.Lgs. n. 546 del 1992, art. 1”; 2) “Vizio ex art. 360 c.p.c., comma 1, nn. 3 e 5, per violazione dell’art. 111 Cost. e per omessa e/o insufficiente motivazione della sentenza”.

– Con il primo motivo, i ricorrenti censurano la sentenza impugnata per essersi la CTR basata su documenti falsi (scrittura privata recante contratto di appalto con la menzionata azienda agricola, ricevute di pagamento, fattura), documenti costituenti oggetto di distinti atti di denuncia-querela a firma di entrambi gli odierni ricorrenti, rispettivamente in data (OMISSIS) e (OMISSIS).

Premesso che la M.V.L. è deceduta il (OMISSIS) e non, per come si legge nella sentenza della CTP, il (OMISSIS) – circostanza temporale alla quale, peraltro, il primo giudice ha attribuito un significato non secondario nella valutazione complessiva della vicenda che abbraccia due annualità (2004 e 2005) – osserva il collegio che la CTR fonda il proprio convincimento sulla produzione della scrittura privata del (OMISSIS), posta in essere da D.M. s.a.s. e impresa M.V.L., sottoscritta da entrambe le parti (al riguardo, si osserva che l’Agenzia delle Entrate ricopre il ruolo di terzo) e delle ricevute di pagamento con quietanza rilasciate dall’impresa di costruzioni M.V.L. (che provano sia l”esistenza del contratto d’opera che l’avvenuta esecuzione della prestazione); prescinde inoltre il secondo giudice dall’accertamento in sede penale della denunzia di falsità presentata dai contribuenti, il cui esito, peraltro, era ed è sconosciuto, risultando solo agli atti di causa il fatto storico della proposizione di denuncia-querela ad iniziativa di entrambi ricorrenti nell’anno 2010, in assenza (circostanza fondamentale ai fini della decisione della controversia) di qualsivoglia formale disconoscimento dei documenti menzionati da parte dei contribuenti, odierni ricorrenti, che risulta essere stato effettuato.

– Il motivo va dunque rigettato, al pari del secondo, il quale, nel denunciare vizio motivazionale ai sensi dell’art. 360 c.p.c., n. 5, nuovo testo attualmente vigente, pone in essere una inammissibile censura dell’apprezzamento espresso dalla CTR, prospettando una diversa lettura degli atti e delle risultanze di causa, contrapposta a quella, congruamente motivata, offerta dalla CTR.

P.Q.M.

Rigetta il ricorso e condanna parte ricorrente al pagamento delle spese che liquida in Euro duemila oltre spese prenotate a debito.

Ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1-quater, dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte dei ricorrenti, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso principale, a norma dello stesso art. 13, comma 1-bis, se dovuto.

Così deciso in Roma, il 23 giugno 2020.

Depositato in Cancelleria il 2 dicembre 2020

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