Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 26610 del 21/12/2016


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Cassazione civile, sez. II, 21/12/2016, (ud. 11/10/2016, dep.21/12/2016),  n. 26610

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BIANCHINI Bruno – Presidente –

Dott. PARZIALE Ippolisto – Consigliere –

Dott. ORILIA Lorenzo – Consigliere –

Dott. COSENTINO Antonello – rel. Consigliere –

Dott. GRASSO Giuseppe – Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso 25203-2012 proposto da:

C.M., (OMISSIS), elettivamente domiciliato in ROMA, VIA

PIETRO DA CORTONA 8, presso lo studio dell’avvocato SALVATORE

MILETO, rappresentato e difeso dagli avvocati SARA VITTONE, MASSIMO

CAPIROSSI;

– ricorrente –

contro

CONDOMINIO (OMISSIS), elettivamente domiciliato in ROMA, VIA G. P. DA

PALESTRINA 63, presso lo studio dell’avvocato GIANLUCA CONTALDI, che

lo rappresenta e difende unitamente all’avvocato ROBERTO GUARINO;

– controricorrente –

avverso la sentenza n. 5209/2011 del TRIBUNALE di TORINO, depositata

il 02/08/2011;

udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del

11/10/2016 dal Consigliere Dott. ANTONELLO COSENTINO;

udito l’Avvocato MILETO Massimiliano con delega depositata in udienza

dell’Avvocato MILETO Salvatore, difensore del ricorrente che si

riporta agli atti depositati;

udito l’Avvocato CONTALDI Stefania con delega depositata in udienza

dell’Avvocato CONTALDI Gianluca, difensore del resistente che si

riporta agli atti depositati;

udito il P.M. in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott.

PEPE Alessandro, che ha concluso per il rigetto del ricorso.

Fatto

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO

Con ordinanza dell’8/3/2007 resa in esito ad un procedimento di accertamento tecnico preventivo il tribunale di Torino, sezione distaccata di Susa, condannava l’avvocato C.M. al pagamento di spese di lite in favore del Condominio (OMISSIS) per Euro 1.000, oltre IVA e c.p.a. e successive occorrende.

Sulla scorta di tale titolo esecutivo il Condominio, in data 26/3/07, notificava all’avvocato C. un precetto per Euro 1.493,88; tale precetto non veniva tempestivamente posto in esecuzione e, pertanto, cadeva in perenzione.

Il 19/3/08 l’avvocato C. corrispondeva al Condominio Euro 1.000 a mezzo di bonifico alla bancario, a titolo di “spese ATP liquidate”.

Il 7/4/08 il Condominio notificava all’avvocato C. un secondo precetto per Euro 1.502,51, di cui Euro 1.000 per capitale, Euro 187 per spese successive, Euro 23,37 per rimborso generale, Euro 24,20 per c.p.a. ed Euro 246,21 per IVA.

L’avvocato C. proponeva opposizione al secondo precetto ai sensi dell’art. 615 c.p.c., comma 1, e il giudice di pace di Susa accoglieva l’opposizione, dichiarava che il Condominio non aveva il diritto di procedere all’esecuzione forzata sulla base del precetto notificato il 7/4/08 e condannava il Condominio a rifondere all’avvocato C. le spese del giudizio di opposizione.

Il tribunale di Torino, investito dell’appello del Condominio, riformava la sentenza del giudice di pace, argomentando che:

contrariamente a quanto sostenuto dal giudice di pace, l’avvocato C. era tenuto a rifondere al Condominio anche l’ammontare dell’IVA sulle competenze del difensore del Condominio, come giudizialmente liquidate, indipendentemente da qualunque prova in ordine alla concreta erogazione del suddetto ammontare;

il Condominio non poteva pretendere le spese relative al primo precetto, avendolo lasciato cadere in perenzione, ma, poichè il pagamento di Euro 1.000 effettuato dall’avvocato C. non soddisfaceva integralmente il credito del Condominio (coprendo soltanto gli importi liquidati per diritti ed onorari, ma non quelli dovuti per IVA, c.p.a. e rimborso generale), il medesimo Condominio aveva legittimamente emesso il secondo precetto e, pertanto, aveva il diritto di ripetere le relative spese.

Il tribunale quindi, in definitiva, rigettava la domanda di annullamento del precetto e, dato atto dell’intervenuto parziale pagamento di Euro 1.000, condannava l’avvocato C. al pagamento della residua somma di Euro 502 e alla restituzione dell’importo di Euro 937 corrisposto alla controparte in esecuzione della condanna alle spese contenuta nella sentenza di primo grado. Poneva altresì a carico dell’avvocato C. le spese del giudizio di appello. Avverso la sentenza di secondo grado l’avvocato C. propone ricorso per cassazione su due motivi.

Il Condominio (OMISSIS) resiste con controricorso.

La causa è stata discussa alla pubblica udienza del 11.10.16, per la quale solo il ricorrente ha depositato memoria ex art. 378 c.p.c. e nella quale il Procuratore Generale ha concluso come in epigrafe.

Diritto

MOTIVI DELLA DECISIONE

Con il primo motivo, promiscuamente riferito al vizio di violazione di legge (art. 481 c.p.c.) ed al vizio di omessa o insufficiente motivazione il ricorrente svolge una duplice censura:

1) sotto un primo profilo, si denuncia l’errore in cui il tribunale sarebbe incorso violando il principio per il quale, a seguito dell’intervenuta perenzione del precetto, le relative spese non sono dovute dal debitore; dal che, secondo la prospettazione del ricorrente, discenderebbe “l’inesistenza dell’azione esecutiva e della successiva pretesa” (pagina 6 del ricorso);

2) sotto un secondo profilo si lamenta il difetto assoluto di motivazione sulla statuizione che ha ritenuto dovuto l’ammontare dell’IVA sul compenso dovuto al difensore del Condominio “nonostante la mancata prova dell’emissione del rinvio del documento fiscale corrispondente”.

Il motivo va disatteso.

La prima censura travisa il contenuto della sentenza gravata, la quale ha ritenuto legittima l’emissione del secondo atto di precetto non per il pagamento delle spese del primo precetto, ma per il pagamento della parte dell’originario credito rimasta insoddisfatta (IVA, c.p.a. e rimborso generale) nonostante il versamento effettuato dal debitore il 19/3/08.

La seconda censura va disattesa perchè il tribunale ha puntualmente motivato sulle ragioni che l’hanno indotto a ritenere l’avvocato C. tenuto a versare al Condominio l’importo dell’IVA relativa alle prestazioni del difensore del Condominio medesimo, nonostante che non fosse stata provata l’emissione della fattura da parte di tale professionista, indicando tali ragioni in una argomentazione di diritto (“le spese processuali che soccombente deve al vincitore sono quelle dovute, non quelle già pagate”) non specificamente censurata e, comunque, giuridicamente corretta, dovendo il professionista addebitare l’IVA al committente per legge (D.P.R. n. 633 del 1972, art. 18).

Con il secondo motivo il ricorrente denuncia la violazione dell’art. 91 c.p.c. in cui il tribunale sarebbe incorso ponendo a suo carico le spese del giudizio di appello ancorchè egli fosse rimasto solo parzialmente soccombente, avendo la Corte pronunciato a suo carico condanna di pagamento per una somma inferiore a quella è recata dal precetto opposto. Il motivo è infondato, perchè l’avvocato C. è rimasto soccombente in secondo grado, avendo la corte torinese accolto l’appello del Condominio, e la sua soccombenza non viene esclusa dalla circostanza che l’importo al cui pagamento detta corte lo ha condannato sia inferiore all’importo recato dall’impugnato precetto.

Il ricorso va dunque, in definitiva, rigettato.

Le spese del giudizio di cassazione seguono la soccombenza.

PQM

La Corte rigetta il ricorso.

Condanna il ricorrente a rifondere al contro ricorrente le spese del giudizio di cassazione, che liquida in Euro 1.000, oltre Euro 200 per esborsi ed oltre accessori di legge.

Così deciso in Roma, il 11 ottobre 2016.

Depositato in Cancelleria il 21 dicembre 2016

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