Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 25689 del 01/12/2011
Cassazione civile sez. lav., 01/12/2011, (ud. 15/11/2011, dep. 01/12/2011), n.25689
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE LAVORO
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. STILE Paolo – Presidente –
Dott. MAMMONE Giovanni – Consigliere –
Dott. MORCAVALLO Ulpiano – rel. Consigliere –
Dott. MAISANO Giulio – Consigliere –
Dott. TRIA Lucia – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
sentenza
sul ricorso 25682-2009 proposto da:
C.D., elettivamente domiciliato in ROMA, VIA
FRANCESCO ORISTANO 21, presso lo studio dell’avvocato PONTESILLI
FABIO, rappresentato e difeso dagli avvocati IOSSA ENRICO, ENRICO
MARIA IOSSA, giusta delega in atti;
– ricorrente –
contro
MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, in persona del Ministro pro
tempore, domiciliato in ROMA, VIA DEI PORTOGHESI 12, presso
L’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO, che lo rappresenta e difende, ope
legis;
– controricorrente –
avverso la sentenza n. 2521/2009 del TRIBUNALE di NAPOLI, depositata
il 21/08/2009 R.G.N. 3493/07;
udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del
15/11/2011 dal Consigliere Dott. ULPIANO MORCAVALLO;
udito l’Avvocato GREGO MAURIZIO (per AVVOCATURA GENERALE DELLO
STATO);
udito il P.M. in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott.
BASILE Tommaso che ha concluso per il rigetto del ricorso.
Fatto
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza qui impugnata la Corte d’appello di Napoli, riformando la decisione di primo grado, ha ritenuto infondata la pretesa dell’odierna parte ricorrente, dipendente del Ministero intimato, già transitata dalle Ferrovie dello Stato a seguito della mobilità prevista dalla L. n. 554 del 1988, ad ottenere il riconoscimento del diritto al computo delle concessioni di viaggio, di cui essa aveva goduto presso le Ferrovie dello Stato, nel trattamento economico spettante presso il Ministero, secondo quanto previsto dal D.P.C.M. n. 325 del 1988, art. 5 con la condanna di quest’ultimo al pagamento delle relative differenze. In particolare, la Corte di merito ha rilevato che il beneficio invocato dal ricorrente spetta solo ai dipendenti già in possesso dei requisiti pensionistici al momento del passaggio all’amministrazione statale, circostanza insussistente nel caso di specie.
2. La cassazione di tale sentenza viene domandata con un unico motivo, con il quale si sostiene la spettanza del beneficio economico dedotto, alla stregua della pertinente disciplina normativa e contrattuale, e si conclude che, di conseguenza, il giudice di merito avrebbe dovuto condannare l’amministrazione datrice di lavoro alla corresponsione delle differenze derivanti dal calcolo di tali concessioni ai sensi del citato D.P.C.M.. Il Ministero resiste con controricorso.
Diritto
CONSIDERATO IN DIRITTO
1 – Il ricorso viene respinto in base alla seguente motivazione, redatta in forma semplificata come disposto dal Collegio in esito all’udienza di discussione.
1.1. Sulla questione oggetto della controversia in esame sono intervenute le Sezioni unite di questa Corte con la sentenza 21 giugno 2010, n. 14898. In particolare, è stato affermato il principio secondo cui, in materia di procedure di mobilità nell’ambito delle pubbliche amministrazioni, il D.P.C.M. 5 agosto 1988, n. 325, art. 5 nel prevedere, al comma 2, che il dipendente conserva, ove più favorevole, il trattamento economico in godimento all’atto del trasferimento mediante l’attribuzione ad personam della differenza, non si riferisce a qualsiasi vantaggio economico, ma solo alle voci retributive certe, predeterminate e di necessaria erogazione (cui corrisponde, ai sensi del D.P.C.M. n. 428 del 1989, l’obbligo dell’ente di provenienza di trasferire i relativi fondi all’ente di nuova destinazione); pertanto, in caso di procedure di mobilità riguardanti dipendenti delle Ferrovie dello Stato, non può essere considerato il vantaggio economico derivante dalle concessioni di viaggio, di cui il dipendente abbia fruito anteriormente al trasferimento, trattandosi di benefici, comunque connessi alle particolari caratteristiche e modalità della prestazione svolta presso l’ente di provenienza, la cui conservazione è a carico delle Ferrovie dello Stato (ora società per azioni), essendo comunque limitata, secondo la disciplina contrattuale successiva al processo di delegificazione introdotto dalla L. n. 210 de 1985 (art. 69 c.c.n.l. 1990-1992; accordo sindacale 15 maggio 1991), ai dipendenti che, al momento del trasferimento, abbiano maturato il diritto a pensione.
1.2. In virtù di tale principio la pretesa attorca è stata correttamente disattesa dai giudici di merito, a prescindere dal possesso, o meno, del requisito pensionistico in capo al dipendente, e, pertanto, il ricorso non può trovare accoglimento.
2. Si compensano le spese del giudizio stante il consolidarsi recente del principio giurisprudenziale qui applicato.
P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso e compensa le spese.
Così deciso in Roma, il 15 novembre 2011.
Depositato in Cancelleria il 1 dicembre 2011