Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 25239 del 08/11/2013
Civile Ord. Sez. 6 Num. 25239 Anno 2013
Presidente: CICALA MARIO
Relatore: COSENTINO ANTONELLO
ORDINANZA
sul ricorso 4286-2012 proposto da:
AGENZIA DELLE ENTRATE 06363391001, in persona del
Direttore pro tempore, elettivamente domiciliata in ROMA, VIA DEI
PORTOGHESI 12, presso l’AVVOCATURA GENERALE DELLO
STATO, che la rappresenta e difende ope legis;
– ricorrente contro
SIDIGAS SPA, – Società Irpina Distribuzione Gas Spa, in persona
dell’amministratore delegato e legale rappresentante, elettivamente
domiciliata in ROMA, VIALE GIUSEPPE MAZZINI 11, presso lo
studio dell’avvocato SALVINI LIVIA, che la rappresenta e difende
giusta procura a margine del controricorso;
– controticorrente –
Data pubblicazione: 08/11/2013
avverso la sentenza n. 60/4/2011 della COMMISSIONE
TRIBUTARIA REGIONALE di NAPOLI, SEZIONE
DISTACCATA di SALERNO del 24/01/2011, depositata
1’01/02/2011;
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del
COSENTINO;
udito l’Avvocato Branda Giancarla (delega Salvini Livia) difensore della
controricorrente che si riporta agli scritti;
è presente il P.G. in persona del Dott. IMMACOLATA ZENO che ha
concluso per raccoglimento del ricorso.
rilevato che, ai sensi dell’art. 380 bis cod. proc. civ., è stata depositata in
cancelleria la relazione di seguito integralmente trascritta:
<< L'Agenzia delle Entrate ricorre contro la società Sidigas Irpinia distribuzione gas spa per la
cassazione della sentenza con cui la Commissione Tributaria Regionale della Campania,
confermando la sentenza di primo grado, ha annullato una cartella esattoriale per IVA,
IRPEG e IRAP per gli anni 2000 e 2001, emessa a seguito del diniego di definizione ex art. 9
bis 1. 289/02 per omessi o ritardati versamenti.
La Commissione Tributaria Regionale ha fondato la propria decisione sull'assunto che la
richiesta di sanatoria ex art. 9 bis 1. 289/02 avanzata dalla contribuente avesse estinto
l'obbligo di pagamento delle sanzioni, ancorché la contribuente non avesse versato
interamente la somma complessivamente dovuta a titolo di condono; ciò perché, secondo la
sentenza gravata, il mancato versamento di una parte di tale somma avrebbe attribuito al Fisco
il diritto di procedere al relativo recupero, con la maggiorazione del 30 % ex art. 13 D.Lgs. 10/10/2013 dal Consigliere Relatore Dott. ANTONELLO 471/97 sulle sole somme non versate o versate in ritardo, ma non avrebbe fatto rivivere
l'obbligazione tributaria originaria.
L'Agenzia delle Entrate deduce il vizio di violazione di legge ex art. 360 n. 3 cpc
assumendo che la Commissione Tributaria Regionale avrebbe violato l' articolo 9 bis 1.
289/02 nel ritenere che gli effetti del condono previsto da tale disposizione si producano anche
nel caso di carente o intempestivo versamento delle somme complessivamente dovute per il
perfezionamento del condono.
La contribuente si è costituita con controricorso.
Il ricorso appare fondato, perché la tesi giuridica seguita nella sentenza gravata si pone in
contrasto con l' insegnamento questa Corte (sentt. 20745/10, 19546/11, 21364/12) secondo
cui il condono previsto all'art. 9 bis della legge n. 289 del 2002 - relativo alla possibilità che gli
Ric. 2012 n. 04286 sez. MT - ud. 10-10-2013
-2- o/ omessi e tardivi versamenti delle imposte e delle ritenute emergenti dalle dichiarazioni
presentate vengano definiti mediante il solo pagamento dell'imposta e degli interessi o, in caso
di mero ritardo, dei soli interessi, senza aggravi e sanzioni - costituisce una forma di condono
clemenziale e non premiale (come, invece deve ritenersi per le fattispecie regolate dagli artt.
7,8,9, 15 e 16 della legge n. 289 del 2002, le quali attribuiscono al contribuente il diritto
potestativo di chiedere un accertamento straordinario, da effettuarsi con regole peculiari
rispetto a quello ordinario); con la conseguenza che, nell'ipotesi di cui all'art. 9 bis, non alla determinazione del "quantum", esattamente indicato nell'importo specificato nella
dichiarazione integrativa presentata ai sensi del terzo comma, con gli interessi di cui all'art. 4,
il condono è condizionato dall'integrale e tempestivo pagamento di quanto dovuto e il
pagamento rateale determina la defmizione della lite pendente solo se è integrale e tempestivo
per tutte le rate.
Né può condividersi l'assunto della difesa della contro ricorrente secondo cui all'orientamento
sopra esposto potrebbe utilmente contrapporsi l'indirizzo formatosi nella giurisprudenza di
legittimità con riferimento al condono di cui all'articolo 62 bis 1. 413/91; indirizzo secondo il
quale l'omesso o intempestivo pagamento della seconda rata di detto condono non determina
la decadenza totale dal beneficio, giacché gli effetti di esclusione delle sanzioni prodotti dalla
presentazione della dichiarazione integrativa permangono fino a concorrenza delle somme
versate tempestivamente (Cass. 1124/06, 9897/11, 10435/11).
Questa Corte ha infatti chiarito che "le norme che disciplinano i condoni tributari, essendo derogatorie di quelle generali dell'ordinamento tributario, integrano sistemi compiuti di
natura eccezionale, essendo in particolare da precisare che ciascuna delle diverse ipotesi di
definizione agevolata previste dalla L. n. 289 del 2009 costituisce disposizione di carattere
eccezionale assistita da una propria specifica disciplina che è di stretta interpretazione e non
può essere integrata in via ermeneutica dalle norme generali dell'ordinamento tributario e
neppure da quelle dettate per altre forme di definizione, ancorché contemplate dalla medesima
legge" (così sent. 21364/12, in motivazione), cosicché non è possibile trasporre nella materia
del condono ex art. 9 bis 1. 289/02 i principi elaborati con riferimento al condono ex art. 16 bis
1. 2413/91.
Si ritiene quindi che non sussistano ragioni per discostarsi dall'indirizzo interpretativo ormai
consolidatosi sull'articolo 9 bis 1. 289/02, da ultimo confermato da copiosa giurisprudenza del
Collegio tributario della Sesta sezione (ex plurimis, ordd. 3498/13, 3247/13,1076/13, 242/13).
In conclusione, si ritiene che il procedimento possa essere definito in camera di consiglio, con
la declaratoria di manifesta fondatezza del ricorso e la cassazione della sentenza gravata, con
decisione di merito ex art. 384 cpc di rigetto del ricorso introduttivo della società
contribuente.»; che l'intimata si è costituita con controricorso;
che la relazione è stata comunicata al Pubblico Ministero e notificata alle parti;
Ric. 2012 n. 04286 sez. MT - ud. 10-10-2013
-3- essendo necessaria alcuna attività di liquidazione ex art. 36 bis d.P.R. n. 600 del 1973 in ordine che la contro ricorrente ha depositato memoria difensiva.
Considerato che il Collegio, a seguito della discussione in camera di consiglio,
condivide le conclusioni del relatore (salvo precisare che nel presente giudizio
sono state impugnate non una, come erroneamente riportato nella relazione
sopra trascritta, ma due cartelle, entrambe conseguenti ad un medesimo 2000 e 2001);
che, in via preliminare, deve disattendersi l'eccezione della contro ricorrente
relativa alla pretesa inammissibilità del ricorso per carenza di autosufficienza,
giacché l'esposizione dello svolgimento del processo svolta nel ricorso e la
formulazione della censura è sufficiente per consentire alla Corte l'esatta
individuazione delle questioni dedotte nel giudizio di legittimità;
che, nel merito, il Collegio non ritiene di poter estendere al condono ex art. 9
bis 1. 289/02 l'indirizzo interpretativo fissato con riferimento al condono di
cui all'articolo 62 bis 1. 431/91 dalle sentenze di questa Corte nn. 1124/06,
9897/11, 10435/11, richiamate nel controricorso e nella memoria difensiva
della contribuente.
A tale proposito è necessario preliminarmente rilevare che è vero che, come
sottolinea la difesa della contro ricorrente, il testo dell'articolo 9 bis 1. 289/02 è
sostanzialmente analogo a quello dell'articolo 62 bis 1. 413/91; cosicché deve
riconoscersi la sussistenza di un' antinomia tra l'indirizzo interpretativo
formatosi sul condono ex art. 9 bis 1. 289/02 e quello formatosi sul condono ex
articolo 62 bis 1. 413/91.
Il primo indirizzo si basa sull'assunto che - poiché la sussistenza dei debiti provvedimento di diniego di condono e relative agli anni, rispettivamente, tributari a cui il condono si applica non è in discussione, trattandosi di debiti
emergenti dalle dichiarazioni fiscali dello stesso contribuente - la logica del
condono ("demenziale" e non "premiale") presupporrebbe l'inteigalità e
tempestività dei conseguenti versamenti. Il secondo indirizzo, per contro, si
basa sull'assunto che non vi sarebbe motivo di negare l'effetto "premiale"
previsto dall'articolo 62 bis 1. 413/91 al parziale versamento delle imposte
dichiarate, non potendosi equiparare tale comportamento all'inerzia totale ed
avendo comunque, in tali limiti, l'amministrazione conseguito lo scopo, comune
a tutte le normative di condono, di ottenere rapidamente l'incasso delle somme
Ric. 2012 n. 04286 sez. MT - ud. 10-10-2013
-4- c4/ dovute; oltre che sul rilievo che lo stesso art. 62 bis prevede, nei commi
successivi al primo, ipotesi di inapplicabilità pro quota delle sanzioni.
Tanto premesso, il Collegio ritiene di dover preferire il primo dei due indirizzi, non solo perché esso è quello ormai ampiamente consolidato in
materia di condono ex art. 9 bis 1. 289/02 (fino a potersi ritenere "diritto 3118, 2811, 1077, oltre quelle citate nel penultimo capoverso della relazione
sopra trascritta); ma anche perché esso appare quello più persuasivo, giacché a fronte della mora del contribuente nel pagamento di un debito tributario non
controverso, perché da lui stesso dichiarato - la deroga all'obbligo di
pagamento delle sanzioni può derivare solo dal puntuale rispetto delle
prescrizioni e dei termini risultanti dalla disciplina del condono. La ratio di
quest'ultima disciplina consiste infatti nella rinuncia del Fisco alla riscossione
delle sanzioni (anch'esse, come il tributo a cui accedono, di debenza non
controversa) in contropartita dell' integrale pagamento del tributo in tempi certi
e tale ratio risulterebbe palesemente frustrata da una interpretazione che
legittimi, come propone la difesa della contro ricorrente, una riduzione delle
sanzioni proporzionale all'ammontare dei versamenti effettivamente eseguiti in
termini e che dunque, in definitiva, lasci al contribuente la facoltà di
dimensionare il carico sanzionatorio su di lui gravante in base alle scelte che
egli ritenga di adottare su tempi ed entità dei versamenti del tributo.
In definitiva, riaffermati i principi sopra richiamati, il ricorso va accolto e la
sentenza gravata va cassata.
Non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto, la causa può essere
decisa nel merito con il rigetto del ricorso introduttivo della contribuente
avverso le cartelle impugnate.
Le spese si compensano per l'intero giudizio in ragione della novità delle
argomentazioni sviluppate nel controricorso. P.Q.M. La Corte accoglie il ricorso, cassa la sentenza gravata e, decidendo nel merito
ai sensi dell'articolo 384 cpc, rigetta il ricorso della contribuente avverso le
cartelle impugnate.
Ric. 2012 n. 04286 sez. MT - ud. 10-10-2013
-5- vivente": vedi, nel solo 2013, le ordinanze di questa Corte nn. 4163, 3254, Compensa le spese dell'intero giudizio. Così deciso in Roma il 10 ottobre 2013.