Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 2477 del 03/02/2010
Cassazione civile sez. trib., 03/02/2010, (ud. 17/12/2009, dep. 03/02/2010), n.2477
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE TRIBUTARIA
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. LUPI Fernando – Presidente –
Dott. D’ALESSANDRO Paolo – Consigliere –
Dott. IACOBELLIS Marcello – Consigliere –
Dott. DI BLASI Antonino – Consigliere –
Dott. VIRGILIO Biagio – rel. Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
sentenza
sul ricorso proposto da:
MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, in persona del Ministro pro
tempore, ed AGENZIA DELLE ENTRATE, in persona del Direttore pro
tempore, elettivamente domiciliati in Roma, via dei Portoghesi n. 12,
presso l’Avvocatura Generale dello Stato, che li rappresenta e
difende;
– ricorrenti –
contro
P.L.;
– intimato –
avverso la sentenza della Commissione tributaria regionale del Lazio,
sez. staccata di Latina, n. 1009/39/05, depositata il 31 dicembre
2005;
Udita la relazione della causa svolta nella Camera di consiglio del
17 dicembre 2009 dal Relatore Cons. Dott. VIRGILIO Biagio;
udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale dott.
CICCOLO Pasquale Paolo Maria, il quale, modificando le conclusioni
scritte dell’Ufficio, ha concluso per il rigetto del ricorso per
manifesta infondatezza.
Fatto
RITENUTO IN FATTO
che il Ministero dell’economia e delle finanze e l’Agenzia delle entrate propongono ricorso per Cassazione avverso la sentenza della Commissione tributaria regionale del Lazio indicata in epigrafe, con la quale e’ stato riconosciuto il diritto di P.L., rappresentante di commercio, al rimborso dell’IRAP versata per gli anni 1998/2001;
che il contribuente non si e’ costituito.
Diritto
CONSIDERATO IN DIRITTO
che il ricorso, con il quale si denuncia la violazione della disciplina istitutiva dell’IRAP, anche sotto il profilo della natura imprenditoriale dell’attivita’ degli agenti di commercio (che li renderebbe di diritto soggetti all’imposta), ed il vizio di motivazione, e’ manifestamente infondato, in quanto la sentenza e’ conforme al principio affermato dalle Sezioni unite di questa Corte, secondo cui, a norma del combinato disposto del D.Lgs. 15 dicembre 1997, n. 446, art. 2, comma 1, primo periodo e art. 3, comma 1, lett. c), l’esercizio dell’attivita’ di agente di commercio di cui alla L. 9 maggio 1985, n. 204, art. 1 e’ escluso dall’applicazione dell’IRAP soltanto qualora si tratti di attivita’ non autonomamente organizzata, e il requisito dell’autonoma organizzazione – il cui accertamento spetta al giudice di merito ed e’ insindacabile in sede di legittimita’ se congruamente motivato – ricorre quando il contribuente: a) sia, sotto qualsiasi forma, il responsabile dell’organizzazione e non sia, quindi, inserito in strutture organizzative riferibili ad altrui responsabilita’ ed interesse; b) impieghi beni strumentali eccedenti, secondo l’id quod plerumque accidit, il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attivita’ in assenza dell’organizzazione, oppure si avvalga in modo non occasionale di lavoro altrui (Cass., Sez. un., n. 12108 del 2009); la sentenza contiene l’accertamento del difetto di tale requisito, non oggetto di censura;
che, in conclusione, il ricorso deve essere rigettato, senza che occorra provvedere in ordine alle spese del presente giudizio in assenza di svolgimento di attivita’ difensiva da parte dell’intimato.
P.Q.M.
LA CORTE Rigetta il ricorso.
Cosi’ deciso in Roma, il 17 dicembre 2009.
Depositato in Cancelleria il 3 febbraio 2010