Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 23758 del 10/10/2017


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Cassazione civile, sez. VI, 10/10/2017, (ud. 16/05/2017, dep.10/10/2017),  n. 23758

 

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA CIVILE

SOTTOSEZIONE T

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SCHIRO’ Stefano – Presidente –

Dott. MANZON Enrico – Consigliere –

Dott. NAPOLITANO Lucio – Consigliere –

Dott. VELLA Paola – Consigliere –

Dott. SOLAINI Luca – rel. Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso 17148-2016 proposto da:

AGENZIA DELLE ENTRATE, C.F. (OMISSIS), in persomi del Direttore pro

tempore, elettivamente domiciliata in ROMA, VIA DEI PORTOGHESI 12,

presso l’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO, che la rappresenta e

difende ope legis;

– ricorrente –

contro

DISTRIBUZIONE E GESTIONE ALIMENTARI DGA SRL;

– intimata –

avverso la sentenza n. 52/23/2016 della COMMISSIONE TRIBUTARIA

REGIONALE DI BARI, SEZIONE DISTACCATA di LECCE, depositata il

14/01/2016;

udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio non

partecipata del 16/05/2017 dal Consigliere Dott. SOLAINI LUCA.

Fatto

FATTO E DIRITTO

Con ricorso in Cassazione affidato a un unico motivo, nei cui confronti la parte contribuente non ha spiegato difese scritte, l’Agenzia delle Entrate impugnava la sentenza della CTR della Puglia, relativa ad un avviso di accertamento per imposte dirette e Iva 2006, nella quale la società contribuente si era visto disconoscere dall’ufficio l’inerenza, l’effettività e la congruità di costi che la società si era detratta per spese di consulenza in favore di soci, denunciando la violazione del D.P.R. n. 917 del 1986, art. 109 comma 5 e dell’art. 2700 c.c., in relazione all’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3, in quanto, erroneamente i giudici d’appello avevano ritenuto congrui i costi sopportati dalla società contribuente, avuto riguardo al rilevante fatturato annuo, nonchè inerenti alla sua attività, in quanto comprovati dai contratti di consulenza sottoscritti dalla società, nei quali vi sarebbe stato il dettaglio di tutte le operazioni richieste, laddove, non avevano tenuto conto che i compensi erano stati erogati a favore di soci, e per scongiurare l’ipotesi che tutta l’operazione fosse stata volta a una surrettizia distribuzione di utili, sarebbe stato necessario verificare le concrete modalità di attuazione delle attività di consulenza nonchè l’effettiva utilità arrecate alla società o arrecabili in un orizzonte temporale compatibile, in chiave strumentale, con l’attività d’impresa esercitata.

Il Collegio ha deliberato di adottare la presente decisione, in forma semplificata.

Il ricorso è inammissibile, in quanto la CTR dà un giudizio di congruità di fatto delle spese per consulenza mentre sotto l’apparente rubrica di una violazione di legge, l’ufficio ricorrente propone censure di merito, inammissibili in sede di legittimità, mentre non censura i passaggi motivazionali della sentenza impugnata sotto la rubrica del n. 5 dell’art. 360 c.p.c., comma 1; più precisamente, l’ufficio ricorrente si disinteressa dell’onere di proporre censure specifiche, e ricostruisce diversamente la fattispecie oggetto di controversia, chiedendo una nuova valutazione degli elementi di fatto della vicenda, paventando che attraverso il contratto di consulenza si fosse celata una surrettizia distribuzione di utili al socio, predicando la violazione del principio di proporzionalità e di razionalità economica, senza confrontarsi con la motivazione, peraltro adeguata, resa dai giudici d’appello.

La mancata predisposizione di difese scritte esonera il Collegio dal provvedere sulle spese.

Poichè la parte ricorrente è un’amministrazione dello Stato, non è tenuto al versamento del doppio del contributo unificato (Sez. 6^ – L, Ordinanza n. 1778 del 29/01/2016, Rv. 638714; Sez. 3^, Sentenza n. 5955 del 14/03/2014, Rv. 630550).

PQM

 

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE Dichiara il ricorso inammissibile.

Motivazione Semplificata.

Così deciso in Roma, nella Camera di Consiglio, il 16 maggio 2017.

Depositato in Cancelleria il 10 ottobre 2017

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