Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 23625 del 21/11/2016
Cassazione civile sez. VI, 21/11/2016, (ud. 12/10/2016, dep. 21/11/2016), n.23625
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SESTA CIVILE
SOTTOSEZIONE T
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. IACOBELLIS Marcello – Presidente –
Dott. IOFRIDA Giulia – Consigliere –
Dott. CRUCITTI Roberta – Consigliere –
Dott. CONTI Roberto Giovanni – Consigliere –
Dott. CRICENTI Giuseppe – rel. Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
ORDINANZA
sul ricorso 10137-2012 proposto da:
AGENZIA DELLE ENTRATE, (OMISSIS), in persona del Direttore pro
tempore, elettivamente domiciliata in ROMA, VIA DEI PORTOGHESI 12,
presso l’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO, che la rappresenta e
difende ope legis;
– ricorrente –
contro
G.C.B. COSTRUZIONI SRL in persona del legale rappresentante,
elettivamente domiciliata in ROMA, VIA CONCA D’ORO 184/190 PAI, D,
presso lo studio dell’avvocato MAURIZIO DISCEPOLO, che la
rappresenta e difende unitamente all’avvocato VIVIANA VALLETTA
giusta procura a margine del controricorso;
– controricorrente –
avverso la sentenza n. 41/4/2011 della COMMISSIONE TRIBUTARIA
REGIONALE di ANCONA del 9/02/2011, depositata V08/03/2011;
udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del
12/10/2016 dal Consigliere Relatore Dott. GIUSEPPE CRICENTI;
udito l’Avvocato Diego Perrucca (delega avvocato Maurizio Discepolo)
difensore della controricorrente che insiste per il rigetto del
ricorso.
Fatto
FATTI DI CAUSA
A seguito di controllo automatizzato della dichiarazione dei redditi presentata nel 2004, per l’anno di imposta 2003, l’Agenzia delle Entrate ha disconosciuto il credito IVA che il contribuente asseriva di avere maturato nel 2002, e che in quell’anno non aveva però esposto in dichiarazione. L’Agenzia, sul presupposto della tardività della dichiarazione del credito IVA, ha emesso cartella di pagamento della relativa somma, poi impugnata dal contribuente.
I giudici di appello, hanno ritenuto invece, che il credito può utilmente essere fatto valere al più tardi con la dichiarazione relativa al secondo anno successivo a quello in cui il diritto è sorto, rigettando così l’appello del Fisco.
La tesi dei giudici di merito è contestata dall’Agenzia ricorrente, che invece, ritiene che l’omessa dichiarazione del credito IVA nell’anno di competenza preclude al contribuente la possibilità di far valer tale credito con la dichiarazione successiva, entro i due anni dalla maturazione del credito.
Non si è costituito il contribuente.
Diritto
MOTIVI DELLA DECISIONE
Con l’unico motivo, articolato in più argomenti e sottomotivi, l’Agenzia fa valere la violazione di legge in cui sarebbe incorsa la CTR nel ritenere che, pur non avendo dichiarato il credito IVA nell’anno di maturazione, il contribuente possa comunque esporre tale credito con la dichiarazione successiva, non oltre due anni.
Ritiene invece l’Agenzia che il diritto alla detrazione si esercita solo con la dichiarazione annuale.
Il motivo è infondato.
Successivamente alla proposizione del ricorso. infatti, a cagione dei contrasti registrati sul punto tra le sezioni semplici, la questione è stata affrontata e risolta dalle Sezioni Unite, le quali hanno affermato il principio di diritto secondo cui “La neutralità dell’imposizione armonizzata sul valore aggiunto comporta che, pur in mancanza di dichiarazione annuale, l’eccedenza d’imposta risultante da dichiarazioni periodiche e regolari versamenti per un anno e dedotta entro il termine previsto per la presentazione della dichiarazione relativa al secondo anno successivo a quello in cui il diritto è sorto – sia riconosciuta dal giudice tributario se siano stati rispettati dal contribuente tutti i requisiti sostanziali per la detrazione; pertanto, in tal caso, il diritto di detrazione non può essere negato nel giudizio d’impugnazione della cartella emessa dal fisco a seguito di controllo formale automatizzato, laddove, pur non avendo il contribuente presentato la dichiarazione annuale per il periodo di maturazione, sia dimostrato in concreto – ovvero non controverso – che si tratti di acquisti fatti da un soggetto passivo d’imposta, assoggettati a IVA o finalizzati a operazioni imponibili” (Sez. Un. n. 17757 del 2016).
Va dunque confermato l’orientamento espresso dalla decisione impugnata, su questo punto.
La mancata costituzione del contribuente, impedisce la pronuncia sulle spese.
PQM
La corte rigetta il ricorso. Compensa le spese.
Così deciso in Roma, il 12 ottobre 2016.
Depositato in Cancelleria il 21 novembre 2016