Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 21783 del 27/10/2016
Cassazione civile sez. VI, 27/10/2016, (ud. 22/04/2016, dep. 27/10/2016), n.21783
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SESTA CIVILE
SOTTOSEZIONE 2
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. MANNA Felice – Presidente –
Dott. LOMBARDO Luigi Giovanni – Consigliere –
Dott. CORRENTI Vincenzo – Consigliere –
Dott. PICARONI Elisa – Consigliere –
Dott. FALASCHI Milena – rel. Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
SENTENZA
sul ricorso 21122-2015 proposto da:
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA, (OMISSIS), in persona del Ministro pro
tempore, elettivamente domiciliato in ROMA, VIA DEI PORTOGHESI 12,
presso AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO, che lo rappresenta e
difende, ope legis;
– ricorrente –
e contro
P.G., PI.GI.MA.RO., PI.LU.;
– intimati –
avverso il decreto della CORTE D’APPELLO DI ROMA del 27/04/2015,
depositato il 18/06/2015;
udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del
22/04/2016 dal Consigliere Relatore Dott. MILENA FALASCHI.
Fatto
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
P.G., PI.Gi.Ma.Ro. e PI.Ma.Lu., con distinti ricorsi depositati presso la Corte d’appello di Roma in data 14 marzo 2014, poi riuniti, chiedevano la condanna del Ministero della giustizia al pagamento dell’indennizzo per la irragionevole durata di un giudizio introdotto dinanzi al Tribunale di Sassari, volto ad ottenere il risarcimento dei danni per morte di un congiunto a seguito di infortunio sul lavoro, con atto di citazione notificato il 24.04.1987, definito in primo grado con sentenza pubblicata il 24.03.2003, avverso la quale era stata proposta impugnazione conclusasi con sentenza depositata il 18.09.2006, seguito da giudizio di legittimità definito con sentenza pubblicata il 06.08.2013.
L’adita Corte d’appello – rigettata dal Collegio l’opposizione proposta L. n. 89 del 2001, ex art. 5 ter dal Ministero avverso il decreto pronunciato in fase monocratica – accoglieva la domanda ritenendo che il giudizio avesse avuto una durata irragionevole di venti anni, liquidava in favore di ciascuna un indennizzo per la complessiva somma di Euro 19.250,00, facendo applicazione del criterio di Euro 750,00 per i primi tre anni e di Euro 1.000,00 per i successivi.
Per la cassazione di questo decreto il Ministero della giustizia ha proposto ricorso sulla base di due motivi.
Non hanno svolto difese le intimate.
In prossimità della pubblica udienza il Ministero ricorrente ha depositato memoria illustrativa.
Diritto
MOTIVI DELLA DECISIONE
Il Collegio ha deliberato l’adozione di una motivazione semplificata nella redazione della sentenza.
Con il primo ed il secondo motivo (violazione c/o falsa applicazione della L. n. 89 del 2001, art. 4) l’Amministrazione ricorrente sostiene che la Corte d’appello avrebbe errato nel ritenere che al termine semestrale per la proposizione del procedimento di cui alla L. n. 89 del 2001 sia applicabile la sospensione feriale di cui alla L. n. 742 del 1969. Aggiunge che la sospensione feriale mal si concilia con l’attivazione del “procedimento monitorio”, di nuova introduzione.
Il ricorso è infondato, alla luce del principio, di recente ribadito da questa Corte, secondo il quale “poichè fra i termini per i quali la L. n. 742 del 1969, art. 1 prevede la sospensione nel periodo feriale vanno ricomprasi non solo i termini inerenti alle fasi successive all’introduzione del processo, ma anche il termine entro il quale il processo stesso deve essere instaurato, allorchè l’azione in giudizio rappresenti, per il titolare del diritto, l’unico rimedio per fare valere il diritto stesso, detta sospensione si applica anche al termine di sei mesi previsto dalla L. n. 89 del 2001, art. 4 per la proposizione della domanda di equa riparazione per violazione del termine ragionevole del processo” (Cass. n. 5423 del 2016).
Nè tanto meno appare pertinente il richiamo alla decisione delle Sezioni Unite di questa Corte, n. 16783 del 2012, invocata dal Ministero ricorrente, che ha escluso la decorrenza del termine ordinario di prescrizione per effetto dell’espressa previsione del termine semestrale di decadenza per la proposizione della domanda d’equa riparazione, che non consente di dedurre alcunchè sulla diversa e del tutto autonoma questione in oggetto.
In conclusione il ricorso va rigettato.
Nessuna pronuncia va adottata sulle spese del giudizio di cassazione in difetto di difese da parte delle intimate.
Non si deve, infine, far luogo alla dichiarazione di cui al testo unico approvato con D.P.R. 30 maggio 2002, n. 115, art. 13, comma 1 quater, introdotto dalla L. 24 dicembre 2012, n. 228, art. 1, comma 17 risultando dagli atti del giudizio che il procedimento in esame è considerato esente dal pagamento del contributo unificato, oltre a trattarsi di ipotesi d’impugnazione della amministrazione pubblica (cfr Cass. SS.0 U. n. 9938 del 2014).
PQM
La Corte rigetta il ricorso.
Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio della Sezione Sesta civile – 2 della Corte Suprema di Cassazione, il 22 aprile 2016.
Depositato in Cancelleria il 27 ottobre 2016