Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 21740 del 27/09/2019

Cassazione civile sez. un., 27/08/2019, (ud. 21/05/2019, dep. 27/08/2019), n.21740

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONI UNITE CIVILI

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. TIRELLI Francesco – Primo Presidente f.f. –

Dott. MANNA Felice – Presidente di sez. –

Dott. BERRINO Umberto – rel. Consigliere –

Dott. SAMBITO Maria Giovanna – Consigliere –

Dott. FRASCA Raffaele – Consigliere –

Dott. SCARANO Luigi Alessandro – Consigliere –

Dott. GIUSTI Alberto – Consigliere –

Dott. COSENTINO Antonello – Consigliere –

Dott. MERCOLINO Guido – Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso 27239-2017 proposto da:

SUPERCONDOMINIO (OMISSIS), CONDOMINIO DI (OMISSIS), in persona

dell’amministratore pro tempore, B.P., + ALTRI OMESSI,

elettivamente domiciliati in ROMA, VIA CICERONE 44, presso lo studio

dell’avvocato GIOVANNI CORBYONS, che li rappresenta e difende

unitamente agli avvocati ALBERTO FOSSATI e FABIO ROMANENGHI;

– ricorrenti –

contro

REGIONE LOMBARDIA, in persona del Presidente pro tempore della Giunta

regionale, elettivamente domiciliata in ROMA, VIA DI VILLA SACCHETTI

9, presso lo studio dell’avvocato ULISSE COREA, rappresentata e

difesa dall’avvocato PIERA PUJATTI;

COMUNE DI MILANO, in persona del Sindaco pro tempore, elettivamente

domiciliato in ROMA, VIA POLIBIO 15, presso lo studio dell’avvocato

GIUSEPPE LEPORE, che lo rappresenta e difende unitamente agli

avvocati ANGELA BARTOLOMEO, ELISABETTA D’AURIA ed ANTONELLO

MANDARANO;

– controricorrenti –

e contro

METROPOLITANA MILANESE S.P.A., COMUNE DI BRESSO, PARCO NORD DI

MILANO, AGENZIA REGIONALE PER LA PROTEZIONE DELL’AMBIENTE – ARPA

LOMBARDIA, AGENZIA DI TUTELA DELLA SALUTE DELLA CITTA’ METROPOLITANA

DI MILANO – ATS MILANO;

– intimati –

avverso la sentenza n. 184/2017 del TRIBUNALE SUPERIORE DELLE ACQUE

PUBBLICHE, depositata il 13/09/2017;

Udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del

21/05/2019 dal Consigliere Dott. UMBERTO BERRINO;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore

Generale Dott. CAPASSO Lucio, che ha concluso per l’accoglimento del

ricorso;

uditi gli avvocati Giovanni Corbyons, Angela Bartolomeo ed Ulisse

Corea per delega dell’avvocato Piera Pujatti.

Fatto

FATTI DI CAUSA

Il Supercondominio (OMISSIS), il Condominio di via (OMISSIS), in persona dell’amministratore pro tempore, B.P., + ALTRI OMESSI hanno impugnato innanzi al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (d’ora in avanti T.S.A.P.) il Decreto n. 4186 del 12.5.2016 del Dirigente della Direzione Generale Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile della Regione Lombardia, col quale era stata espressa pronuncia positiva in merito alla compatibilità ambientale del progetto di sistemazione idraulica e laminazione delle piene del torrente (OMISSIS) nel Comune di Milano, assumendo di vedersi gravemente minacciati dall’opera in progetto a causa della prossimità delle loro proprietà all’area destinata a tale intervento.

Il T.S.A.P. ha dichiarato inammissibile il ricorso per difetto di legittimazione ad agire dopo aver rilevato che i ricorrenti non avevano evidenziato nè la loro posizione differenziata rispetto alla collettività di cui facevano parte, nè il pregiudizio specifico che avrebbero subito dalla realizzazione dell’opera pubblica, non essendo a tal fine sufficiente l’affermazione della vicinanza alla stessa delle loro abitazioni.

In particolare, secondo il giudicante, le censure apparivano rivolte alla tutela di un interesse collettivo che spettava, però, all’ente esponenziale della collettività di appartenenza.

Per la cassazione della sentenza propongono ricorso il Supercondominio (OMISSIS), il Condominio di via (OMISSIS), B.P., + ALTRI OMESSI, con un solo motivo illustrato da memoria, cui resistono con controricorso la Regione Lombardia ed il Comune di Milano.

Il P.G. conclude per l’accoglimento del ricorso.

Diritto

RAGIONI DELLA DECISIONE

1. Con un solo motivo articolato in due punti e dedotto per violazione e/o falsa applicazione ex art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3 in relazione all’art. 100 c.p.c., i ricorrenti, dopo aver premesso che nella sentenza impugnata si dà atto della vicinanza delle loro abitazioni al luogo dell’intervento concernente la sistemazione idraulica del torrente (OMISSIS), contestano che il requisito della vicinitas non possa ritenersi sufficiente a sorreggere il loro interesse al ricorso nell’ambito dell’impugnazione di un provvedimento di valutazione di impatto ambientale, quale quello oggetto di causa.

Nel contempo i medesimi evidenziano che nella fattispecie non era necessario che indicassero l’esistenza di un concreto pregiudizio, tanto più che il requisito della vicinitas non risultava contestato, al punto che lo stesso Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche ne aveva preso atto, pur ritenendolo insufficiente ai fini della legittimazione.

2. Inoltre, i ricorrenti contestano di essersi limitati a denunciare un rischio generico per la salute, riconducibile ad un interesse diffuso, derivante dalla violazione delle norme disciplinanti l’istruttoria per la tutela del diritto alla salute. Al contrario, i medesimi evidenziano che avevano espressamente contestato che la trattazione della componente “salute pubblica” nel SIA (studio di impatto ambientale) e nella VIA (valutazione di impatto ambientale), che l’aveva recepito, fosse stata condotta secondo quanto stabilito nella D.G.R. 24 gennaio 2014, n. X/1266 (Approvazione delle linee guida per la componente salute pubblica degli studi di impatto ambientale ai sensi dell’art. 12, comma 2 Regolamento Regionale 21.11.2011, n. 5). I medesimi aggiungono che avevano anche richiamato la documentazione tecnica versata in atti, che avevano messo in rilievo le gravi condizioni delle acque e le conseguenze dannose derivanti da tale situazione, preoccupandosi di evidenziare i rischi concreti e specifici per la loro salute, dato che, vivendo a non più di 50 metri di distanza dalla vasca, avrebbero dovuto fare i conti con acque stagnanti ed inquinate, con fanghi, sollevamenti di polvere con sostanze cancerogene, insetti ed odori. Quindi, tutto ciò, rendeva ben evidente la sussistenza di un loro specifico e concreto interesse alla proposizione del ricorso, per cui la sentenza impugnata era viziata per palese violazione della norma di cui all’art. 100 c.p.c.

3. Il ricorso è fondato.

Invero, contrariamente a quanto ritenuto dal T.S.A.P., nella fattispecie risultano sussistere entrambe le condizioni atte a fondare la legittimazione dei ricorrenti all’impugnativa del provvedimento col quale era stata espressa pronuncia positiva in merito alla compatibilità ambientale del progetto di sistemazione idraulica e laminazione delle piene del torrente (OMISSIS) nel Comune di Milano, vale a dire sia la “vicinitas”, riconducibile alla incontestata prossimità delle loro proprietà all’area del programmato intervento pubblico, sia l’allegazione delle conseguenze dannose scaturenti dall’attuazione dell’impugnato provvedimento.

4. Per quel che concerne in particolare il requisito della “vicinitas” va, anzitutto, rilevato che già buona parte della giurisprudenza considera tale requisito sufficiente al fine di radicare l’interesse a ricorrere avverso la realizzazione di un’opera (si veda ad esempio Cons. di Stato sez. V, n. 5193 del 16.9.2011, che esclude che la legittimazione attiva possa essere subordinata alla prova puntuale della concreta pericolosità dell’opera da realizzarsi nelle vicinanze, nonchè Cons. St., sez. V, n. 3904 del 13.7.2000 e n. 1183 del 27.9.1991).

5. Tra l’altro, la possibilità di localizzare l’interesse rende ultronea la ricerca di un soggetto collettivo che assuma la titolarità della corrispondente situazione giuridica, che può quindi trovare, come nella fattispecie, uno o più titolari, sia nelle persone dei singoli proprietari che dei legali rappresentanti dei condomini ubicati in prossimità dell’area di intervento interessata dall’impugnato provvedimento amministrativo. In tal senso lo stesso requisito incontestato della “vicinitas” aggiunge l’elemento della differenziazione ad interessi qualificati in virtù delle norme costituzionali o di quelle ordinarie nella materia che qui interessa del diritto alla salute.

6. In sostanza, si è in presenza di un interesse che appartiene a tanti soggetti facenti parte di una comunità identificata in base ad un prevalente criterio territoriale, che emerge come autentica situazione giuridica tutelabile in giudizio, laddove l’attività conformativa della Pubblica Amministrazione incida su un determinato spazio territoriale, modificandone l’assetto nelle sue caratteristiche non solo urbanistiche, ma anche paesaggistiche, ecologiche e di salubrità, e venga nel contempo denunziata come foriera di rischi per la salute, diritto, questo, costituzionalmente protetto.

7. Quanto alla condizione della necessità della prova del danno, che solo parte della giurisprudenza amministrativa considera necessaria ai fini della legittimazione, è sufficiente osservare che nella fattispecie i ricorrenti avevano specificamente contestato, per quel che concerneva il profilo della salute e dell’ambiente, che nella parte del S.I.A. dedicata ai rischi per la salute il problema non era stato minimamente preso in considerazione, così come nella relazione alla V.I.A., indicando nel dettaglio le conseguenze dannose derivanti da tale situazione, con ampio richiamo alla documentazione tecnica versata in atti a sostegno del loro assunto difensivo. Quindi, siffatto assolvimento dell’onere di allegazione dei fatti e dei documenti strumentali alla prova del danno paventato alla salute contribuisce a far emergere, contrariamente a quanto ritenuto dal T.S.A.P., una posizione differenziata dei ricorrenti atta a consolidare la loro legittimazione attiva all’impugnazione del provvedimento amministrativo oggetto del contendere, già sufficientemente supportata dalla sussistenza del summenzionato requisito della “vicinitas”.

8. In definitiva, il ricorso va accolto. Conseguentemente l’impugnata sentenza va cassata e la causa va rinviata, anche per le spese, al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche.

P.Q.M.

La Corte accoglie il ricorso, cassa l’impugnata sentenza e rinvia la causa, anche per le spese, al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche.

Così deciso in Roma, il 21 maggio 2019.

Depositato in Cancelleria il 27 agosto 2019

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