Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 20643 del 07/10/2011
Cassazione civile sez. I, 07/10/2011, (ud. 20/06/2011, dep. 07/10/2011), n.20643
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE PRIMA CIVILE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. ROVELLI Luigi Antonio – Presidente –
Dott. FIORETTI Francesco – Consigliere –
Dott. SALVAGO Salvatore – Consigliere –
Dott. PICCININNI Carlo – Consigliere –
Dott. CAMPANILE Pietro – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
sentenza
sul ricorso proposto da:
C.C.M. e D.B.D., elettivamente
domiciliati in Roma, viale Regina Margherita 157, presso l’avv.
Giulio Romano, rappresentati e difesi dall’avv. CILIENTO Lorenzo
giusta delega in atti;
– ricorrenti –
contro
Italfondiario s.p.a. in persona del legale rappresentante,
elettivamente domiciliato in Roma, Viale Somalia 214/a, presso
Alberto Fazio, rappresentato e difeso dall’avv. FILOMENA FILOMENO,
giusta delega in atti;
– controricorrente –
avverso la sentenza della Corte d’appello di Potenza n. 229/06 del
7.12.2006.
Udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del
20.6.2011 dal Relatore Cons. Dott. Carlo Piccininni;
Udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott.
VELARDI Maurizio, che ha concluso per l’inammissibilità del ricorso.
Fatto
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Con atto di citazione del 27.7.1995 C.C.M. e D.B.D. proponevano opposizione avverso il decreto con il quale il Presidente del Tribunale di Melfi aveva loro ingiunto il pagamento di L.. 385.650.353 oltre interessi convenzionali, in favore della CA.RI.CA.L. s.p.a..
Quest’ultima si costituiva e all’esito del giudizio, nel corso del quale ad essa succedeva la Intesa Gestione Crediti s.p.a., il tribunale revocava il decreto, condannando gli intimati al pagamento di Euro 168.850,17, oltre interessi convenzionali.
La decisione, impugnata in via principale dagli opponenti e in via incidentale dall’istituto di credito, veniva poi parzialmente riformata dalla Corte di Appello di Potenza, che riduceva la condanna di C.C. e D.B. alla somma di Euro 113.170,75, oltre interessi legali.
Avverso la sentenza gli intimati proponevano ricorso per cassazione affidato a due motivi, cui resisteva con controricorso l’Italfondiario s.p.a., società incorporante Castello Gestione Crediti s.r.l., nella qualità di procuratrice di Castello Finance s.r.l. e di mandataria di Intesa Sanpaolo s.p.a. e che eccepiva, pregiudizialmente, l’inammissibilità del ricorso per violazione dell’art. 366 bis c.p.c., all’epoca vigente.
La controversia veniva quindi decisa all’esito dell’udienza pubblica del 20.6.2011.
Diritto
MOTIVI DELLA DECISIONE
Con i due motivi di impugnazione i ricorrenti hanno rispettivamente denunciato: 1) violazione di legge e vizio di motivazione, per il fatto che sarebbero mancati i presupposti per la concessione del decreto ingiuntivo e su tale aspetto, per quanto espressamente segnalato al giudice del merito, la Corte avrebbe omesso di pronunciare;
2) violazione di legge e vizio di motivazione, con riferimento alla questione relativa alla mancata ratifica delle operazioni eseguite dai funzionari di banca da parte degli organi decisionali di livello superiore. Contrariamente a quanto ritenuto, infatti, l’eccezione non sarebbe stata nuova ma avrebbe rappresentato la risultante dello svolgimento del prospettato ” thema decidendum “.
Osserva il Collegio che l’eccezione di inammissibilità del ricorso è fondata.
La decisione impugnata è stata infatti emessa in data 7.12.2006 e pertanto, tenuto conto del disposto dell’art. 366 bis c.p.c., applicabile “ratione temporis”, le censure prospettate avrebbero dovuto essere corredate dei quesiti di diritto, per quanto concerne il vizio di violazione di legge, e della indicazione del fatto controverso, per quanto riguarda quello relativo al vizio di motivazione.
I motivi di impugnazione, viceversa, sono privi sia dell’uno che dell’altro dei due requisiti richiesti e pertanto, alla stregua dell’esplicito dettato normativo, risultano inammissibili.
Alla declaratoria di inammissibilità segue la solidale condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali del giudizio di legittimità, liquidate in dispositivo.
P.Q.M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti, in solido tra loro, al pagamento delle spese del giudizio di legittimità, liquidate in Euro 3.200,00 di cui Euro 200,00 per esborsi, oltre alle spese generali e agli accessori di legge.
Così deciso in Roma, il 20 giugno 2011.
Depositato in Cancelleria il 7 ottobre 2011