Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 19870 del 05/10/2016
Cassazione civile sez. trib., 05/10/2016, (ud. 12/07/2016, dep. 05/10/2016), n.19870
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE TRIBUTARIA
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. PICCININNI Carlo – Presidente –
Dott. LOMBARDO Luigi Giovanni – Consigliere –
Dott. MANZON Enrico – rel. Consigliere –
Dott. PERRINO Angelina Maria – Consigliere –
Dott. LUCIOTTI Lucio – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
SENTENZA
sul ricorso 9387-2010 proposto da:
B.P. legale rappresentante della Soc. di fatto
D.A.S. e B.P., elettivamente domiciliato in ROMA VIA
ADDA 21, presso lo studio dell’avvocato ALESSANDRA TALAMONTI,
rappresentato e difeso dall’avvocato ALESSANDRO CHIODINI giusta
delega a margine;
– ricorrente –
contro
MINISTERO ECONOMIA E FINANZE in persona del Ministro pro tempore,
AGENZIA DELLE ENTRATE UFFICIO DI FERMO DIREZIONE PROVINCIALE in
persona del Direttore pro tempore, elettivamente domiciliati in ROMA
VIA DEI PORTOGHESI 12, presso l’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO, che
li rappresenta e difende;
– controricorrenti –
avverso la sentenza n. 23/2009 della COMM. TRIB. REG. di ANCONA,
depositata il 13/02/2009;
udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del
12/07/2016 dal Consigliere Dott. MANZON Enrico;
udito per il controricorrente l’Avvocato DETTORI che ha chiesto il
rigetto;
udito il P.M. in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. DEL
CORE Sergio che ha concluso per l’inammissibilità del ricorso.
Fatto
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 19 dicembre 2008, depositata in data 13 febbraio 2009, la Commissione tributaria regionale delle Marche parzialmente accoglieva l’appello proposto dalla Agenzia delle entrate, ufficio locale, avverso la sentenza n. 264/05/2005 con la quale la Commissione tributaria provinciale di Ascoli Piceno aveva accolto il ricorso proposto dalla D.M.S. e B.P. sdf contro l’avviso di accertamento IVA, IRAP (OMISSIS). La CTR rilevava trattarsi di accertamento D.P.R. n. 600 del 1973, ex art. 32, comma 1 e che avendo la contribuente fornito prove solo parziali circa la riferibilità della movimentazione bancaria a ricavi contabilizzati ovvero a flussi finanziari non rilevanti ai fini impositivi, de residuo (Euro 26.533,49) dovesse applicarsi la presunzione legale prevista da detta disposizione legislativa.
2. Avverso la decisione ha proposto ricorso per cassazione la società contribuente deducendo tre motivi. Il Ministero dell’economia e delle finanze e l’Agenzia delle entrate resistono con controricorso.
Diritto
CONSIDERATO IN DIRITTO
1. Il ricorso è inammissibile sotto diversi profili.
2. Anzitutto va rilevato che per nessuno dei tre motivi dedotti il ricorrente ha precisato a quale previsione dell’art. 360 c.p.c., comma 1, faccia riferimento, sicchè le censure sono in radice prive della necessaria “specificità”.
In secondo luogo, essendo pacifica l’applicabilità ratione temporis dell’art. 366 bis c.p.c., abrogato, nessuno dei tre motivi si conclude con la formulazione del quesito di diritto ovvero del c.d. “momento di sintesi”.
In terzo luogo, il secondo ed il terzo motivo chiaramente richiedono a questa Corte un riesame del merito della decisione di appello, pacificamente non consentitale.
3. Il ricorso va dunque dichiarato inammissibile ed la ricorrente condannata alla rifusione delle spese alla resistente Agenzia delle entrate, liquidate come in dispositivo.
PQM
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese all’Agenzia delle entrate che liquida in Euro 2.500 oltre spese prenotate a debito.
Così deciso in Roma, il 12 luglio 2016.
Depositato in Cancelleria il 5 ottobre 2016