Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 18831 del 11/09/2020
Cassazione civile sez. II, 11/09/2020, (ud. 21/02/2020, dep. 11/09/2020), n.18931
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SECONDA CIVILE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. SAN GIORGIO Maria Rosaria – Presidente –
Dott. ORICCHIO Antonio – rel. Consigliere –
Dott. FALASCHI Milena – Consigliere –
Dott. DE MARZO Giuseppe – Consigliere –
Dott. CASADONTE Annamaria – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
ORDINANZA
sul ricorso 20629-2019 proposto da:
O.P., rappresentato e difeso dall’avvocato GIUSEPPE
BRIGANTI;
– ricorrente –
contro
MINISTERO DELL’INTERNO;
– intimato –
avverso l’ordinanza n. 67140/2019 del TRIBUNALE ORDINARIO DI ANCONA,
depositata il 22/05/2019;
udita la relazione della causa svolta nella Camera di consiglio del
21/02/2020 dal Consigliere Dott. ANTONIO ORICCHIO.
Fatto
RILEVATO
che:
è stato impugnato da O.P. il decreto n. 6740/2019 del Tribunale di Ancona con ricorso fondato su quattro motivi e non resistito con controricorso dalla parte intimata.
Per una migliore comprensione della fattispecie in giudizio va riepilogato, in breve e tenuto conto del tipo di decisione da adottare, quanto segue.
L’odierna parte ricorrente chiedeva, come da atti, alla competente Commissione Territoriale il riconoscimento della protezione internazionale.
La domanda veniva rigettata.
La decisione della detta Commissione veniva impugnata con successivo ricorso, rigettato col succitato e gravato provvedimento del Tribunale.
Il ricorso viene deciso ai sensi dell’art. 375 c.p.c., u.c. con ordinanza in camera di consiglio non ricorrendo l’ipotesi di particolare rilevanza delle questioni in ordine alle quali la Corte deve pronunciare.
Diritto
CONSIDERATO
che:
1.- Col primo motivo del ricorso viene dedotta la nullità dell’impugnato decreto in relazione all’art. 360 c.p.c., n. 4.
Parte ricorrente si rifà alla nota decisione di Cass. S.U. n. 8053/2014.
Ebbene, proprio a tenore di detta sentenza della Sezioni Unite di questa Corte, il motivo proposto non può che essere respinto.
Con la suddetta decisione delle S.U. – giova qui ribadire – è stato affermato il principio che, a seguito della novella legislativa dell’art. 360 c.p.c., n. 5 è annullabile solo la sentenza che, “esclusa qualunque rilevanza di semplice difetto di motivazione,….(sostanzi) una anomalia motivazionale che si tramuta in violazione di legge costituzionalmente rilevante” ovvero consistente in mancanza assoluta di motivi, contrasto irriducibile e inconciliabilità di affermazioni, perplessità ed incomprensibilità”.
Nulla di tutto ciò è, invece, rinvenibile nella motivazione della decisione oggetto di ricorso.
La gravata sentenza risulta, difatti, correttamente ed ampiamente motivata.
Essa non si espone a censura alcuna di mera apparenza o inesistenza o irriducibile contrasto della sua parte motiva.
Il motivo è, dunque, inammissibile.
2.- Con il secondo motivo viene prospettato, in relazione all’art. 360 c.p.c., n. 5, l’omesso esame di un fatto decisivo per il giudizio che è stato oggetto di discussione.
Si lamenta la mancata valutazione della “situazione socio economica del paese in rapporto specifico alla vicenda del richiedente”.
Il motivo è inammissibile per medesime ragioni già esposte sub 1.
Nè questa Corte può sostituire una propria valutazione di merito autonoma ed ulteriore rispetto a quella già svolota dal Giudice del fatto nell’ambito delle prerogative dalla legge attribuite ad esso.
3.- Il terzo motivo prospetta, in relazione all’art. 360 c.p.c., n. 3, la violazione di norme di diritto.
La deduzione, strumentalmente effettuata col motivo qui in esame, di violazione di legge è inammissibile poichè non si confronta con la ratio della decisione gravata che poggia su una valutazione di merito (non più riesaminabile in questa sede) di irrilevanza dei fatti narrati dal ricorrente e di sostanziale non credibilità della di lui narrazione.
Il motivo è, quindi, inammissibile.
4.- Con il quarto motivo di deduce la violazione o falsa applicazione delle norme niella Convenzione EDU, nonchè dell’art. 47 della Carta dei diritti fondamentali dell’unione Europea e dell’art. 46 della Direttiva Europea n. 2013/32.
Motivo, apertamente dichiarato come “connesso sia sotto il profilo logico che giuridico con il precedente”, va dichiarato anch’esso inammissibile, oltre che per le ragioni innanzi già esposte per le seguenti ulteriori considerazioni.
Il motivo qui in esame non coglie, comunque, la ratio del provvedimento per cui è ricorso per cassazione.
La decisione impugnata ha – con specifiche, argomentate ed esaustive motivazioni – dato conto dell’insussistenza dei requisiti per il riconoscimento di quanto chiesto dal ricorrente.
Tanto affrontando ogni aspetto della questione e, quindi, l’inesistenza dei presupposti di fatto e di diritto per il riconoscimento dello status di rifugiato politico, della protezione sussidiaria o del soggiorno per motivi umanitari.
Il motivo è, pertanto, inammissibile.
5.- Il ricorso va, dunque, dichiarato nel suo complesso inammissibile.
6.- Nulla va statuito per le spese, stante la mancata costituzione della parte intimata.
7.- Sussistono i presupposti per il versamento, da parte del ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso principale, a norma del D.P.R. 30 maggio 2002, n. 115, art. 13, comma 1 bis, se dovuto non risultando il ricorrente ammesso in via definitiva al beneficio del gratuito patrocinio a spese dello Stato.
PQM
LA CORTE
dichiara il ricorso inammissibile.
Ai sensi del D.P.R. 30 maggio 2002, n. 115, art. 13, comma 1 quater, si dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte del ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso principale, a norma dello stesso art. 13, comma 1 bis se dovuto.
Così deciso in Roma, nella Camera di Consiglio della Sezione Seconda Civile della Corte Suprema di Cassazione, il 21 febbraio 2020.
Depositato in Cancelleria il 11 settembre 2020