Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 18088 del 02/09/2011

Cassazione civile sez. I, 02/09/2011, (ud. 27/04/2011, dep. 02/09/2011), n.18088

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SALME’ Giuseppe – Presidente –

Dott. DI PALMA Salvatore – Consigliere –

Dott. ZANICHELLI Vittorio – Consigliere –

Dott. SCHIRO’ Stefano – rel. Consigliere –

Dott. DIDONE Antonio – Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

sentenza

sul ricorso proposto da:

V.D., B.M., B.S.

Q., B.M.G., B.Z.C.,

R.B.M., S.I., Z.C., A.

G., A.P., C.M., A.A.,

elettivamente domiciliati in Roma, via Andrea Doria 48, presso l’avv.

ABBATE Ferdinando Emilio, che li rappresenta e difende per procura in

atti;

– ricorrenti –

contro

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, in persona del Ministro pro

tempore;

– intimato –

avverso il decreto della Corte di appello di Roma del 9 marzo 2009

nei procedimenti riuniti sub n. 53142 del 2007;

udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 27

aprile 2011 dal relatore, cons. Stefano Schirò;

udito, per i ricorrenti, l’avv. Rossana Tebaldi per delega;

udito il P.M., in persona del sostituto procuratore generale, dott.

VELARDI Maurizio, che ha concluso chiedendo l’accoglimento del primo

motivo e il rigetto del secondo.

Fatto

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO

V.D., B.M., B.S. Q., B.M.G., B.Z.C., R.B.M., S.I., Z.C., A. G., A.P., C.M., A.A. ricorrono per cassazione, sulla base di due motivi, avverso il decreto in data 9 marzo 2009, con il quale la Corte di appello di Roma ha condannato il Ministero dell’Economia e delle Finanze al pagamento in loro favore della somma di Euro 10.000,00 ciascuno, oltre agli interessi a decorrere dalla data del decreto, a titolo di equo indennizzo per la violazione del termine ragionevole di durata di un giudizio svoltosi davanti al giudice amministrativo.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze non ha svolto difese.

Nell’odierna camera di consiglio il collegio ha deliberato che la motivazione della sentenza sia redatta in forma semplificata.

Diritto

MOTIVI DELLA DECISIONE

Con il primo motivo i ricorrenti censurano la decorrenza degli interessi legali dalla data del decreto anzichè dalla data della domanda. Con il secondo motivo si deduce che le spese processuali del giudizio di merito sono state liquidate in misura inferiore ai minimi tariffari. Il primo motivo è fondato, in quanto, per costante giurisprudenza, sulla somma dovuta a titolo di equa riparazione vanno riconosciuti gli interessi legali a decorrere dalla data della domanda proposta davanti alla corte di appello e non da quella del decreto impugnato (Cass. 2005/18105; 2005/24756; 2009/27193).

Resta assorbito il secondo motivo di censura, dovendosi comunque procedere ad una nuova liquidazione delle spese processuali in conseguenza dell’accoglimento del primo motivo.

Il decreto impugnato deve essere dunque cassato in ordine alla censura accolta e, non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto, la causa può essere decisa nel merito, ai sensi dell’art. 384 c.p.c., comma 2, disponendosi che sull’indennizzo liquidato a ciascuno dei ricorrenti devono essere conteggiati gli interessi legali a decorrere dalla data della domanda. Le spese del giudizio di merito e quelle del giudizio di cassazione seguono la soccombenza e vanno liquidate come in dispositivo, compensate per due terzi quelle del giudizio di cassazione in considerazione dell’accoglimento parziale del ricorso e limitatamente alla decorrenza degli interessi legali, in base alle tariffe professionali previste dall’ordinamento italiano con riferimento al giudizio di natura contenziosa (Cass. 2008/23397; 2008/25352) e tenuto conto della pluralità di ricorrenti, che però nel giudizio presupposto avevano agito unitariamente (cfr. Cass. 2010/10634), con distrazione delle spese di entrambi i giudizi in favore dei difensori dei ricorrenti, dichiaratisi antistatari.

P.Q.M.

La Corte accoglie il primo motivo, assorbito il secondo. Cassa il decreto impugnato e, decidendo nel merito, dispone che gli interessi legali da conteggiarsi sull’indennizzo liquidato in favore di ciascuno dei ricorrenti V.D., B.M., B.S.Q., B.M.G., B. Z.C., R.B.M., S.I., Z. C., A.G., A.P., C.M., A. A. decorrano dalla domanda. Condanna inoltre il Ministero dell’Economia e delle Finanze al pagamento in favore dei ricorrenti delle spese del giudizio di merito, che si liquidano in Euro 7.250,00, di cui Euro 3.225,00 per competenze ed Euro 50,00 per esborsi, oltre a spese generali e accessori di legge, nonchè di quelle del giudizio di cassazione, compensate per due terzi, che si liquidano per l’intero in Euro 1.365,00 di cui Euro 1.265,00 per onorari, oltre a spese generali e accessori di legge con distrazione, per le spese del giudizio di merito, in favore dei procuratori dei ricorrenti, avv.ti Giovambattista Ferriolo e Ferdinando Emilio Abbate, dichiaratisi antistatari, e per le spese del giudizio di cassazione in favore dell’avv. Ferdinando Emilio Abbate, dichiaratosi antistatario.

Così deciso in Roma, il 27 aprile 2011.

Depositato in Cancelleria il 2 settembre 2011

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