Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 16633 del 04/08/2020

Cassazione civile sez. trib., 04/08/2020, (ud. 09/10/2019, dep. 04/08/2020), n.16633

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TRIBUTARIA

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOCATELLI Giuseppe – Presidente –

Dott. CONDELLO Pasqualina Anna Piera – Consigliere –

Dott. FEDERICI Francesco – Consigliere –

Dott. FRACANZANI Marcello Maria – Consigliere –

Dott. PERINU Renato – rel. Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso 18408-2016 proposto da:

AGENZIA DELLE ENTRATE, in persona del Direttore pro tempore,

elettivamente domiciliata in ROMA VIA DEI PORTOGHESI 12, presso

l’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO, che la rappresenta e difende;

– ricorrente –

contro

R.G., con domicilio eletto in ROMA PIAZZA CAVOUR presso

la cancelleria della CORTE DI CASSAZIONE, rappresentato e difeso

dall’Avvocato MASSIMO GIUFFRIDA;

– controricorrente –

avverso la sentenza 3204/2015 della COMM. TRIB. REG. SEZ. DIST. di

CATANIA, depositata il 15/07/2015;

udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del

09/10/2019 dal Consigliere Dott. RENATO PERINU.

 

Fatto

RILEVATO

che:

l’Agenzia delle Entrate ricorre avverso la sentenza n. 3204/34/15, depositata il 15/04/2015, con la quale la CTR della Sicilia, Sez. Stacc. di Catania, in riforma della pronuncia del giudice di prime cure ha dichiarato il diritto di R.G. al rimborso, ai sensi della L. n. 289 del 2002, art. 9, comma 17, delle imposte IVA, IRPEF ed ILOR per gli anni 1990-1991-1992;

la CTR, per quanto di interesse, ha fondato il riconoscimento del diritto al rimborso sulla base di orientamenti giurisprudenziali di questa Corte, non meglio specificati e con il richiamo alla legge finanziaria per il 2015, comma 667;

avverso tale pronuncia ricorre l’Agenzia delle Entrate affidandosi a cinque motivi;

R.G. resiste con controricorso.

Diritto

CONSIDERATO

che:

1. con il primo motivo viene denunciata in relazione all’art. 360 c.p.c., comma 1, nn. 3 e 4, la violazione e/o falsa applicazione dell’art. 111 Cost., comma 6, dell’art. 132c.p.c., comma 2, n. 4, dell’art. 118 disp. att. c.p.c., nonchè del D.Lgs. n. 546 del 1992, art. 1, comma 2, art. 36, comma 2, nn. 2 e 4, artt. 53 e 54, per essere la sentenza impugnata sorretta da motivazione inesistente, e/o quantomeno apparente;

2. con il secondo motivo viene denunciata in relazione all’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3, la violazione e falsa applicazione della L. n. 289 del 2002, art. 9, comma 17, della L. n. 190 del 2014, art. 1, comma 665, nonchè dell’art. 81 c.p.c., e dell’art. 2697 c.c., per avere la CTR omesso di considerare che, il contribuente quale lavoratore dipendente, e quindi, sostituto d’imposta, non poteva accedere ai benefici fiscali di cui alla L. n. 190 del 2014, art. 1, comma 665;

3. con il terzo motivo viene denunciata in relazione all’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3, la violazione e/o falsa applicazione della L. n. 289 del 2002, art. 9, comma 17, della L. n. 212 del 2000, art. 3, comma 1, del D.Lgs. n. 472 del 1997, art. 3, comma 3, dell’art. 2033 c.c., nonchè degli artt. 11 e 14 preleggi, per avere la CTR omesso di considerare che i benefici agevolativi riguardano esclusivamente le imposte non versate;

4. con il quarto motivo la ricorrente lamenta in relazione all’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3, la violazione e/o falsa applicazione della L. n. 289/del 2002, art. 9, comma 17 e della VI direttiva n. 77/388/CEE come interpretata dalla Corte di Giustizia con la sentenza del 17 luglio 2008 in causa C-132/06, per avere la CTR riconosciuto il diritto al rimborso anche con riferimento all’IVA;

5. con il quinto motivo viene denunciata in relazione all’art. 360 c.p.c., comma 1, la violazione e falsa applicazione della L. n. 190 del 2014, art. 1, comma 665 e della Decisione (2015) 5549 final del 14 agosto 2015 della Commissione Europea, per avere la CTR riconosciuto il diritto al rimborso a soggetto esercitante attività d’impresa;

6. la questione oggetto del “thema decidendum” attiene all’applicabilità del beneficio fiscale previsto per i soggetti colpiti dal sisma Sicilia alla luce della decisione della Corte di Giustizia CEE del 14/08/2015, C (2015) 5549 “final”;

7. il ricorso con riferimento al quarto e quinto motivo risulta fondato nei termini che seguono;

8) nell’originaria formulazione, la L. n. 190 del 2014, art. 1, comma 665, contemplava un’ampia platea di soggetti aventi diritto al rimborso, ed espressamente coloro che “colpiti dal sisma del 13 e 16 novembre 1990, che ha interessato le province di Catania, Ragusa e Siracusa, individuati ai sensi dell’art. 3 dell’ordinanza del Ministro per il coordinamento della protezione civile 21 dicembre 1990, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 299 del 24 dicembre 1990, che hanno versato imposte per il triennio 1990-1992 per un importo superiore al 10 per cento previsto dalla L. 27 dicembre 2002, n. 289, art. 9, comma 17 e successive modificazioni, hanno diritto, con esclusione di quelli che svolgono attività d’impresa, per i quali l’applicazione dell’agevolazione è sospesa nelle more della verifica della compatibilità del beneficio con l’ordinamento dell’Unione Europea, al rimborso di quanto indebitamente versato”;

9. le successive modifiche legislative hanno precisato che tale disposizione normativa si applica anche ai titolari di redditi di lavoro dipendente, nonchè ai titolari di redditi equiparati e assimilati a quelli di lavoro dipendente in relazione alle ritenute subite, confermando, invece, l’esclusione di quelli che svolgono attività d’impresa, per i quali l’applicazione dell’agevolazione è sospesa nelle more della verifica della compatibilità del beneficio con l’ordinamento dell’Unione Europea (articolo modificato dalla L. 28 dicembre 2015, n. 208, art. 1, comma 6, lett. a), dalla L. 11 dicembre 2016, n. 232, art. 1, comma 631, lett. a), dalla L. 21 giugno 2017, n. 96, art. 9, comma 1, lett. a), dalla L. 4 dicembre 2017, n. 172, art. 5, comma 1, lett. a) e da ultimo dalla L. 27 dicembre 2017, n. 205, art. 1, comma 2, lett. a);

10. alla luce del quadro normativo dianzi richiamato appare evidente che lo svolgimento di un’attività d’impresa costituisca, in via generale, un limite all’applicabilità del beneficio in questione; quadro normativo, pertanto, che nel punto specifico doveva essere necessariamente integrato sulla base del vaglio di compatibilità demandato ai competenti organi della Comunità Europea;

11. al riguardo, va, innanzitutto, osservato che già con la sentenza del 17/07/2008, in causa C- 132/06, la Corte di giustizia aveva rilevato l’incompatibilità delle disposizioni condonistiche di cui alla L. n. 289 del 2002, con il sistema comune dell’IVA, in quanto, introducendo rilevanti differenze di trattamento tra i soggetti passivi sul territorio italiano, alteravano il principio di neutralità fiscale;

12. su tale versante, in riferimento al beneficio di cui alla L. n. 190 del 2014, art. 1, comma 665, prima parte, la Commissione UE, con la decisione del 14/08/2015, C(2015) 5549 “final”, confermata poi dal Tribunale di primo grado UE con sentenza del 26 gennaio 2018 e che, è di conseguenza vincolante per il giudice nazionale, che deve darvi attuazione anche attraverso la disapplicazione delle norme interne con essa contrastante (Cass. n. 15354 del 2014 e n. 22377 del 2017) ha stabilito che:” Le misure di aiuto di Stato (introdotte da una serie di leggi italiane elencate nel provvedimento)” che riducono tributi e contributi dovuti da imprese in aree colpite da calamità naturali in Italia dal 1990 e cui l’Italia ha dato effetto in maniera illegale in violazione dell’art. 108, par. 3, del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, sono incompatibili con il mercato interno”, salvo che si tratti di “aiuto individuale” che, “al momento della sua concessione, soddisfa le condizioni previste dal regolamento (CE) n. 1407/2013 o dal regolamento (CE) n. 717/2014”, ovvero dai regolamenti che prevedono gli aiuti c.d. “de minimis” (art. 2 della decisione) o che, “al momento della sua concessione, soddisfa le condizioni previste dal regolamento adottato in applicazione del Reg. (CE) n. 994 del 1998, art. 1 (….) o da ogni altro regime di aiuto approvato, ma a concorrenza dell’intensità massima prevista per questo tipo di aiuti” (art. 3);

13. sempre secondo la Commissione UE (punto 134 della citata pronuncia), “una decisione negativa in merito ad un regime di aiuti non pregiudica la possibilità che determinati vantaggi concessi nel quadro dello stesso regime non costituiscano di per sè aiuti di Stato o configurino, interamente o in parte, aiuti compatibili con il mercato interno (ad esempio perchè il beneficio individuale è concesso a soggetti che non svolgono un’attività economica e che pertanto non vanno considerati come imprese oppure perchè il beneficio individuale è in linea (con) il regolamento “de minimis” applicabile oppure perchè il beneficio individuale è concesso in conformità di un regime di aiuto approvato o un regolamento di esenzione)”;

14. la giurisprudenza di questa Corte (Cass. nn. 30213/18, 29483/18, 26750/18, 24376/18, 19060/18, 18803/18, 18246/18, 16624/18, 14328/18, 14324/18), formatasi sulla base della richiamata decisione della Commissione UE ha specificato, in particolare che, spetta al giudice di merito verificare se il beneficio fiscale in disamina, sia in linea con il regolamento “de minimis” applicabile (artt. 2 e 3 della cit. decisione UE), e se in difetto dei presupposti di operatività della regola “de minimis”, sussistano le condizioni che, secondo la decisione della Commissione UE del 14/8/2015, C(2015) 5549 “final”, fanno ritenere comunque compatibile gli aiuti in esame con il mercato interno, ai sensi dell’art. 107, par. 2, lett. b), del TFUE, ovvero che si tratti di “aiuti destinati a compensare i danni causati da una calamità naturale” (punto 150, lett. b), sempre che sussista” un nesso chiaro e diretto tra i danni subiti dalla singola impresa in seguito alle calamità naturali in oggetto e l’aiuto di Stato concesso a norma delle misure in esame” (punto 136), il che, presuppone necessariamente (ma non unicamente), che il beneficiario abbia sede operativa nell’area colpita dalla calamità naturale al momento dell’evento, e che sia evitata una sovracompensazione rispetto ai danni subiti dall’impresa, scorporando dal danno accertato l’importo compensato da altre fonti assicurative o altre misure di aiuto;

15. al riguardo occorre precisare che la prova delle suddette circostanze è a carico del soggetto che invoca il beneficio, ma, in sintonia con quanto affermato da Cass. n. 22377 del 2017 cit., l’applicazione dello “ius superveniens”, rappresentato anche dalla vincolante decisione della Commissione UE (sopravvenuta nel corso del giudizio), e la sua diretta incidenza sulla decisione della lite, nel determinare la cassazione della sentenza della commissione regionale, consentono alle parti l’esibizione, in sede di rinvio, di quei documenti prima non ottenibili ovvero l’accertamento di quei fatti che in base alla precedente disciplina non erano indispensabili, ma che costituiscono il presupposto per l’applicazione della L. n. 109 del 2014, art. 1, comma 665;

16. nel caso che occupa, il tipo di attività svolta dal contribuente emerge dagli atti (il contribuente è titolare di partita IVA ed ha chiesto il rimborso ILOR), di conseguenza, una volta cassata la sentenza impugnata, il giudice di rinvio dovrà accertare la ricorrenza dei presupposti per l’applicazione della L. n. 109 del 2014, art. 1, comma 665, avuto conto, anche, che la nozione Euro-unitaria d’impresa include qualsiasi entità che eserciti un’attività economica a prescindere dallo “status” giuridico di detta entità e dalle sue modalità di finanziamento, laddove costituisce attività economica qualsiasi attività che consista nell’offrire beni o servizi su un determinato mercato (Corte giustizia: 23/04/1991, Hofner & Elser; 16/11/1995, Federation francaise des societes d’assurance; 11/12/1997, Job Centre; 16/06/1987, Commissione vs. Italia; 01/07/2008, Motoe; 26/03/2009, Selex Istemi Integrati);

13. la decisione della Commissione UE, detta, infatti, una nuova disciplina del rapporto controverso, atteso che incide sulla sussistenza del diritto del contribuente al rimborso richiesto, e costituisce, quindi, “ius superveniens” che, coinvolgendo valutazioni in punto di fatto deve essere devoluto al giudice del merito;

14. conclusivamente, il ricorso va accolto nei sensi di cui in motivazione in riferimento ai motivi divisati, con assorbimento degli altri, con cassazione della sentenza impugnata e rinvio alla competente CTR che, in diversa composizione, rivaluterà la vicenda in conformità ai superiori principi di diritto, regolamentando anche le spese del presente giudizio di legittimità.

P.Q.M.

La Corte accoglie il ricorso per quanto di ragione, cassa la sentenza impugnata e rinvia alla CTR della Sicilia che, in diversa composizione, provvederà anche alla liquidazione delle spese del giudizio di legittimità.

Così deciso in Roma, nell’adunanza camerale, il 9 ottobre 2019.

Depositato in Cancelleria il 4 agosto 2020

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