Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 15850 del 26/06/2017
Cassazione civile, sez. II, 26/06/2017, (ud. 11/05/2017, dep.26/06/2017), n. 15850
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SECONDA CIVILE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. MATERA Lina – Presidente –
Dott. D’ASCOLA Pasquale – Consigliere –
Dott. GIUSTI Alberto – rel. Consigliere –
Dott. PICARONI Elisa – Consigliere –
Dott. BESSO MARCHEIS Chiara – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
ORDINE PROVINCIALE DEI MEDICI CHIRURGHI E DEGLI ODONTOIATRI DI
MILANO, in persona del presidente pro tempore, rappresentato e
difeso dall’Avvocato Gennaro Messuti;
– ricorrente –
contro
A.F.;
– intimato –
e nei confronti di:
MINISTERO DELLA SALUTE; PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL
TRIBUNALE DI MILANO;
– intimati –
avverso la decisione della Commissione centrale per gli esercenti le
professioni sanitarie depositata il 6 ottobre 2014.
Udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio
dell’11 maggio 2017 dal Consigliere Alberto Giusti.
Fatto
FATTO E DIRITTO
Ritenuto che la Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie, con decisione depositata in data 6 ottobre 2014, ha accolto il ricorso proposto dal dott. A.F. avverso la delibera dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della Provincia di Milano, con la quale gli era stata irrogata la sanzione disciplinare della censura, e, per l’effetto, ha annullato il provvedimento impugnato;
che per la cassazione della decisione della Commissione centrale l’Ordine provinciale di Milano ha proposto ricorso, sulla base di due motivi;
che nessuno degli intimati ha resistito con controricorso.
Considerato che, con sentenza n. 215 del 2016, la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del D.Lgs.C.P.S. 13 settembre 1946, n. 233, art. 17, comma 1 e comma 2, lett. a), b), c), d) ed e), nelle parti in cui si fa riferimento alla nomina dei componenti di derivazione ministeriale;
che, per effetto della declaratoria di illegittimità costituzionale, la decisione della Commissione centrale, qui impugnata, risulta assunta da un organo privo, per scelta legislativa legata alla sua costituzione e composizione, dei requisiti di indipendenza e imparzialità che costituiscono il substrato indispensabile dell’esercizio del potere giurisdizionale;
che l’assenza di indipendenza e imparzialità, anche se riferibile solo ad alcuni dei componenti della Commissione, si trasferisce in termini osmotici dai partecipi all’organo, non potendosi consentire che lo stesso eserciti la funzione giurisdizionale attraverso dinamiche radicalmente viziate dalla interlocuzione, nel percorso che porta alla decisione, di soggetti privi delle citate caratteristiche;
che tanto è in grado di determinare la nullità della decisione assunta dalla Commissione (Cass., Sez. 2, 7 febbraio 2017, n. 3252; Cass., Sez. 2, 14 febbraio 2017, n. 3903);
che, pertanto, pronunciando sul ricorso, la decisione impugnata deve essere cassata, e la causa deve essere rinviata alla Commissione centrale, diversamente composta;
che le spese del giudizio di cassazione vanno compensate tra le parti, essendo il suo esito dipeso da una declaratoria di illegittimità costituzionale sopravvenuta alla proposizione dell’impugnazione.
PQM
La Corte, pronunciando sul ricorso, cassa la decisione impugnata e rinvia la causa alla Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie, in diversa composizione; dichiara compensate tra le parti le spese del giudizio di cassazione.
Così deciso in Roma, nella camera di consiglio della Seconda Sezione civile, il 11 maggio 2017.
Depositato in Cancelleria il 26 giugno 2017