Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 15775 del 23/07/2020

Cassazione civile sez. I, 23/07/2020, (ud. 03/03/2020, dep. 23/07/2020), n.15775

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE CHIARA Carlo – Presidente –

Dott. DI MARZIO Mauro – rel. Consigliere –

Dott. CAIAZZO Rosario – Consigliere –

Dott. SCALIA Laura – Consigliere –

Dott. ROSSETTI Marco – Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso 10790/2019 proposto da:

R.M., elettivamente in Roma presso la Corte di Cassazione,

difeso dall’avvocato Gilardoni Massimo;

– ricorrente –

contro

Ministero Dell’Interno, (OMISSIS), Procura Generale Presso Corte di

Cassazione;

– intimato –

avverso il decreto del TRIBUNALE di MILANO, depositata il 09/02/2019;

udita la relazione della causa svolta nella Camera di consiglio del

03/03/2020 da Dott. DI MARZIO MAURO.

 

Fatto

FATTI DI CAUSA

1. – R.M., cittadino del (OMISSIS), ricorre per tre mezzi, nei confronti del Ministero dell’interno, contro il decreto del 9 febbraio 2019 con cui il Tribunale di Milano ha respinto la sua impugnazione del diniego, da parte della competente Commissione territoriale, della domanda di protezione internazionale o umanitaria.

2. – Non spiega difese l’amministrazione intimata.

Diritto

RAGIONI DELLA DECISIONE

1. – Il primo mezzo è volto a sollevare questione di legittimità costituzionale dello stesso art. 35 bis, comma 13, nella parte in cui stabilisce che il Tribunale definisce il procedimento con decreto non reclamabile.

Il secondo mezzo denuncia violazione e/o falsa applicazione del D.Lgs. n. 251 del 2007, art. 14, lett. c), in combinato disposto con il D.Lgs. n. 25 del 2008, art. 8, con riferimento alla condizione di sicurezza nel Pakistan.

Il terzo mezzo denuncia violazione e/o falsa applicazione del D.Lgs. n. 25 del 2008, art. 32, comma 2, censurando il decreto impugnato in ragione del diniego della Chiesa protezione umanitaria, avuto riguardo al grado di inserimento sociale raggiunto relazione alle condizioni di provenienza.

2. – Il ricorso è inammissibile.

2.1. – La questione di costituzionalità sollevata dal ricorrente con il primo motivo è stata già reiteratamente disattesa con argomenti rispetto ai quali il ricorso in esame non apporta novità alcuna (tra le molte v. Cass. n. 32321 del 2018).

2.2. – Il secondo mezzo è inammissibile.

Il Tribunale ha disatteso la domanda di protezione sussidiaria ai sensi del D.Lgs. n. 251 del 2007, lett. c), con il debito riferimento ad individuate fonti informative, dalle quali è risultato che nella zona di provenienza del richiedente, il Punjab, non ricorre una situazione di violenza generalizzata riconducibile alla previsione normativa richiamata. A fronte di ciò il motivo, il quale si fonda su una diversa valutazione che avrebbe compiuto in altra occasione Tribunale di Roma, in un provvedimento che peraltro non è neppure localizzato in conformità alla previsione dell’art. 366 c.p.c., n. 6, non fa altro che sollecitare un ribaltamento della decisione di merito, effettuata dal Tribunale, come si diceva, in conformità alla previsione normativa dettata dal D.Lgs. n. 25 del 2008, art. 8.

2.3. – Il terzo motivo è inammissibile.

E’ sufficiente osservare che in esso, del tutto generico, non è indicata alcuna specifica situazione di vulnerabilità che affliggerebbe il richiedente, nè è spiegato in qual modo egli si sarebbe radicato in Italia, mentre il Tribunale ha viceversa escluso il riscontro di indici di vulnerabilità tali da testimoniare una disparità tra la vita condotta nel territorio nazionale e quella che il richiedente aveva condotto nel suo paese di origine, considerata sia l’attività lavorativa di pasticciere là svolta, sia la rete dei suoi rapporti familiari.

In definitiva, il Tribunale ha svolto la valutazione comparativa della situazione soggettiva e oggettiva del richiedente con riferimento al Paese di origine, in raffronto alla situazione d’integrazione raggiunta nel paese di accoglienza (Cass., Sez. Un., 13 novembre 2019, n. 29459) ed è così pervenuto ad escludere, con valutazione non sindacabile in questa sede, la sussistenza di una situazione di vulnerabilità.

3. – Nulla per le spese. Sussistono i presupposti processuali per il raddoppio del contributo unificato se dovuto.

PQM

dichiara inammissibile il ricorso. Ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1 quater, dichiara che sussistono i presupposti per il versamento, a carico della parte ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso a norma dello stesso art. 13, comma 1 bis.

Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio della Sezione Prima Civile, il 3 marzo 2020.

Depositato in Cancelleria il 23 luglio 2020

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