Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 15761 del 02/07/2010
Cassazione civile sez. trib., 02/07/2010, (ud. 12/05/2010, dep. 02/07/2010), n.15761
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE TRIBUTARIA
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. LUPI Fernando – Presidente –
Dott. MERONE Antonio – Consigliere –
Dott. CAPPABIANCA Aurelio – Consigliere –
Dott. D’ALESSANDRO Paolo – Consigliere –
Dott. IACOBELLIS Marcello – rel. Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
ordinanza
sul ricorso proposto da:
F.G., elett.te dom.to in Roma, alla piazza del Paradiso
55, presso lo studio dell’avv. Ferrari Paolo, dal quale e’ rapp.to e
difeso, giusta procura in atti;
– ricorrente –
contro
Agenzia delle Entrate, in persona del legale rapp.te pro tempore,
domiciliata in Roma, via dei Portoghesi n. 12, presso l’Avvocatura
Generale dello Stato che lo rappresenta e difende per legge;
– controricorrente –
per la cassazione della sentenza della Commissione Tributaria
Regionale dell’Emilia e Romagna n. 98/2008/21 depositata il
16/10/2008;
Udita la relazione della causa svolta nella Camera di consiglio del
giorno 12/5/2010 dal Consigliere Relatore Dott. Iacobellis Marcello;
viste le richieste del P.M., in persona del Sostituto Procuratore
Generale, dott. MARINELLI Vincenzo, che ha concluso aderendo alla
relazione.
Fatto
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
La controversia promossa da F.G. contro l’Agenzia delle Entrate e’ stata definita con la decisione in epigrafe, recante l’accoglimento dell’appello proposto dall’Agenzia delle Entrate contro la sentenza della CTP di Reggio n. 64/3/06 che aveva accolto il ricorso della contribuente avverso il silenzio rifiuto dell’Ufficio sull’istanza di rimborso Irap relativa all’anno 2003.
Il ricorso proposto si articola in due motivi.
Resiste con controricorso l’Agenzia delle Entrate.
Il relatore ha depositato relazione ex art. 380 bis c.p.c..
Il presidente ha fissato l’udienza del 12/5/2010 per l’adunanza della Corte in Camera di Consiglio.
Il F. ha depositato memoria; il P.G. ha concluso aderendo alla relazione.
Diritto
MOTIVI DELLA DECISIONE
Con primo motivo il ricorrente assume la violazione e falsa applicazione della L. 23 dicembre 1996, n. 662, art. 1, commi 143 e 144, nonche’ D.Lgs. n. 446 del 1997, artt. 1, 2, 3 e 4, del D.P.R. n. 917 del 1986, art. 49 e dell’art. 2967 c.c. in relazione all’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3. La CTR avrebbe indebitamente posto a carico del contribuente la prova “di non essersi avvalso per detta attivita’ di amministratore e di sindaco della struttura organizzativa con personale dipendente specifica del suo studio professionale”.
La censura e’ infondata. Questa Corte ha affermato (Sent. 3678 del 16/02/2007) che il requisito dell’autonoma organizzazione, il cui accertamento spetta al giudice di merito ed e’ insindacabile in sede di legittimita’ se congruamente motivato, ricorre quando il contribuente che eserciti attivita’ di lavoro autonomo: a) sia, sotto qualsiasi forma, il responsabile dell’organizzazione, e non sia quindi inserito in strutture organizzative riferibili ad altrui responsabilita’ ed interesse; b) impieghi beni strumentali eccedenti le quantita’ che, secondo l’”id quod plerumque accidit”, costituiscono nell’attualita’ il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attivita’ anche in assenza di organizzazione, oppure si avvalga in modo non occasionale di lavoro altrui; e che costituisce onere del contribuente che chieda il rimborso dell’imposta asseritamente non dovuta dare la prova dell’assenza delle predette condizioni. Esente da censure e’ la decisione impugnata che, nel valutare la posizione del contribuente, si e’ attenuta a tali principi. Ne’ la sentenza della CTR contrasta con la giurisprudenza di questa Corte citata dal ricorrente – Sentenza n. 10594 del 09/05/2007, secondo cui “il combinato disposto degli del D.Lgs. 15 dicembre 1997, n. 446, art. 3, comma 1, lett. c) e art. 8… esclude l’assoggettabilita’ ad imposizione di quella parte di reddito che un lavoratore autonomo, esercente abitualmente l’attivita’ professionale intellettuale di dottore commercialista, abbia prodotto in qualita’ di presidente del consiglio di amministrazione di una banca, senza utilizzare la propria autonoma organizzazione – in quanto la CTR, nel caso in esame, ha rigettato l’appello sul rilievo che il F. non ha fornito prova valida e sufficiente diretta ad escludere che per detta attivita’ — quale sindaco o incarichi assimilati a favore della societa’- egli non si sia avvalso della struttura organizzativa, con personale dipendente , specifica del proprio studio professionale.
Con secondo motivo il ricorrente assume la insufficiente motivazione circa un fatto controverso. La CTR avrebbe immotivatamente affermato che il contribuente si e’ avvalso della sua struttura organizzativa per la produzione di reddito connesso alle cariche di amministratore e di sindaco.
La censura e’ infondata. Nel ragionamento del giudice di merito, quale risulta dalla sentenza, non e’ riscontrabile una obiettiva deficienza del criterio logico che lo ha condotto alla formazione del proprio convincimento.
Consegue da quanto sopra il rigetto del ricorso e la condanna della ricorrente alla rifusione, in favore dell’Amministrazione Finanziaria, delle spese del grado che si liquidano in complessivi Euro 1.600,00 di cui Euro 100,00 per spese, oltre accessori di legge.
P.Q.M.
LA CORTE rigetta il ricorso e condanna la ricorrente alla rifusione, in favore dell’Amministrazione Finanziaria, delle spese del grado che si liquidano in complessivi Euro 1.600,00, oltre accessori di legge.
Cosi’ deciso in Roma, il 12 maggio 2010.
Depositato in Cancelleria il 2 luglio 2010