Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 15539 del 14/07/2011
Cassazione civile sez. I, 14/07/2011, (ud. 29/03/2011, dep. 14/07/2011), n.15539
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE PRIMA CIVILE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. PLENTEDA Donato – Presidente –
Dott. DOGLIOTTI Massimo – rel. Consigliere –
Dott. RAGONESI Vittorio – Consigliere –
Dott. DI VIRGILIO Rosa Maria – Consigliere –
Dott. CRISTIANO Magda – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
sentenza
sul ricorso 28368/2009 proposto da:
D.B.R., elettivamente domiciliata in ROMA, PIAZZA ANTONIO
MEUCCI 23, presso l’avvocato PETITTA LEONARDO, rappresentata e difesa
dall’avvocato DEFILIPPI Claudio, giusta procura in calce al ricorso;
– ricorrente –
contro
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA, in persona del Ministro pro tempore,
domiciliato in ROMA, VIA DEI PORTOGHESI 12, presso l’AVVOCATURA
GENERALE DELLO STATO, che lo rappresenta e difende ope legis;
– controricorrente –
avverso il decreto della CORTE D’APPELLO di TORINO, depositato il
29/01/2009;
udita la relazione della causa svolta nella Pubblica udienza del
29/03/2011 dal Consigliere Dott. MASSIMO DOGLIOTTI;
udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott.
RUSSO Rosario Giovanni, che ha concluso per il rigetto del ricorso
con condanna alle spese.
Fatto
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Con ricorso ritualmente depositato, D.B.R., impugnava, nei confronti del Ministero della Giustizia, il decreto della Corte d’Appello di Torino del 29-1-2009, che aveva rigettato il suo ricorso volto al pagamento di somma in suo favore, quale equa riparazione del danno morale, per irragionevole durata di procedimento.
Resiste con controricorso il Ministero della Giustizia.
Diritto
MOTIVI DELLA DECISIONE
Non si da corso alle questioni di legittimità costituzionale sollevate dal P.G. in udienza, della L. n. 89 del 2001, art. 2, su una di esse, relativa al computo del solo periodo di irragionevole durata, questa Corte già si è pronunciata affermandone la manifesta infondatezza (tra le altre Cass. n. 10415/2009); relativamente ad altre, sempre con riferimento all’art. 2 nella parte in cui non prevede un rimedio extragiudiziale anteriore alla controversia, e comunque istituisce un rimedio risarcitorio incongruo ed inefficace, va evidenziata la palese inammissibilità, trattandosi di una valutazione di tipo prevalentemente politico, estraneo ad un giudizio di controllo sulla costituzionalità della norma.
Il Giudice a quo ha operato in conformità ai parametri CEDU e alla giurisprudenza di questa Corte (procedimento presupposto: 1^ grado:
settembre 2004 – settembre 2006; 2^ grado: maggio 2007 – pendente al deposito del ricorso, febbraio 2008; durata ragionevole: 5 anni).
Ritiene dunque correttamente il giudice a quo che la durata del procedimento sia “ragionevole”.
Per giurisprudenza consolidata, e secondo i principi generali dell’ordinamento processuale, il computo della durata va effettuato fino alla data del ricorso e non a quella del provvedimento impugnato (per tutte, da ultimo, Cass. n. 15 del 2011) e, men che meno ad una data futura (nella specie la fissazione dell’udienza di p.c.) comunque incerta, potendosi richiedere ed ottenere un’anticipazione.
Va rigettato il ricorso. Le spese seguono la soccombenza.
P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese del presente giudizio di legittimità che liquida in Euro 900,00 per onorari oltre spese prenotate a debito.
Così deciso in Roma, il 29 marzo 2011.
Depositato in Cancelleria il 14 luglio 2011