Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 15154 del 16/07/2020
Cassazione civile sez. trib., 16/07/2020, (ud. 28/11/2019, dep. 16/07/2020), n.15154
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE TRIBUTARIA
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. VIRGILIO Biagio – Presidente –
Dott. MANZON Enrico – Consigliere –
Dott. FUOCHI TINARELLI Giuseppe – Consigliere –
Dott. TRISCARI Giancarlo – Consigliere –
Dott. PUTATURO Donati Viscido di Nocera M.G. – rel. Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
ORDINANZA
Sul ricorso iscritto al n. 11190 del ruolo generale dell’anno 2015,
proposto da:
G.T., nella qualità di decaduto amministratore della
Accord s.r.l. Unipersonale nonchè in proprio, RICORSO NON
DEPOSITATO ALL’11 maggio 2015;
– ricorrente –
Contro
Agenzia delle entrate, in persona del Direttore pro tempore,
domiciliata in Roma, Via dei Portoghesi n. 12, presso l’Avvocatura
Generale dello Stato che la rappresenta e difende;
– controricorrente –
per la cassazione della sentenza della Commissione tributaria
regionale dell’Abruzzo, sezione staccata di Pescara, n. 543/06/2014
depositata il 15 maggio 2015;
Udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del
28 novembre 2019 dal Relatore Cons. Maria Giulia Putaturo Donati
Viscido di Nocera.
Fatto
FATTO E DIRITTO
– il ricorso proposto da G.T., nella qualità di decaduto amministratore della Accord s.r.l. Unipersonale nonchè in proprio, notificato il 29/12/2014, non risulta depositato nel termine di cui all’art. 369 c.p.c. in quanto, come da certificato dalla Cancelleria centrale civile di questa Corte dell’11 maggio 2015, non è stato depositato fino alla data della detta certificazione;
– che per giurisprudenza costante della Corte di Cassazione (ex multis Cass. 24686/2014), attesa la perentorietà del termine stabilito dall’art. 369 c.p.c., “il deposito del ricorso per cassazione dopo la scadenza del ventesimo giorno dalla notifica del gravame comporta l’improcedibilità dello stesso: detta improcedibilità è rilevabile anche d’ufficio e non è esclusa dalla costituzione del resistente, posto che il principio – sancito dall’art. 156 c.p.c. – di non rilevabilità della nullità di un atto per mancato raggiungimento dello scopo si riferisce esclusivamente all’inosservanza di forme in senso stretto e non di termini perentori, per i quali vigono apposite e separate norme”;
– ritenuto inoltre, a fortiori, che “anche l’omesso deposito del ricorso, ipotesi ben più grave del deposito tardivo, deve essere sanzionato dalla declaratoria di improcedibilità” (Cass. 12894/2013; Cass. 15544/2012; Cass. 4919/2009; Cass. 30291/2019);
– al difetto di deposito consegue, pertanto, la declaratoria di improcedibilità e la condanna del ricorrente alla rifusione, in favore della controricorrente, delle spese del giudizio di cassazione liquidate come in dispositivo.
P.Q.M.
la Corte dichiara improcedibile il ricorso e condanna il ricorrente alla rifusione, in favore della Agenzia delle Entrate, delle spese del giudizio di cassazione che si liquidano in complessivi Euro 5000,00 oltre spese prenotate a debito.
Dà inoltre atto, ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1 quater, della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento da parte del ricorrente dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello, ove dovuto, per il ricorso a norma dello stesso art. 13, comma 1-bis.
Così deciso in Roma, il 28 novembre 2019.
Depositato in Cancelleria il 16 luglio 2020