Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 1418 del 22/01/2020
Cassazione civile sez. VI, 22/01/2020, (ud. 15/05/2019, dep. 22/01/2020), n.1418
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SESTA CIVILE
SOTTOSEZIONE 2
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. D’ASCOLA Pasquale – Presidente –
Dott. CARRATO Aldo – rel. Consigliere –
Dott. ABETE Luigi – Consigliere –
Dott. SCARPA Antonio – Consigliere –
Dott. CRISCUOLO Mauro – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
ORDINANZA
sul ricorso 31052-2018 proposto da:
T.C., T.S., B.D. elettivamente
domiciliati in ROMA, VIA GOLAMITTO 4, presso lo studio dell’avvocato
FERDINANDO EMILIO ABBATE, che li rappresenta e difende unitamente
all’avvocato GIOVAMBATTISTA FERRIOLO;
– ricorrenti –
contro
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA 97591110586, in persona del Ministro pro
tempore, elettivamente domiciliato in ROMA, VIA DEI PORTOGHESI 12,
presso l’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO, che lo rappresenta e
difende ope legis;
– resistente –
avverso il decreto della CORTE D’APPELLO di PERUGIA, depositato
l’11/4/2018;
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio non
partecipata del 15/5/2019 dal Consigliere Relatore Dott. ALDO
CARRATO.
Fatto
FATTI DI CAUSA E RAGIONI DELLA DECISIONE
I sigg. T.C., B.D. e T.S. hanno proposto ricorso per cassazione – basato su un unico motivo -avverso il decreto n. 1127/2018 E.R. (n. cronol. 2094/2018) della Corte di appello di Perugia con il quale veniva accolta la loro domanda di equa riparazione ai sensi della L. n. 89 del 2001, ed il soccombente Ministero della Giustizia era condannato al pagamento dei compensi professionali nella misura di Euro 210,00, oltre accessori di legge.
Con il formulato motivo i ricorrenti hanno denunciato la violazione e/o falsa applicazione dell’art. 91 c.p.c., art. 2233 c.c., comma 2, e dei parametri di liquidazione dei compensi giudiziali ai sensi del D.M. n. 55 del 2014, sostenendo che la quantificazione di questi ultimi – da riferirsi ad un procedimento contenzioso e non di volontaria giurisdizione – come disposta nell’impugnato decreto era stata computata al di sotto del minimo tabellare, poichè, pur applicando i parametri minimi (con le massime riduzioni possibili) per le voci da riconoscere con riguardo alla fase di studio, fase introduttiva, fase istruttoria e fase decisionale, il totale minimo da liquidare avrebbe dovuto essere corrispondente all’importo di Euro 286,00 (anzichè di Euro 210.00).
L’intimato Ministero della Giustizia ha depositato un mero atto di costituzione ai fini dell’eventuale partecipazione all’udienza di discussione.
Su proposta del relatore, il quale riteneva che il motivo potesse essere dichiarato manifestamente fondato, con la conseguente definibilità nelle forme dell’art. 380-bis c.p.c., in relazione all’art. 375 c.p.c., comma 1, n. 5), il presidente ha fissato l’adunanza della camera di consiglio. Rileva il collegio) che il motivo di ricorso è effettivamente fondato per le ragioni che seguono.
In primo luogo va ribadito che – per costante giurisprudenza di questa Corte – gli onorari spettanti per il giudizio di equa riparazione ai sensi della L. n. 89 del 2001, vanno liquidati tenendosi conto delle tariffe previste ber il procedimenti contenziosi e non per quelli di volontaria giurisdizione (cfr. Cass. n. 25352/2008 e Cass. n. 23187/2016).
Sulla base di questa premessa il collegio rileva che, effettivamente, l’importo complessivo di detti compensi come liquidato dalla Corte umbra risulta certamente inferiore al totale del rninimo tabellare, avuto riguardo ai parametri tariffari previsti dal D.M. n. 55 del 2014, anche applicando l’aumento massimo della riduzione dei singoli importi spettanti per ciascuna voce (ai sensi del D.M. cit., art. 4, comma 1), come richiesto nell’interesse delle parti ricorrenti.
Pertanto, in virtù dei conseguenti computi rapportati al valore della causa compreso tra Euro O ed Euro 1.100,00, deve essere rivalutata e rilevata l’esattezza della determinazione dei compensi — come invocata dalle medesime parti ricorrenti – in riferimento alle singole voci riconoscibili per le prestazioni professionali compiute, ovvero in ordine alla fase di studio della controversia (per Euro 67,50), alla fase di introduzione del giudizio (per Euro 67,50), alla fase istruttoria (per Euro 51,50) e alla fase decisionale (per Euro 100,00).
In definitiva, il ricorso deve essere accolto e, previa cassazione del decreto impugnato sul punto relativo alla disciplina delle spese, il procedimento deve essere rinviato alla Corte di appello di Perugia, che dovrà riliquidare i compensi spettanti ai ricorrenti alla stregua degli indicati parametri in relazione alle singole prestazioni professionali espletare, oltre a regolare anche le spese del presente giudizio di legittimità.
P.Q.M.
La Corte accolse il ricorso, cassa il decreto impugnato in ordine al capo impugnato e rinvia, anche per le spese del presente giudizio di legittimità, alla Corte di appello di Perugia, in diversa composizione.
Così deciso in Roma, nella camera di consiglio della VI-2 Sezione civile della Corte di cassazione, il 15 maggio 2019.
Depositato in Cancelleria il 22 gennaio 2020