Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 13829 del 23/06/2011
Cassazione civile sez. I, 23/06/2011, (ud. 01/06/2011, dep. 23/06/2011), n.13829
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE PRIMA CIVILE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. VITRONE Ugo – Presidente –
Dott. PICCININNI Carlo – Consigliere –
Dott. RAGONESEI Vittorio – Consigliere –
Dott. CULTERA Maria Rosaria – Consigliere –
Dott. SCALDAFERRI Andrea – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
sentenza
sul ricorso proposto da:
S.L., domiciliato in Roma presso la Corte di
Cassazione, rappresentato e difeso dall’avv. Marra Alfonso Luigi
giusta delega in atti;
ricorrente –
contro
Ministero dell’Economia e delle Finanze in persona del Ministro;
– intimato –
avverso il decreto della Corte d’appello di Napoli emesso nel
procedimento n. 4136/08 in data 13.1.2009.
Udita la relazione della causa svolta nell’udienza dell’1.6.2011 dal
Relatore Cons. Dr. Carlo Piccininni;
Udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott.
CARESTIA Antonietta, che ha concluso per il rigetto del ricorso.
Fatto
FATTO E DIRITTO
S.L. ha proposto ricorso per cassazione sulla base di cinque motivi, cui non ha resistito l’intimato, avverso il provvedimento emesso dalla Corte d’appello di Napoli il 13.1.09, con il quale il Ministero dell’Economia e delle Finanze veniva condannato ex Lege n. 89 del 2001, al pagamento di un indennizzo di Euro 8.333, per l’eccessivo protrarsi di un processo svoltosi innanzi al Tar Campania. Al riguardo il Collegio osserva: il decreto impugnato ha accolto la domanda di equo indennizzo per danno non patrimoniale nella misura dianzi specificata, avendo accertato una eccessiva durata del processo di dieci anni e cinque mesi.
Con il primo motivo di ricorso si censura la pronuncia per non avere dato applicazione all’art 6 della Conv di Strasburgo secondo l’interpretazione fornita dalla Corte Edu.
Il motivo appare del tutto inconsistente, limitandosi a delle astratte affermazioni di principio senza muovere alcuna censura concreta a punti o capi del decreto specificatamente individuati.
Con il secondo ed il terzo motivo il ricorrente si duole della liquidazione dell’indennizzo sul solo periodo di eccedenza di durata (e non dunque di questa nella sua interezza), doglianza infondata alla luce del chiaro disposto della L. n. 1 del 1989, art. 2.
Con il quarto ed il quinto motivo si censura la liquidazione delle spese per l’asserito immotivato ridimensionamento della nota spese, censure che risultano inammissibili stante la mancata allegazione di copia della nota che si assume depositata e l’omessa indicazione della data in cui sarebbe avvenuto il deposito.
Conclusivamente il ricorso deve essere rigettato, mentre nulla va disposto in ordine alle spese processuali poichè l’intimato non ha svolto attività difensiva.
P.Q.M.
Rigetta il ricorso.
Così deciso in Roma, il 1 giugno 2011.
Depositato in Cancelleria il 23 giugno 2011